GIBERTINI, Dante
Nacque il 16 sett. 1875 a Sorbolo, nel Parmense, da Pietro, agricoltore, e da Amalia Tedeschi. Laureatosi nel 1900 in scienze agrarie, trovò impiego presso la cattedra ambulante di agricoltura di Pavia, in qualità di assistente. Nel 1903, vinto il relativo concorso, divenne direttore della cattedra ambulante di Forlì, dove rimase fino a tutto il 1925, per passare poi, per chiamata, a dirigere quella di Brescia. Nello stesso anno fu promossa la "battaglia del grano" al fine di limitare le massicce importazioni alle quali si doveva ricorrere per far fronte ai bisogni alimentari del paese: per essa vennero mobilitati studiosi e tecnici al fine di migliorare le produzioni unitarie e ottenere un aumento nella produzione senza sacrificare altre colture. Anche in precedenza erano stati fatti tentativi analoghi ma non coordinati fra loro; questa volta invece era stato formato il Comitato tecnico centrale del grano, presieduto dal capo del governo ed erano state istituite commissioni provinciali, a cura delle quali venivano promosse gare fra gli agricoltori.
Le cause delle modeste produzioni granarie erano state individuate nell'allettamento (ossia nel ripiegamento al suolo delle piante per debolezza degli steli), in alcune malattie crittogamiche dette "ruggini" e nella "stretta" (cioè nell'essiccazione prematura delle cariossidi che al momento della raccolta risultavano striminzite a causa delle elevate temperature). Tali effetti erano tanto più evidenti quanto più rigogliosa era la coltura e quindi quanto più attenta era stata l'opera dell'agricoltore. Infatti, quando alla ripresa primaverile le colture di frumento apparivano ingiallite per l'assenza nel terreno di azoto assimilabile (dilavato dalle piogge e non sostituito da quello di nitrificazione batterica, processo che veniva bloccato dalle basse temperature invernali), era consuetudine somministrare dei nitrati per rinverdirle. Tale intervento provocava una turba fisiologica nelle esauste piantine in risveglio, che simultaneamente provvedevano a un intenso assorbimento di nitrati e alla loro elaborazione e immediata assimilazione per far fronte al rapido sviluppo e alla differenziazione dei nuovi organi.
Il G. modificò la tecnica di intervento in tale fase, applicando due nuove acquisizioni scientifiche: la costituzione di varietà di grani a taglia bassa, a maturazione precoce e precocissima, e una migliore conoscenza della fisiologia del frumento durante il periodo invernale. La prima di esse fu opera di N. Strampelli, direttore della stazione di granicoltura di Rieti, il quale, nell'intento di ottenere frumenti di bassa taglia, creò delle varietà che risultarono anche precoci. Strampelli voleva costituire grani non troppo alti perché non allettassero, seguendo una diffusa opinione secondo cui a un'abbondanza della parte vegetativa non corrispondeva quella del seme; ma avendo egli adottato come parentale un grano giapponese, l'"akagomughi", che alla caratteristica della taglia bassa abbinava, in modo inseparabile, quella della precocità, ottenne dei frumenti dotati di ambedue i caratteri, che tuttavia non vennero subito apprezzati perché giudicati poco produttivi. Fu il G. che seppe trarre profitto anche dalla precocità: il che determinò la rapida diffusione di quei frumenti, procurando un giusto riconoscimento all'opera dello Strampelli.
Ma ciò fu reso pienamente possibile a causa della seconda acquisizione, una recente scoperta nel campo della fisiologia vegetale: si era infatti notato che giovani piante di frumento erano in grado di provvedere nel corso dell'inverno all'assimilazione e all'accumulo di riserve nitriche, per impiegarle poi, in modo non tumultuoso, nella critica fase del risveglio primaverile. Le prime ricerche sulla fisiologia invernale di frumento risalgono agli anni 1925-26. Esse vennero intraprese da A. Draghetti, direttore della stazione agraria sperimentale di Modena, che poté accertare, attraverso il sistematico studio degli incrementi invernali della sostanza secca, l'esistenza di un'attività di "criptovegetazione" nelle piante ibernanti di frumento. Il Draghetti riteneva, però, di dover condividere con il G. il merito di tali osservazioni e più tardi (1959) avrebbe ribadito che l'idea dello studio e dei mezzi atti ad attivare la fisiologia invernale nacque certamente a Forlì nelle lunghe discussioni sui dati della ricerca e dell'osservazione.
