WEBSTER, Daniel
Statista americano, nato a Franklin (allora Salisbury) nello stato di Nuova Hampshire, il 18 gennaio 1782, morto a Marshfield, il 24 ottobre 1852. Suo padre, Eebenezer V., combatté nella guerra dei Sette anni, si stabilì sulla frontiera canadese, combatté ancora col grado di capitano nella rivoluzione, ed ebbe un ruolo politico non trascurabile nel suo stato. Il figlio si laureò nell'ateneo di Dartmouth nel 1801, insegnò per qualche tempo, e si trasferì poi a Boston per studiare il diritto sotto il grande avvocato Gore, futuro governatore del Massachusetts. Fu ammesso al foro nel 1805 e nel 1807 si stabilì a Portsmouth (N. H.). Nel 1808 si sposò con Grace Fletcher, dalla quale ebbe due figli che morirono ambedue sul campo di battaglia. Entrò gradualmente in politica come federalista liberale e moderato con qualche discorso e opuscolo politici, culminando nel 1812 con un abilissimo articolo (noto come "Rockingham memorial") contro l'intervento in guerra, in cui si fece già notare la sua costante tendenza all'opportunismo. La conseguenza dell'articolo fu la sua elezione al 13° congresso, dove entrò nella Camera federale (bassa) nel maggio 1813. Divenne subito membro dell'importante comitato per gli affari esteri, e nel giugno fece un'interpellanza che mise in cruda luce le menzogne con cui il governo francese aveva ottenuto l'intervento americano, mettendo il governo in serio imbarazzo. Il 14 gennaio 1814 fece il suo primo grande discorso, parlando contro il modo in cui veniva. condotta la guerra e contro un progetto di legge per nuovi arruolamenti. Si era fatta una solida reputazione, e venne rieletto senza difficoltà al 14° congresso, dove attaccò con violenza un progetto per creare una banca nazionale. Nel marzo si ritirò dalla vita politica per 5 anni e si trasferì a Boston, dove in un anno decuplicò la sua rendita professionale. Si specializzò come avvocato presso la Corte Federale Suprema. Nel celebre processo tra il presidente e il comitato direttivo di Dartmouth College promise di difendere il presidente e ne accettò un onorario, ma in seguito cedendo a pressioni politiche passò dalla parte avversaria contro ogni correttezza professionale. Vinse questa causa come vinse gran parte delle altre che patrocinò, comprese quella di M. Culloch contro lo stato di Maryland, e quella di Gibbons contro Ogden. Accanto alla sua attività legale, W. spiegò quella di oratore, pronunciando i suoì celebri discorsi di Plymouth (22 dicembre 1820), del monumento di Bunker Hill (1825), la commemorazione di John Adams e di Tomaso Jefferson (1826).
Nel 1822 tornò alla vita politica, e fu membro della Camera federale dal 1823 al 1827, e del Senato dal 1827 al 1841. Nel 1830 ebbe il suo più grande momento nella lotta contro la "nullificazione" (v. stati uniti). Il 26 e 27 gennaio, in un discorso alato, ribatté la tesi del senatore Hayne, della Carolina del Sud, di poter "nullificare" i dazî federali del 1828. Dimostrò che la nazione non è una federazione sciolta di stati sovrani, ma una vera unione, e che lo statuto dà al governo federale i poteri necessarî per difendersi. Stabilì una volta per sempre per il diritto americano il principio che se lo statuto attribuisce una facoltà, dà tutto ciò che occorre per esercitarla. Gettò così le basi dell'opinione pubblica in tutta la parte dell'Unione che restò tale nella crisi della Guerra civile, e che si è imposta con la vittoria.
Il resto della vita del W. è caratterizzato dalla sua ostinata aspirazione a diventare presidente dello stato, cosa che non gli riuscì, come non riuscì a nessun grande parlamentare americano. Per raggiungere detto intento aderì nel 1833 al nuovo partito whig, ma non ebbe la nomina a candidato né nel 1836 né nel 1840, anno in cui fu eletto il generale Harrison, che offrì al W. il portafoglio degli esteri. La morte del nuovo presidente dopo un solo mese e la strana politica del suo successore Tyler indussero l'intero gabinetto a dimettersi; soltanto W. si aggrappò al potere, adducendo come scusa, di fronte all'ondata di biasimo, i delicati rapporti con l'Inghilterra. Infatti sistemò con discreti compromessi le questioni pendenti, per il controllo del commercio schiavista, i confini del Maine, e l'estradizione, firmando nel 1842 il patto detto "Ashburton-Webster".
Finalmente nel maggio 1843 si dimise, in parte perché ostile all'annessione del Texas, in parte per riconquistare il favore dei whig; ma ciononostante non riebbe la nomina a candidato presidenziale, e nel 1845 tornò al senato dove riprese il suo grande ascendente. Appoggiò, malgrado valanghe di biasimo, il grande compromesso Clay del 1850, l'ultimo serio tentativo di evitare il conflitto tra nord e sud, pronunciando un eloquente discorso noto come "Discorso del 7 marzo". Il 23 luglio 1850 entrò di nuovo nel gabinetto (Fillmore), sempre come segretario di stato. Il 21 dicembre scrisse la famosa lettera all'incaricato d'affari austriaco Huelsemann, ribadendo il diritto degli Stati Uniti di riconoscere qualsiasi governo ribelle o rivoluzionario, e in seguito impedì l'estradizione voluta dall'Austria di Kossuth e dei suoi seguaci, che si erano rifugiati in Turchia, e li invitò in America. Nel 1852 tentò un'ultima volta di ottenere la nomina whig a candidato alla presidenza, e non riuscendo abbandonò il partito e appoggiò Pierce, il candidato del sud, azione difficile a giustificare, come non poche della sua vita. Però, malgrado queste debolezze, malgrado l'ostinato attaccamento al potere, al quale sacrificò ogni coerenza, malgrado la sua prodigalità e l'innegabile disordine finanziario della sua vita privata, che lo rese dipendente dalla generosità dei grandi industriali del nord, egli rimane una delle poche grandi figure politiche del suo paese nell'800 per la costante visione dell'unità e della grandezza della nazione americana.
Bibl.: Gli scritti del W. furono pubblicati a Boston, in voll. 6, nel 1851; e nuovamente, insieme ai discorsi, in voll. 18, nel 1903; le lettere nel 1857, in voll. 2. La più ampia biografia è quella del Curtis, New York 1870, voll. 2; la migliore è forse quella di Henry Cagot Lodge, Boston 1899. V. anche: S. H. Adams, The godlike Daniel, New York 1930; A. L. Benson, D. W., ivi 1929; C. M. Fuess, D. W., Boston 1930, voll. 2, con bibliografia II, pp. 419-30; N. Hapgood, D. W., ivi 1899; S. W. McCall, D. W., ivi 1902; J. B. McMaster, D. W., New York 1902; Clifford Smyth, D. W., ivi 1931 (XVIII del suo Builders of America); E. P. Wheeler, D. W., the expounder of the constitution, ivi 1905; G. Bradford, in As God made them, Boston 1929. Per il suo pensiero economico, lo studio (tesi di laurea) di R. L. Carey, D. W. as an economist, New York 1929 (n. 313 dei Studies in history economics and public law, a cura della Facoltà di Scienze politiche dell'università di Columbia).