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DANIMARCA

di Kurt Villads Jensen - Federiciana (2005)
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Danimarca

Kurt Villads Jensen

Alla morte di re Valdemaro II, nel 1241, il monaco e cronista inglese Matteo Paris riassumeva così la sua biografia: "Egli ha dedicato quasi tutta la sua esistenza alla crociata, fin da quando fu grande abbastanza da impugnare un'arma, e ha combattuto sia in Frisia che in Russia".

Nella prima metà del XIII sec. la Danimarca era una nazione crociata e sotto Valdemaro II il Vittorioso (1202-1241), grazie a una serie di conquiste, fu creato un Regno unitario intorno al Mar Baltico, che si estendeva dallo Holstein a ovest fino all'Estonia a est, interrotto solo dai possedimenti dell'Ordine teutonico in Pomerania e in Livonia. In virtù della sua posizione geopolitica e dei suoi rapporti con l'imperatore tedesco-romano, la Danimarca divenne un fattore importante nella politica europea. Alle alleanze con l'imperatore si alternarono i tentativi per rovesciarlo, tanto che nel 1240 si progettò di eleggere il figlio del re danese, Erik Plovpenning (poi re dal 1241 al 1250), nuovo re di Germania al posto di Federico II.

Nel 1192, il cugino del re, il vescovo Valdemaro di Schleswig, capitanò una ribellione che, con il sostegno degli Hohenstaufen e il supporto militare norvegese, mirò a conquistare la Danimarca: egli giunse a proclamarsi re, ma fu sconfitto e trascorse i quattordici anni successivi prigioniero nel castello di Søborg. Celestino III e, dal 1198, Innocenzo III furono costretti a intervenire, ma il secondo non mancò di sottolineare nelle sue lettere che avrebbe preferito che il vescovo si fosse dato la morte con la propria spada per averla sguainata; ciò nonostante, fu costretto a chiederne la scarcerazione in nome della dignità dell'ufficio episcopale. Nel 1206, il vescovo Valdemaro fu dunque rilasciato e condotto a Roma in catene; di qui fuggì nell'arcidiocesi di Amburgo-Brema, dove, nonostante fosse stato scomunicato, fu eletto arcivescovo col sostegno di Filippo di Svevia e, in seguito, di Ottone di Brunswick.

Quando Innocenzo III proclamò re di Germania Federico II, nel 1212, questi ricevette l'appoggio immediato di re Valdemaro II di Danimarca. L'alleanza fu confermata dall'emanazione della Bolla d'oro, nel 1214, con la quale Federico riconosceva i possessi del re danese a nord dei fiumi Elba ed Elde, e agli estremi confini orientali nel territorio abitato dai vendi. In cambio, re Valdemaro e i suoi successori s'impegnarono a mantenere la pace in queste terre e a combattere i nemici di Federico. Quello stesso anno, Innocenzo III concesse l'indulgenza plenaria ai frisoni che condussero una crociata contro il vescovo Valdemaro ad Amburgo-Brema. Nel 1215, Ottone e il vescovo Valdemaro attaccarono la Danimarca con ingenti forze, ma furono sconfitti: il vescovo abbandonò il suo ufficio e si ritirò nel monastero di Loccum, dove morì nel 1236.

Nel 1193 il re di Francia Filippo II Augusto decise di sposare la sorella del re danese, Ingeborg, ma la ripudiò già il mattino successivo alle nozze: dichiarò di non volerla vedere mai più e la tenne prigioniera per quasi vent'anni. Filippo in un primo tempo si sarebbe giustificato sostenendo che la loro parentela era troppo stretta per un legame matrimoniale, quindi avrebbe affermato che Ingeborg gli aveva fatto un sortilegio la prima notte di nozze rendendolo impotente. Innocenzo III si occupò della vicenda con grande energia, esercitando forti pressioni sul re di Francia perché si riunisse alla moglie. Nel 1213 sembrò finalmente aver raggiunto il suo scopo, forse perché Filippo voleva far valere i diritti di Ingeborg sul trono inglese, rivendicati dalla famiglia reale danese fin dal tempo dei vichinghi, o forse perché auspicava il sostegno del papa e di Federico II nell'imminenza della battaglia di Bouvines (1214) contro Ottone e l'esercito inglese.