Fu dunque il G. a proporre di somministrare i nitrati durante il periodo invernale, ma frazionatamente perché le piante avessero il tempo di assorbirli prima che le precipitazioni, dilavando il terreno, li asportassero. Forzando però in tal modo la coltura, era indispensabile utilizzare varietà precoci, le quali, nonostante l'elevata quantità di azoto elargita (che avrebbe inevitabilmente prolungato il ciclo vegetativo), sarebbero giunte a maturazione prima che le alte temperature ne provocassero la stretta. Le varietà dovevano essere anche di taglia e di mole ridotta, per poter aumentare la densità delle piante in coltura e ottenere da 400 a 500 spighe per metro quadrato, senza correre il pericolo che tale densità predisponesse le piante all'allettamento. Egli pertanto propagandò l'impiego delle varietà "Ardito", "Villa Glori" e "Damiano" create dallo Strampelli e che si affermarono nel 1929, a un anno soltanto dalla sua proposta del sistema di nitratazione invernale.
Non mancarono obiezioni e interrogativi sul nuovo sistema al suo primo diffondersi, ma era già abbondante il materiale sperimentale a disposizione per dimostrare la sua validità. Il G. sostenne che le varietà usate fino ad allora per le coltivazioni, indipendentemente dalle innovazioni tecniche da lui apportate, non erano adatte al nostro ambiente, ma all'Europa centrale (fra il 50° e il 60° parallelo), dove potevano vegetare sino a stagione inoltrata e completare la loro maturazione fisiologica, dove, fra l'altro, le piogge frequenti, ma leggere e calme, non provocano l'allettamento, e dove, infine, le temperature miti non favoriscono gli attacchi violenti di ruggini. Le varietà Strampelli, sosteneva il G., erano state messe in disparte perché non ne era stata valutata l'esigenza di una concimazione azotata doppia o tripla di quella in uso.
Il metodo Gibertini si diffuse rapidamente soprattutto nell'Italia settentrionale e dove fu applicato determinò incrementi di produzione di 10-15 quintali per ettaro. Si svolsero anche delle sfide provinciali, fra le quali è rimasta famosa quella fra Brescia e Cremona.
Considerato il vero vincitore della "battaglia del grano", il G. fu deputato al Parlamento per la XXVIII legislatura (1929-34) e confermato per la XXIX.
Il G. morì a Brescia il 30 marzo 1937 e fu sepolto a Sorbolo.
Opere: La nuova tecnica frumentaria, Piacenza 1930; Tecnica granaria moderna. Problemi granari. Lezioni svolte al corso di tecnica ed economia granaria, Roma 1933.
Fonti e Bibl.: Scritti inediti e anonimi, nonché documenti vari sono presso il Servizio provinciale per l'agricoltura, foreste ed alimentazione di Brescia; A. Draghetti - A. Cubini - C. Vicini, Ricerche sulla concimazione azotata diretta al frumento, con particolare riguardo al metodo di coltura Gibertini, in Annali della R. Stazione sperimentale agraria di Modena. Bollettino delle ricerche e della sperimentazione, n.s., I (1927-29), pp. 31-78; L. Zerbini, Perla vittoria del grano, Bologna 1930, passim; A. Draghetti, La nitritazione invernale del frumento, in L'Italia agricola, XCVI (1959), pp. 737-746; N. Novelli, Il mio principio della paglia bassa, in Giornale di agricoltura, 29 maggio 1960; V. De Carolis, Poca paglia e molto grano?, ibid., 12 giugno 1960.