Scrittore svedese (Skattlövsberg, Kopparberg, 1888 - Stoccolma 1920). Cresciuto in grande indigenza, fece varî mestieri. Autodidatta, narrò in brevi schizzi romantico-realistici (Kolarhistorier, "Storie di carbonai", 1913) e in un romanzo autobiografico (De tre hemlösa "I tre senzatetto", 1918) la povertà e la solitudine dei carbonai nelle grandi foreste del Nord. La sua lirica (Kolvaktarens visor "Le canzoni del carbonaio", 1915; Svarta ballader "Ballate nere", 1917) fonde insieme in cadenze popolareggianti pietismo religioso e disperato umorismo, crudezza realistica e fantastiche evanescenze, facendo di lui il primo rappresentante di quella sensibilità poetico-religiosa che caratterizzò le giovani generazioni svedesi fra le due guerre.