Valdemaro II aveva sposato dapprima Dagmar di Boemia (1206-1212) e in seconde nozze Berengaria del Portogallo (1214-1221). Uno degli obiettivi principali di queste unioni con dinastie europee periferiche fu senz'altro quello di non intrecciare relazioni con le famiglie reali coinvolte nella lotta per il trono imperiale, evitando di trovarsi schierato a fianco dei perdenti per aver contratto relazioni troppo strette con l'una o l'altra; un altro scopo fu quello di stabilire rapporti con importanti dinastie crociate. Nel 1219 re Valdemaro, con una flotta di millecinquecento navi da guerra nordiche, conquistò la fortezza di Reval (odierna Tallinn, "Città dei Danesi"), acquisendo così il controllo dell'intera Estonia. Fu questo il momento culminante di una lunga serie di crociate iniziate nel 1206 e minuziosamente preparate sul piano finanziario e diplomatico.

Nel 1218 il re, ormai anziano, aveva incoronato il giovane figlio Valdemaro (m. 1231), proclamandolo coreggente e designandolo successore in caso di propria morte nella spedizione contro l'Estonia. Nello stesso anno, Valdemaro II aveva raggiunto un accordo con le altre potenze missionarie dei paesi confinanti con l'Estonia, in particolare con il vescovo Alberto di Riga e il suo piccolo ma efficiente Ordine dei Cavalieri Portaspada. Secondo una leggenda tardomedievale, la bandiera danese, una croce bianca su campo rosso, cadde dal cielo durante la battaglia di Reval garantendo la vittoria all'esercito danese; in realtà, non a quella battaglia si riferisce la leggenda, ma a uno scontro precedente avvenuto nel 1208 a Fellin, in Estonia.

Negli stessi anni ebbero luogo diverse crociate: nel 1217 il cognato di Valdemaro, Alfonso II del Portogallo, conquistò Alcácer do Sal; nel 1219 re Andrea II d'Ungheria, imparentato con la prima moglie di Valdemaro, combatté ad Acri, in Terrasanta; nello stesso anno partì la quinta crociata diretta al delta del Nilo. È legittimo ritenere che tutte queste crociate e quella di Valdemaro in Estonia fossero in qualche modo collegate.

Con la conquista dell'Estonia, l'Impero baltico danese raggiunse dimensioni notevoli e un'apparente solidità, ma la situazione si capovolse repentinamente quando, una notte di maggio del 1223, Valdemaro II e il giovane principe Valdemaro furono fatti prigionieri nell'isoletta di Lyø da uno dei grandi vassalli del re, il conte Enrico di Schwerin. Il re viaggiava con l'archivio del Regno e molti degli statuti originali della Corona si trovano oggi a Schwerin, ma il motivo dell'incontro di Lyø è a tutt'oggi ignoto. Dopo che il re e il principe furono tradotti in gran fretta nel castello di Schwerin, furono avviati lunghi negoziati: l'imperatore Federico si mostrò assai interessato all'illustre prigioniero e insistette perché accettasse di riconsiderare i termini della Bolla d'oro che, secondo l'imperatore, Valdemaro non aveva rispettato. Enrico propose a Federico di riscattare Valdemaro per la somma di 52.000 marchi d'argento, ma l'affare non andò in porto, probabilmente a causa delle vibranti proteste di Onorio III. Fu infatti reso noto che Valdemaro aveva preso in segreto la croce, promettendo di guidare una crociata a Gerusalemme: egli era pertanto sotto la diretta protezione del papa, circostanza che determinò l'immediata scomunica di Enrico e l'interdetto sulle sue terre.

