Spinotti, Dante
Direttore della fotografia, nato a Tolmezzo (Udine) il 24 agosto 1943. Raro caso di operatore televisivo passato con successo al cinema, ha lavorato prima in Italia e poi negli Stati Uniti, dove ha firmato tra l'altro le immagini di thriller di profonda densità cromatica, animati da quel gusto neoespressionista che è il marchio stilistico della sua fotografia. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui due David di Donatello, due Nastri d'argento, un BAFTA Award, due nominations all'Oscar e tre all'ASC Award.
Appassionato di fotografia sin da ragazzo, alla fine del primo anno di liceo classico lasciò gli studi per seguire come assistente lo zio Renato Spinotti, operatore di attualità cinematografiche in Kenya per la Associated Press. Lavorò poi a Milano nell'ambiente della pubblicità, e fu assistente di Ermanno Olmi per …E venne un uomo (1965). Assunto come operatore alla RAI di Milano nel 1970, girò programmi culturali e sceneggiati, firmando poi in prima persona le immagini di opere apprezzate per la loro raffinatezza figurativa.
Lasciata la RAI, esordì nel cinema come direttore della fotografia con Il minestrone (1981) di Sergio Citti. Rivelò ben presto una visione fotografica potente, in particolare in I paladini ‒ Storia d'armi e d'amori (1983) di Giacomo Battiato, Sogno di una notte d'estate (1983) di Gabriele Salvatores, Quartetto Basileus (1984) di Fabio Carpi, Interno berlinese (1985) di Liliana Cavani. Nel 1985 S. venne scritturato da Dino De Laurentiis, che gli affidò la fotografia di due sue importanti produzioni americane, il mélo Crimes of the heart (1986; Crimini del cuore) di Bruce Beresford e il noir iperrealista Manhunter (1986; Manhunter ‒ Frammenti di un omicidio) di Michael Mann, che segnò l'inizio della collaborazione tra S. e il regista, anch'egli formatosi in televisione.
Da quel momento S. ha lavorato sempre più raramente in Italia, dove ha girato tra l'altro La leggenda del Santo Bevitore (1988) e Il segreto del bosco vecchio (1993) di Olmi (per i quali ha ricevuto due David di Donatello), Una vita scellerata (1990) di Battiato, L'uomo delle stelle (1995) di Giuseppe Tornatore (per il quale ha ricevuto un Nastro d'argento), Pinocchio (2002) di Roberto Benigni, e alcune produzioni internazionali, come Cortesie per gli ospiti, noto anche come The comfort of the strangers (1990) di Paul Schrader.
Ha invece dedicato gran parte delle proprie energie al cinema americano, firmando la fotografia di kolossal storici (The last of the Mohicans, 1992, L'ultimo dei Mohicani, di Mann, per il quale ha ricevuto un BAFTA Award), mélo (Nell, 1994, di Michael Apted), western (The quick and the dead, 1995, Pronti a morire, di Sam Raimi), commedie (Wonder boys, 2000, di Curtis Hanson), film d'azione (Bandits, 2001, di Barry Levinson). Ma le sue prove migliori sono legate ai thriller metropolitani: Blink (1994; Occhi nelle tenebre) di Apted, dove ha utilizzato una serie di obiettivi con un unico elemento diottrico nitido al centro e sfocato ai lati per materializzare la visione distorta della protagonista (Madeleine Stowe), che riacquista faticosamente la vista dopo un lungo periodo di cecità; Heat (1995; Heat ‒ La sfida) di Mann; L.A. confidential (1997) di Hanson (per il quale ha ottenuto nel 1998 una nomination all'Oscar), dove ha utilizzato gli obiettivi sferici del formato super 35 per far rivivere la Los Angeles degli anni Cinquanta attraverso il gusto visivo delle immagini di Robert Frank, un celebre fotografo dell'epoca; The insider (1999; Insider ‒ Dietro la verità) di Mann, per il quale nel 2000 ha ricevuto un Nastro d'argento e una nomination all'Oscar. Nel 2003 ha assunto la cittadinanza statunitense.
Non ha mai abbandonato la pubblicità, che considera un importante terreno di sperimentazione. Con Gianni Lari e Sergio De Infanti, nel 1980 ha firmato la regia del documentario La Carnia tace. Tra gli altri registi con i quali ha collaborato vanno ricordati Lina Wertmüller, Peter Bogdanovich, Garry Marshall, Roland Joffé. Nel 2002 la Cineteca del Friuli ha istituito un fondo archivistico che raccoglie tutti i film e i prodotti televisivi di S. e documenti attinenti alla sua attività.
B. Comer, Last of Mohicans: interpreting Cooper's classic, in "American cinematographer", 1992, 12, pp. 30-34.
P. Robley, Hot set, in "American cinematographer", 1996, 1, pp. 46-50.
L. Codelli, Il mohicano della Carnia, in Il Friuli e il cinema, a cura di L. Jacob, C. Gaberscek, Gemona 1996, pp. 326-35.
L. Codelli, Dante Spinotti: un'immagine è una specie di sogno visivo, in "Annali d'italianistica", 1999, 17, pp. 231-45.
P.B. Rogers, More contemporary cinematographers on their art, Boston 2000, pp. 141-56.