Schmid, Daniel
Regista cinematografico, teatrale e televisivo svizzero, nato a Flims (Waldhaus) il 26 dicembre 1941. Autore tra i più rappresentativi del cinema svizzero-tedesco, nella sua filmografia ha alternato opere di finzione e documentarie, per descrivere, con i toni del melodramma, onirici o tragici, passioni d'amore devastanti e relazioni sociali opprimenti. I suoi film sono legati alla memoria e al tempo, a spazi chiusi dai quali si aprono nuovi percorsi della visione e del ricordo.
Figlio di albergatori, trascorse l'infanzia nel cantone dei Grigioni, in un grande hotel di montagna. Fin da ragazzo si appassionò al cinema e all'opera e nel 1962 si trasferì a Berlino per studiare storia, politologia, giornalismo e storia dell'arte alla Freie Universität e nel 1966 si iscrisse alla Deutsche Film und Fernsehakademie. Mentre lavorava come assistente di Peter Lilienthal, diresse per la televisione i suoi primi film, tra cui il cortometraggio Wenn ich noch einmal zur Welt käm, noto anche come Kiss me again (1970), e il mediometraggio sperimentale Thut alles im Finstern, Eurem Herrn das Licht zu ersparen (1971). Nel 1969 conobbe Rainer Werner Fassbinder e l'attrice Ingrid Caven, cui avrebbe affidato il ruolo di protagonista in numerosi suoi lungometraggi, a partire da Heute Nacht oder nie (1972; Questa notte o mai), girato nell'albergo dei nonni a Flims, riflessione allegorica sul rapporto tra padroni e servi. Due anni più tardi, con La Paloma, melodramma ambientato nel mondo del cabaret che si inscrive criticamente nella tradizione romantica tedesca, S. trovò il genere cinematografico a lui più congeniale. Seguì Schatten der Engel (1976; L'ombra degli angeli), adattamento del discusso testo teatrale di Fassbinder ‒ tra gli interpreti del film, nel ruolo del protettore ‒ in cui si racconta, con uno stile straniante, la storia di una prostituta che trova nella morte la liberazione dall'ipocrisia sociale.
Il tema dell'incessante riaffiorare del passato accomuna i due film successivi, Violanta (1977), in cui S. restituisce alla perfezione un microcosmo fatto di morte e relazioni incestuose (il film è tratto da un racconto di C.F. Mayer, che aveva già attirato l'attenzione di S. Freud), e Hécate. Maîtresse de la nuit (1982), descrizione di una passione d'amore nata negli anni Trenta, in un luogo indefinito dell'Africa settentrionale che simboleggia l'epoca culturale del colonialismo. Il superamento dei confini tra documentario e film di finzione caratterizza invece Notre Dame de la Croisette (1981), immaginario reportage dal Festival di Cannes, e Il bacio di Tosca (1984), eccezionale lungometraggio girato nella casa di riposo per artisti lirici di Milano, in cui la realtà sembra dileguarsi nella struggente rievocazione del passato. Sul tema della reversibilità del flusso temporale si impernia anche Jenatsch (1987), ambientato nel cantone dei Grigioni, dove un giornalista indaga su un omicidio avvenuto nel Seicento, scoprendo in sé stesso l'assassino. Negli anni Novanta, dopo l'autobiografico Zwischensaison, noto anche come Hors saison (1992), sul ritorno di un uomo nel vecchio albergo di famiglia fra le montagne svizzere dove è cresciuto, e Beresina oder die letzten Tage der Schweiz (1999), altra opera di finzione ambientata sulle Alpi, al confine tra il film di spionaggio e la satira sociale, è tornato al documentario con Das geschriebene Gesicht, noto anche come The written face (1995; Il volto dipinto), un lungometraggio in quattro atti sull'arte giapponese del kabuki.
Occasionalmente S. ha partecipato come attore a film diretti da altri registi, come Fassbinder (Händler der vier Jahreszeiten, 1972, Il mercante delle quattro stagioni, e Lili Marleen, 1981), Hans Jürgen Syberberg (Ludwig ‒ Requiem für einen jungfräulichen König, 1972) e Wim Wenders (Der amerikanische Freund, 1977, L'amico americano).
G. Barblan, G.M. Rossi, Il volo della chimera. Profilo del cinema svizzero 1905-1981, Firenze 1981, pp. 26-27, 45-47, 97-98.