Dopo due anni e mezzo di prigionia fu raggiunto un accordo: il re sarebbe stato rilasciato, contro il pagamento di 44.000 marchi d'argento e di cento magnifici esemplari di cavalli, mentre il territorio compreso fra i fiumi Elba e Eider sarebbe stato assegnato all'imperatore, insieme all'importante centro commerciale di Lubecca.

In questi negoziati fra Enrico di Schwerin e la nobiltà danese, un ruolo di primo piano fu svolto da un intimo amico di Federico, il Gran Maestro dell'Ordine teutonico Ermanno di Salza. Dopo la sua liberazione, il papa esonerò Valdemaro dagli impegni presi nei confronti di Enrico, argomentando che, se avesse dovuto pagare l'enorme riscatto, non sarebbe stato in condizione di guidare la crociata a Gerusalemme.

A questo punto Valdemaro cercò di risolvere la contesa con le armi, alleandosi con il conte guelfo Ottone di Lüneburg, ma i due persero la battaglia decisiva contro il conte Enrico di Schwerin e i suoi sostenitori a Bornhøved, il 22 luglio 1227. Ogni ulteriore avanzata danese nella Germania settentrionale e in territorio baltico era ormai definitivamente preclusa: l'Estonia fu posta sotto il comando del legato papale Guglielmo da Modena, che subito dopo, nello stesso anno, lo cedette all'Ordine dei Portaspada.

Nel 1238 l'Estonia tornò tuttavia alla Danimarca, in seguito al trattato di Stensby concluso fra Valdemaro ed Ermanno di Salza. Nei quindici anni successivi alla sua liberazione re Valdemaro si occupò di politica interna, concedendo privilegi alle città mercantili sul Baltico; col tempo esse avrebbero acquistato grande influenza grazie alla fiera di Scania, la principale fiera del commercio delle aringhe che si teneva nell'Europa settentrionale e una delle maggiori fonti di reddito per il sovrano danese. Nel 1234 Valdemaro cercò di bloccare il porto di Lubecca, ma così facendo impedì ai crociati d'imbarcarsi per la Livonia e, quindi, papa Gregorio IX lo costrinse a desistere dall'impresa.

All'interno della Danimarca, l'armonia che regnava fra stato e Chiesa era un fatto inusitato nell'Europa occidentale dell'epoca. Valdemaro II godette sempre del pieno e sincero sostegno dell'arcivescovo Anders Sunesen (1201-1222: dimessosi per motivi di salute, morì nel 1226). Amico personale di papa Innocenzo III, Anders fu da lui nominato legato papale e responsabile delle missioni dell'intera area baltica. Era un intellettuale scolastico di vasta cultura, come dimostra la sua opera Hexaëmeron, il cui scopo era l'insegnamento ai giovani di un latino elegante sulla scorta di esempi testuali che fossero accettabili sul piano teologico. Anders cercò di riformare la Chiesa scandinava rendendo fra l'altro obbligatorio il celibato, ma raggiunse solo parzialmente quest'obiettivo.

È probabile che abbia incontrato s. Domenico da Osma, nel 1203 o 1204, quando questi fu inviato in Danimarca per combinare il matrimonio tra un figlio di re Alfonso VIII di Castiglia e una principessa danese: il matrimonio non si fece, ma Anders avrebbe in seguito mostrato grande interesse per i Domenicani, che invitò nella sua diocesi di Lund nel 1223. L'anno successivo fecero il loro ingresso in Danimarca anche i primi Francescani, nella città di Ribe. Entrambi gli Ordini si sarebbero poi ampiamente diffusi in Danimarca e nelle aree missionarie del Baltico.

