CAETANI (Caietanus, Gaietanus, Galetanus, Alexandreus), Daniele
Nacque a Cremona nel 1461 da Alessandro Caetani e compì i primi studi nella sua città sotto la guida di Antonio Frigerio, prete secolare della chiesa di S. Elena e pubblico "gymnasiarches" (Arisi, p. 327).
Dopo aver ricevuto una accurata istruzione di tipo umanistico, il C. ben presto ricoprì importanti incarichi di insegnamento; fu a Udine dal 1490 al 1499 quale maestro di grammatica, e in tale città pronunciò il 14 maggio 1499 un elogio fimebre in onore di Giacomo Savorgnan, esponente della locale aristocrazia filoveneta (a questo periodo sono presumibilmente da collegarsi l'Epicedion e l'Epitaphion in onore di Elisabetta Savorgnan, conservati nel cod. 183 della Bibl. com. di San Daniele del Friuli). Ritornò successivamente in patria e qui proseguì il suo insegnamento di lingue antiche, pubblicando tra l'altro una Oratio de amore erga patriam (Cremonae 1500).
Non si sa a quale epoca debba essere attribuito il matrimonio: probabilmente quando il C. prese di nuovo stanza in Cremona al ritorno dal Friuli; fu padre di due maschi, Simplicio e Alessandro, verso i quali si dimostrò pieno di premurosa sollecitudine. Di essi sembra che Simplicio volesse dedicarsi alla carriera forense (cfr. del C. l'ode "Ad Simplicium Caietanum", Cremona, Biblioteca governativa, Fondo Civ. Aa 6.26, cod. cart. del sec. XVI, f. 15rv). Ebbe, inoltre, quattro figlie: Caterina, Elisabetta, Daria e Ursula, felicemente maritate e riccamente dotate ("bene dotatae in viros dites", ibid., f.172v), e rimase vedovo precocemente (ibid., f. 175r). Insegnò in seguito a Padova e a Venezia; fu poi chiamato a Milano da Francesco II Sforza (forse dopo il 1522) in qualità di lettore di "umanità", ossia professore di lingue classiche - e in seguito anche di ebraico - presso lo Studio di quella città con uno stipendio annuo di 300 "christini". Fu uomo di affetti semplici e di onesta vita; ebbe rapporti con la maggior parte dei letterati e degli umanisti del suo tempo: Marcantonio Sabellico, Andrea Alciato, Mario Equicola, Gerolamo Vida, e con altri di minor conto. Da una sua ode "In Pollitianum" (cod. cit., f. 78rv), che è lo studioso di maggior fama al quale egli si rivolga, ricaviamo poco, dato il suo contenuto piuttosto enigmatico; sembra comunque essere stata scritta prima della morte dell'Ambrogini (1494), ma senza implicare una conoscenza diretta.
Il C. fu anche legato a illustri casate veneziane: infatti dedicò al senatore Leonardo Mocenigo la sua edizione con commento delle tragedie di Seneca, pubblicata in collaborazione con Bernardino Marmita (L. Annaei Senecae tragoediarum commentarii, Venetiis 1493; spesso ristampati). Ebbe naturalmente parecchi discepoli, fra i quali Francesco Sfondrato e il conte Polidoro Cabalioti, che prese le difese del maestro nella succitata edizione delle tragedie di Seneca (c. 2r). I suoi corsi presso l'università di Milano durarono fino al 1527; sappiamo da una sua lettera al collega Ilarione Corbetta del 23 ott. 1527 che aveva lasciato "Mediolanum desolatissimum" a causa dell'invasione spagnola (Arisi, p. 388) per riparare a Cremona; inoltre nella lettera a Andrea Mocenigo dell'8 nov. dello stesso anno (cod. cit., f. 172v) non sembra sicuro neanche di questo trasferimento: "nunc propter Hispanos Cremonae otiamur, sed vereor ne sartagine in carbonem factum lapsum". La morte del C. avvenne per la peste in Cremona il 24 nov. 1528; quivi fu sepolto nel convento di S. Francesco.
L'attività letteraria del C. fu varia e molteplice: lo si ricorda come fecondo autore di epigrammi e elogia funebri in onore di colleghi e amici, ancora inediti tranne pochi pubblicati dall'Arisi; le sue poesie liriche di vario genere, in endecasillabi faleci, furono dedicate dal C. a Francesco II Sforza, celebrato nell'ode iniziale come il pacificatore dell'universo (cod. cit., E irv), ma non furono mai date alle stampe. La raccolta ms. delle liriche comprende 18 libri di Hendecasyllabi (il l. XVII èdatato 2 genn. 1527) che ci sono pervenuti nel cod. cartaceo autografo (più volte citato) di 176 ff. custodito presso la Biblioteca governativa di Cremona (Fondo Civ. Aa 6.26). Inoltre, il codice contiene numerose minute di lettere, orazioni e prolusioni dei corsi accademici tenuti allo Studio milanese. Altri testi poetici inediti, epistole latine e greche sono contenuti in codici fiorentini (Laur. Ashburnh.194) e milanesi (Ambros.O249, sup. misc., del sec. XVI), udinesi (Bibl. arciv., cod. misc. del sec. XVIII) e veneziani (Marc. lat., cl. XIV 287 [4303], misc. del sec. XVIII; Marc. lat., cl. XII 176 [4688], misc. cart. del sec. XVI). Tra le opere ms. perdute possiamo annoverare le Virgilianae Ephemerides (un commento all'Eneide), le Annotationes in Lucanum, gli In Apulei libros commentarii, minute di corsi accademici (sappiamo inoltre dallo stesso C. di traduzioni dal greco in latino, di discussioni erudite intorno alla Geografia di Tolemeo). Anche l'epistolario in almeno 2 libri, all'infuori di qualche rimarchevole reliquia, è scomparso o disperso in varie miscellanee ms.
Altre opere a stampa: Praefatio in Iulii Pomponii Sabini Commentarios in Virgilium Petro Mannae dicata, Brixiae 1487; Prisciani opera cum expositionibus… viri eloquentissimi D. C., Venetiis 1496 (dedicata al doge Agostino Barbarigo); Expositio in Prisciani Caesariensis libros de octo partibus orationis, de carminibus et de accentibus, ibid. 1496.
Fonti e Bibl.: In generale M. E. Cosenza, Dict. of the Italian Humanists, I, Boston 1962, p. 761; Supplement, VI, ibid. 1967, p. 63; P. Valeriano, De literatorum infelicitate libri duo, Venetiis 1620, p. 50; F. Arisi, Cremona literata, Parmae 1762, pp. 388-392. Per le opere mss. cfr. G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, III, Forlì 1893, pp. 139-140, 237; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 50 s., 83, 305; II, pp. 203, 234-236, 260; I. Maier, Les manuscrits d'Ange Politien, Genève 1965, pp. 374-376. Per le opere a stampa cfr. A. Orlandi, Origine e progressi della stampa, Bologna 1722, pp. 35, 62, 334, 391, 405; F. Freytag, Analecta litteraria de libris rarioribus, Lipsiae 1750, p. 179; C. Del Rosmini, Idea dell'ottimo precettore nella vita e nella disciplina di Vittorino da Feltre e dei suoi discepoli, Bassano 1801, p. 437.