Bartoli, Daniello
Della vasta opera del celebre scrittore barocco (Ferrara 1608 - Roma 1685) neppure un capitolo è dedicato interamente a D.; sono però da lui riportati molti versi della Commedia in La geografia trasportata al morale, in Dei simboli, più spesso in La ricreazione del savio e in L'uomo di lettere, spessissimo nei due trattati grammaticali Il torto e il dritto del Non si può e Dell'ortografia. Ma anche in questi l'interesse del B. per D. è indiretto. Entrato in polemica con la Crusca che gli rimproverava la scarsa italianità di molte sue parole e costrutti, dimostrava che essi erano stati adoperati dai trecentisti e traeva da loro, incoraggiamento alla sua tesi che nella lingua vale l'arbitrio e che la grammatica non ha valore di scienza. Ma D., sebbene detto impareggiabile per la virtù della lingua, non sta neanche in testa nella frequenza delle citazioni, lasciato indietro di lungo tratto da Petrarca, Boccaccio e Villani; spesso anzi gli vengono mosse critiche su questioni ortografiche e stilistiche, come dove è detto che D. fu poco felice nel rimare. Esempio di critica frammentaria e occasionale, quale in parte fu quella del Seicento, l'opera del B. non offre un giudizio unitario su D. che vada al di là di una generica ammirazione nel quadro dell'accettazione del valore della tradizione letteraria italiana. Appare perciò esagerata l'opinione del Melandri che il B. aiuti " colla sua interpretazione ad abbellire o dichiarare i concetti del sacro poema ".
Bibl. - G. Melandri, Intorno allo studio dei padri della Compagnia di Gesù nelle opere di D.A., Modena 1871, 8-9; A. Belloni, D.B., Torino 1931; U. Cosmo, Con D. attraverso il Seicento, Bari 1946, 67-68; D. Mondrone, Gesuiti studiosi di D., in " Civiltà cattolica " 1965, quad. 2760, 541.