Scrittore siculo-albanese (Palazzo Adriano 1826 - Porto Empedocle 1885). Scrisse nel nativo dialetto un colorito poemetto soffuso di suadente musicalità, Kënka e spràsme e Balës ("Ultimo canto di Bala"), in cui rievoca le lotte sostenute dagli Albanesi al comando di Scanderberg contro i Turchi invasori, lamenta la successiva decadenza dell'Albania e lancia un messaggio di viva speranza nella sua prossima rinascita.