DAMOCRITO (Δαμόκριτος, Damocrĭtus) Etolo
Stratego etolico, nativo di Calidone; nel congresso panetolico di Naupatto (199 a. C.), quantunque vedesse l'animo dei suoi concittadini inclini all'alleanza romana, fece deliberare la sospensiva. Ma dopo il successo militare di Sulpizio ad Ottolobo, località presso la Limastide, D. stesso persuase i suoi concittadini ad aderire all'alleanza romana, e nel 198-97 lo troviamo a far parte d'un'ambasceria a Roma. Dopo che fu conclusa la pace, D. fu uno dei più attivi e aspri avversarî dei Romani contro i quali gli Etoli, delusi nelle loro speranze, cercarono di sollevare tutta la Grecia: egli andò dal tiranno di Sparta Nabide per indurlo alla coalizione contro i Romani. A T. Quinzio Flaminino, allora legato per dissuadere gli Etoli dall'alleanza con Antioco, avrebbe detto insolentemente che darebbe la risposta presso le rive del Tevere (192). Nel 190 fu preso prigioniero dopo l'espugnazione d'Eraclea e nello stesso anno insieme col fratello fu mandato a Roma, dove fu gettato nelle latomie, come chiama Livio la prigione a nord-est del Campidoglio. Riuscì a evadere, ma in seguito per sfuggire alla cattura si suicidò sulle rive del Tevere.
Bibl.: B. Niese, Gesch. der griech. und maked. Staaten, II, Gotha 1899, pp. 599-708; G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, Torino 1923, pp. 137 seg., 165.