LOHENSTEIN, Daniel Casper von
Drammaturgo e romanziere tedesco, nato a Nimptsch (Slesia) il 25 gennaio 1635, morto a Breslavia il 28 aprile 1683. Uomo di sapere enciclopedico, di tenace attività, salì all'alta carica di Syndikus della città di Breslavia, che abilmente rappresentò in una missione diplomatica a Vienna (1675). Accanto all'amico Chr. Hofmannswaldau, il L. è il principale esponente della seconda scuola slesiana e dopo A. Gryphius, da cui prese le mosse, riallacciandosi così al teatro olandese (J. Vondel) e a Seneca, è il più notevole drammaturgo del Barocco tedesco. Coltivò solo occasionalmente la lirica. A fini educativi nazionali mirò col voluminoso romanzo Arminius (incompiuto, pubblicato postumo, 1689-90): evocazione dell'antichità germanica idealizzata e proiettata a specchio di cultura e idealità cortesi della società contemporanea; farraginoso repertorio di notizie erudite, di considerazioni morali, diluite in un'azione stagnante. Ma la massima ammirazione dei contemporanei l'ottenne con i suoi drammi. Esordì quindicenne col dramma Ibrahim Bassa (fonte: il romanzo di M. lle de Scudéry nella vers; one di Ph. v. Zesen), tenendosi ancora assai vicino al Gryphius. Nei drammi posteriori (Cleopatra, 1661, le due tragedie neroniane Epicharis, Agrippina; Ibrahim Sultan e Sophonisbe) egli è più personale e, insieme, più barocco.
Mancarono al L. la grave religiosità, il dispregio della vita terrena, formanti il sostrato della tragedia gryphiana: egli ripone sì di contro alla mutevole fortuna la salvezza nel trionfo sulle passioni, in un attivo fatalismo, magnanima eroica fermezza, ma in lui la rigida etica stoico-cristiana è temperata da una visione realistica della vita, e il pessimismo cupo del Gryphius da una curiosità più viva per l'intrigo, il giuoco delle passioni. Traduttore di B. Gracián, egli osserva il mondo con maggiore intuito psicologico e con intellettualistica e voluttuosa compiacenza nella pittura di scene di crudeltà o di torbido erotismo. Il suo teatro sorge da innata inclinazione, ma mancano al L. qualità di poeta: i suoi drammi dilagano senza severo disegno in un cumulo di scene prolisse; abbondano di effetti teatrali, di pesanti dialoghi, di citazioni erudite; e nello stile patetico oscillano tra un crudo realismo e il preziosismo più ricercato e fiorito. E perciò negli attacchi dell'età di Gottsched contro lo stile barocco, il L. fu uno dei principali bersagli.
Ediz.: Due florilegi di J. C. Männling dalle opere del L. contengono le sue sentenze, ecc.: Arminius enucleatus (1708), Lohensteinus sententiosus (1710); 2ª ed. dell'Arminius, 1731; Ibrahim Bassa, in L. Tieck, Dt. Theater, II; Cleopatra, in Kürschners Nat. Litt. (1885), a cura di F. Bobertag; Sophonisbe, Lipsia 1930, a cura di W. Flemming, con buona introduz.
Bibl.: H. v. Müller, Bibliographie der Schriften L.s, nella Festschrift für K. W. Hiersemann, Lipsia 1924; A. Kerckhoffs, D. K. v. L. Trauerspiele, Paderborn 1877; C. Müller, Beiträge zum Leben und Dichten D. C. v. L., Breslavia 1882; W. Martin, Der Still in den Dramen L.s, Lipsia 1927; L. Laporte, L.s Arminius, Berlino 1927.