DANTI
Famiglia di artisti fiorita in Perugia nel sec. XVl. Pier Vincenzo sostituì con quello il suo cognome di Rainaldi perché cultore di Dante. Matematico e artista fu matricolato tra gli orafi perugini il 7 dicembre 1488, morì a Perugia nel 1512. Di una sua supposta attività architettonica niente più sappiamo. Suo figlio Giulio, architetto, orafo e fonditore, nacque a Perugia nel 1500, vi morì nel 1575. Aceanto a notizie relative a sue opere d'architettura (partecipazione ai lavori della Rocca Paolina: 1547, pianta del palazzo dei Priori a Foligno, ecc.) e all'incarico della statua di Giulio III a Perugia (1553) cui collaborò col figlio Vincenzo, altre ne possediamo riguardanti la sua attività di orafo. È questione insoluta la sua collaborazione (circa 1554) al reliquario del Santo Anello (Duomo di Perugia), da altri attribuito a Federico e Cesarino di Francesco Roscetto, e tra quest'ultimo artista e il D. è pure contesa la croce di Mongiovino. Certe invece, e sicuramente databili, sono la croce stazionale d'argento nella collegiata di Visso (Macerata), del 1567, cui sono state raggruppate una di S. Giovanni Rotondo e una di Todi, e l'esecuzione, su disegno di Galeazzo Alessi, del tabernacolo bronzeo per l'ostia nella chiesa inferiore d'Assisi (1570 circa). Si ricordano di lui trattati sulle inondazioni e sugli ornati d'architettura. Ebbe tre figli, Egnazio (v.), Girolamo e Vincenzo.
Girolamo, nato a Perugia verso il 1547, morto ivi il 28 agosto 1580, pittore di scarsa importanza, aiutò il fratello Egnazio nella Galleria delle carte geografiche in Vaticano. Altre sue opere a Perugia sono in genere giudicate sfavorevolmente.
Vincenzo, nato a Perugia nel 1530, ivi morto nel 1576, fu il più eelebre della famiglia, attivo in molteplici campi, ma soprattutto nella scultura. Nel 1555 fuse la statua bronzea di papa Giulio III, tuttora all'esterno del Duomo di Perugia. Nel 1557 già si trovava a Firenze alla corte di Cosimo I e pur alternando la sua dimora tra Firenze e Perugia rivestì cariche e lavorò come architetto, ingegnere e scultore (1566, statue per la cappella di S. Bernardino nel Duomo di Perugia). Diede un progetto per la fabbrica dell'Escuriale, inviato in Spagna dallo stesso Cosimo I; lavorò poi agli apparati per le esequie di Michelangelo (1564) e le nozze di Francesco de' Medici (1565), e pubblicò Il primo libro del trattato delle perfette proporzioni (Firenze 1567). L'influenza dell'ambiente fiorentino michelangiolesco, che l'indusse a tentare la scultura in marmo, è sensibile in tutte le sue opere di questi anni, anteriori al 1568, tra cui ricordiamo l'Onore che vince l'Inganno (circa 1561; Firenze, Museo Nazionale, dove ne esiste anche il modello di terracotta); la Madonna col Bambino in Santa Croce (circa 1568); all'esterno del palazzo degli Uffizî, l'Equità e il Rigore allato dell'arme medicea (circa 1567). In seguito tornò alla fusione in bronzo, nella quale si era in precedenza segnalato con la giovanile statua di Giulio III, e coi due bassorilievi ora al Bargello: il Serpente di bronzo e uno sportello d'armadiolo per il Granduca, (1561-61). Del 1571 sono le tre statue della Decollazione del Battista all'esterno del Battistero fiorentino, suo capolavoro; in questo stesso anno fu addetto alla fonderia granducale dei cannoni. Sua ultima opera è il mediocrissimo quadro coi Diecimila Martiri, oggi in S. Firenze, eseguito per G. Baglioni della Corgna. Gli vengono contrastatamente attribuite alcune statuette di bronzo, a Vienna (Hofmuseum) e in collezioni private. Recentemente gli è stato riconosciuto il Cupido già creduto di Michelangelo (Londra, Victoria and Albert Museum).
Carattere distintivo delle sue opere è una certa aspra rigidezza di contorni che neanche la fluidità lineare del michelangiolismo giunge a superare. Meglio riescì nella fusione in bronzo e ne sono prova i rilievi del Bargello; nella Decollazione del Battista, conseguì una eleganza di attitudini e di proporzioni che ha fatto pensare a un larvato influsso del Giambologna. (V. tavole XCI e XCII).
Bibl.: W. Bombe e O. Pollak, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VIII, Lipsia 1913; P. Pirri, La chiesa collegiata di S. Maria in Visso, Rocca S. Casciano 1912; J. von Schlosser, Aus der Bildnerwerkstatt der Renaissance, Vienna 1913; A. Grünwald, Florentiner Studien, Praga 1914; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, Berlino 1920, II; A.E. Brinkmann, Barockskulptur, Berlino 1922; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923; U. Middeldorf e F. Kriegbaum, in The Burl. Mag., LIII (1928), p. 10; F. Kriegbaum, Zum "Cupido" di Michelangelo in London, in Jahrb. d. Kunsthist. Sammlungen in Wien, III (1929), pp. 247-57.