Libeskind, Daniel
Architetto polacco naturalizzato statunitense, nato a Łódź il 12 maggio 1946. Teorico dell'architettura e artista nel senso più ampio del termine, è stato fra i principali esponenti delle neoavanguardie di fine Novecento. Di famiglia ebraica, dopo essersi trasferito per qualche tempo in Israele, dal 1960 è vissuto negli Stati Uniti, a New York, prendendo nel 1965 la cittadinanza. Allievo di J. Hejduk e P. Eisenman, si è laureato alla Cooper Union for the Advancement of Science and Art nel 1970, conseguendo poi nel 1972 il master in storia e teoria dell'architettura presso la University of Essex, in Inghilterra. Dal 1978 al 1985 ha diretto il dipartimento di Architettura della Cranbook Academy of Art a Bloomfield Hills (Mich.) e ha insegnato a vario titolo in prestigiose istituzioni accademiche e universitarie di tutto il mondo. Nel 1989 si è aggiudicato il concorso internazionale per il Berlin Museum-Jüdisches Museum: l'edificio, fra i più originali e interessanti del panorama contemporaneo, è stato completato nel 1998. Fra i premi ricevuti: il Leone di pietra alla Biennale di Venezia (1985); l'International Bauhausstellung Prize (Berlino, 1987); la medaglia all'architettura Augustus St. Gaudens (1992); il premio culturale Città di Berlino (1996). È membro dell'Akademie der Künste di Berlino dal 1993 e dell'Accademia europea delle arti e delle scienze dal 1996.
Fra i suoi progetti si segnalano: il celebre City Edge, complesso residenziale e per uffici al Tiergarten di Berlino (1987), irrealizzata icona della decostruzione; la Folly 9, padiglione costruito nel 1990 a Osaka nell'ambito della International Gardens Exhibition; il piano urbanistico di Groningen (1990); il piano per l'Alexanderplatz a Berlino (1993). Fra i progetti di concorsi più recenti si ricordano: il Felix Nussbaum Museum a Osnabrück, vinto nel 1995 e realizzato nel 1998; la sede della filarmonica a Brema (primo premio nel 1995); la sede della Comunità ebraica e la sinagoga a Duisburg (secondo premio nel 1996); l'ampliamento del Victoria and Albert Museum a Londra (primo premio nel 1996). Fra gli allestimenti si ricorda Line of fire al Centre d'art contemporain di Ginevra presso il Bureau international du travail (1987). Le sue esposizioni si sono tenute nei più importanti musei e gallerie americani ed europei. L. è stato fra i sette architetti invitati da Ph. Johnson e M. Wigley alla mostra Deconstructivist architecture tenutasi al Museum of Modern Art di New York nel 1988. Nel 1997 ha esposto al Museum of Contemporary Arts di Chicago e ha progettato e allestito, al Netherlands Architectural Institute di Rotterdam, una grande mostra personale intitolata Beyond the wall 26.36°, dove erano presentati i disegni e i modelli dei suoi principali progetti.
Tra gli scritti: Between zero and infinity: selected projects in architecture (1981); Chamber works. Architectural meditations on themes from Heraclitus (1983); Theatrum Mundi. Through the green membranes of space (1985); Three projects, Berlin 'City edge' competition, in Deconstruction, ed. A. Papadakis, C. Cooke, A. Benjamin (1989); Tra metodo, idea e desiderio, in Domus, 1991, 731; Between the lines, in Architecture in transition. Between deconstruction and new modernism, ed. P. Noever (1991); Daniel Libeskind. Countersign (1991, 1992²). Vedi tav. f.t.
bibliografia
Daniel Libeskind. An architectural design interview, in Deconstruction III, ed. A. Papadakis, London 1990.
B. Schneider, Daniel Libeskind, Radix-Matrix. Architekturen und Schriften, hrsg. A.M. Müller, München-New York 1994.
D. Bates, Una conversación entre lineas con Daniel Libeskind, in el Croquis, 1996, 80.
L. Sacchi, Daniel Libeskind, Museo ebraico, Berlino, Torino 1998.