È pure assai probabile che si debba ad Anders Sunesen la rapida attuazione, in Danimarca, delle decisioni dei grandi concili ecclesiastici, come dimostra, ad esempio, l'abolizione di un tipo di ordalia, che obbligava l'imputato a portare ferri roventi, poco dopo la generale proibizione delle ordalie emanata dal IV concilio lateranense. In questo periodo fu codificato un gran numero di leggi provinciali, che risultano essere una combinazione di leggi locali consuetudinarie e di influenze provenienti soprattutto dal diritto canonico. La Legge dello Jütland fu promulgata nel 1241, presumibilmente con l'intento di stabilire una legge comune che fosse valida in tutto il Regno, ma per lungo tempo fu applicata solo nella Danimarca occidentale.

Nel prologo della Legge si riflette una concezione del monarca come legislatore che è assai vicina a quella espressa dalle Costituzioni di Melfi di Federico II e dalle Siete Partidas di Alfonso X, di poco posteriori. Nel periodo compreso fra il 1170 circa e gli anni Quaranta del XIII sec., il re vide rafforzarsi la sua posizione rispetto alla nobiltà: ciò avvenne grazie al fatto che il sovrano giudicava e legiferava personalmente, o appoggiandosi ad alti funzionari di un'amministrazione centralizzata, senza più consultare l'alta nobiltà, e grazie all'incremento delle entrate della Corona mediante nuovi tipi d'imposta. Il catasto di re Valdemaro del 1231 è un elenco, incompleto, delle rendite reali provenienti dalle diverse province del Regno. Si tratta di un compendio in cui sono stati usati differenti principi contabili, sicché è impossibile ricostruire la prassi amministrativa del sovrano; ciò nonostan-te, la semplice esistenza di questa fonte segnala una burocrazia ben sviluppata e centralizzata.

Sul piano militare, l'arma più importante nelle mani del sovrano era ancora il leding, ovvero la coscrizione generale di tutti i principali proprietari terrieri del paese, che erano tenuti, contea per contea, a costruire una nave da guerra, a occuparsi della sua manutenzione e a partecipare alla guerra sulla loro nave, in genere una volta ogni tre anni. In teoria, il re doveva radunare una flotta di almeno mille navi oltre la propria e quella privata della nobiltà, ma una mobilitazione totale dovette essere estremamente rara.

Dal 1215 circa divenne via via prassi comune che questi proprietari terrieri pagassero una tassa per evitare il servizio militare; quindi il re poteva destinare queste somme al pagamento di soldati professionisti. Inoltre, la tradizionale nave nordica, di forma allungata, fu sempre più spesso rimpiazzata da imbarcazioni assai più grandi del tipo kogge, con prua e poppa alte e torri di legno a mezza nave, che richiedevano un equipaggio permanente e ben addestrato. Un'altra parte importante delle forze combattenti reali era fornita dai vassalli: fino a Valdemaro II, i re ebbero sufficiente autorità per esigere dai propri vassalli una forma di servizio illimitata e, d'altro canto, l'economia regia era abbastanza forte da ricompensare i vassalli con una vasta gamma di benefici e feudi. Segno dell'enorme prestigio internazionale acquistato da re Valdemaro fu il fatto che papa Gregorio IX, dopo aver scomunicato Federico II nel marzo 1239, inviasse l'ex abate di Prémontré in Danimarca per offrire al figlio di Valdemaro, Erik, il trono di rex Romanorum: suo padre, tuttavia, gli consigliò di declinare l'offerta.

Nel marzo 1241 re Valdemaro morì e allora "invero la corona cadde dalla testa dei danesi", come annotò uno degli annali dell'epoca. Divenuto re, Erik cercò di ristabilire la supremazia danese sulle terre baltiche.

