Letterato (Ferrara 1608 - Roma 1685). A 15 anni entrò nella Compagnia di Gesù, di cui nel 1650 fu nominato storiografo, e da tale anno dimorò stabilmente a Roma. Le sue opere sono numerosissime: storiche, morali, scientifiche, retoriche, grammaticali. La più importante è la Istoria della Compagnia di Gesù (1653-73), divisa in sezioni (Asia, Giappone, Cina, Inghilterra, Italia), per la quale si servì di documenti autentici e d'informazioni precise. Ammirato per lo stile da Giordani, Leopardi, Tommaseo, Carducci, sottovalutato, come tutti i secentisti, dalla critica romantica, oggi si riconoscono alla sua prosa pregevoli qualità pittoriche e architettoniche. Delle opere morali si ricorda La ricreazione del savio (1659). Negli scritti Il torto e il diritto del non si può (pubblicato sotto il nome di Ferrante Longobardi, 1655) e Trattato dell'ortografia italiana (1670) combatté argutamente l'intransigenza della Crusca. In campo scientifico lasciò studî di meccanica e di acustica e intorno ai fenomeni della coagulazione. Non temé di lodare Galileo dopo la condanna.