Nel 1242 i vassalli danesi combatterono a fianco del principe Aleksandr Nevskij di Novgorod contro l'Ordine teutonico nella 'battaglia del ghiaccio', presso il lago Peipus in Estonia. Il papa s'impegnò a concedere a Erik parte delle entrate provenienti dalla tassazione crociata delle rendite ecclesiastiche se avesse condotto una crociata nel Baltico orientale, ma presto fu chiaro che il re aveva troppi problemi interni per continuare una politica espansionistica. Nel 1245, un concilio ecclesiastico riunito a Odense in Danimarca deliberò misure drastiche contro i sovrani dispotici che perseguitavano la Chiesa o imprigionavano i vescovi: l'armonia fra stato e Chiesa si era ormai infranta, un presagio infausto delle grandi lotte future fra gli arcivescovi in esilio e i re scomunicati, e dei processi nella Curia pontificia di Roma dal 1259 al 1319. A questo si aggiunse che il fratello minore di Erik, Abel, insignito del ducato di Schleswig com'era consuetudine per i figli del re, si ribellò apertamente contro il fratello e, nel 1250, lo fece uccidere e ne fece gettare il corpo nel fiume Slien. Questo fratricidio turbò profondamente l'intera Europa: Abele si era trasformato in Caino. Ciò nonostante, dato che Erik non aveva eredi maschi, Abel divenne re nel 1250, ma alla sua morte, nel 1252, suo figlio fu ignorato a favore del terzo fratello, Cristoforo (1252-1259).

Questa vicenda innescò una faida sanguinosa fra i discendenti di Abel e quelli di Cristoforo che si protrasse per un secolo, e tale conflitto, all'inizio del XIV sec., condusse il Regno di Danimarca sull'orlo dell'annientamento. La transizione dal regno di re Valdemaro a quello dei suoi figli fu dunque particolarmente drammatica: una spiegazione può essere fornita dalla sfortunata costellazione di personalità e rivalità interne, ma dovette avere un peso ancora maggiore il generale scetticismo europeo verso i sovrani troppo potenti, dai poteri quasi assoluti, che si ritenevano di gran lunga superiori alla nobiltà e si ponevano sullo stesso piano della Chiesa, se non ancora più in alto. A nord come a sud, questi sovrani e i loro discendenti si scontrarono con le rivolte nobiliari e gli attacchi della Chiesa: tanto re Valdemaro quanto Federico II sono rappresentanti di questa evoluzione strutturale nell'Europa occidentale della prima metà del XII secolo.

fonti e bibliografia

Arnoldo di Lubecca, Chronicon Slavorum, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, XIV, a cura di J.M. Lappenberg, 1868.

Matteo Paris, Chronica majora, a cura di H.R. Luard, London 1872-1883.

Annales Danici Medii Aevi, a cura di E. Jørgensen, København 1920.

Diplomatarium Danicum, a cura di Det Danske Sprog- og Litteraturselskabet, ivi 1938, ser. I, IV-VII, che copre il periodo 1200-1249.

Enrico di Livonia, Chronicon Livoniae, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, XXXI, a cura di L. Arbusow-A. Bauer, 1955.

Per quanto riguarda gli studi sull'argomento, si tratta di un periodo relativamente trascurato della storia danese rispetto al XII sec. e alle epoche successive, e gran parte di essi sono stati pubblicati in danese. Tra le pubblicazioni in altre lingue:

T. Nyberg, Kreuzzug und Handel in der Ostsee zur dänischen Zeit Lübecks, in Lübeck 1226. Reichsfreiheit und frühe Stadt, a cura di O. Ahlers et al., Lübeck 1976, pp. 173-206.

T. Riis, Les institutions politiques centrales du Danemark 1100-1332, Odense 1977.

Danish Medieval History. New Currents, a cura di N. Skyum-Nielsen-N. Lund, København 1981.

Medieval Scandinavia. An Encyclopedia, a cura P. Pulciano, New York 1993.

T.K. Nielsen-K. Villads Jensen, Pope Innocent III and Denmarck, in Innocenzo III. Urbs et orbis, a cura di A. Sommerlechner, Roma 2002, pp. 1133-1168.

T. Riis, Das mittelalterliche Dänische Ostseeimperium, IV, Odense 2003.

(Traduzione di Bruna Soravia)

Vedi anche
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