MOILE, Damiano da
MOILE (Moyle), Damiano da. – Nacque intorno alla metà del secolo XV da Francesco e da Caterina de Mandris. Originaria della località di Moile (San Lazzaro Parmense, frazione di Parma), la famiglia esercitava la tradizionale professione di vasai (boccalari). Tra molte altre cose, il M. si dedicò anche a questa attività.
Il padre, già morto nel luglio 1457, era miniatore, sebbene non sia stata identificata alcuna opera che ne documenti l’attività: da lui il M. dovette apprendere i primi rudimenti tecnici dell’arte, che anche altri membri della famiglia esercitarono in Parma con buoni risultati.
Dal 1478 al 1500 il M. lavorò per il monastero benedettino di S. Giovanni Evangelista a Parma, prima come cartolaio e legatore, poi come miniatore e fornitore di libri miniati: in due dei corali di S. Giovanni appare il suo nome, ma passarono per la sua bottega anche parecchi altri codici, almeno una decina (Thieme-Becker, p. 206; Testi, p. 15). Con il M. collaborarono molti altri artisti, spesso di buon livello, che eseguivano le miniature secondo il proprio stile personale; partecipavano al lavoro anche legatori e amanuensi. Il M. aveva infatti una bottega importante, che è lecito supporre essere una vera e propria azienda editoriale fiorente nella quale si svolgevano attività disparate anche se complementari.
Non è possibile indicare alcun esempio di miniatura figurativa che possa con certezza essergli attribuito: la parte di lavoro da lui eseguita direttamente dovette essere abbastanza limitata. Più che miniatore egli fu abile calligrafo: il suo intervento nell’esecuzione delle grandi iniziali tratteggiate è documentato in due dei corali del monastero di S. Giovanni ed è assai probabile in quasi tutti gli altri. Lo stile del M. nell’esecuzione delle grandi lettere si presenta innegabilmente moderno e variato sia nel disegno sia nell’armoniosa decorazione a fogliami e fiori.
Collateralmente a questa attività di libraio e calligrafo il M. svolse occasionalmente anche quella di tipografo: il 10 apr. 1477 finì di stampare a Parma, in società con il fratello Bernardo, un Graduale (Indice generale degli incunaboli [=IGI], 4355), documento notevole di tecnica e arte tipografica, impresso con un grande ed elegante carattere gotico (G750), probabilmente da lui stesso disegnato. L’attività tipografica del M. continuò saltuariamente negli anni seguenti: il 30 apr. 1482 sottoscrisse insieme con Giovanni Antonio de’ Montalli l’Expositio super textu Petri Hispani di Nicolaus de Orbellis (IGI, 7018), stampato con un piccolo carattere gotico (G76) già usato il 12 dicembre dell’anno precedente nella stampa delle Quaestiones super tota philosophia naturali di Johannes de Magistris (IGI, 5939), non sottoscritto, ma attribuibile al M.; in questa opera compare anche un altro carattere gotico più grande (G150). Così pure gli vengono attribuiti gli Epigrammata di Marziale (IGI, 6223), senza note tipografiche, ma stampati con lo stesso piccolo carattere dei volumi precedentemente citati. A documentare l’ulteriore attività di tipografo del M. rimane un libro di calligrafia, o più esattamente un modello di alfabeto in caratteri lapidari romani, che è il primo e unico esempio a stampa del Quattrocento di trattazione scientifica sul modo di tracciare lettere maiuscole: il Disegno di lettere romane maiuscole (IGI, 3496), senza data ma da lui sottoscritto.
L’opera è senza il nome dell’autore, e questo rende lecita la supposizione che il M. sia stato non solo il tipografo ma anche l’esecutore del disegno delle lettere, sia pure sulla base di modelli preesistenti. L’alfabeto, infatti, stampato presumibilmente tra il 1480 e il 1482, sia nella forma e disposizione delle lettere sia nelle brevi didascalie che lo accompagnano – dove il M. usa per la prima e unica volta un carattere romano (R112) –, sembra essere una trasposizione in forme tipografiche di quello ben noto di Felice Feliciano. Le lettere, stampate da una sola parte del foglio, erano state certamente disegnate per essere utilizzate come modelli, come sembra confermare anche il fatto che è stato conservato un solo esemplare dell’alfabeto (Parma, Biblioteca Palatina: cfr. Morison), segno di un intenso uso dell’opera, forse in ambiente scolastico.
È da citare, infine, l’attribuzione al M. di un’importante edizione in lingua italiana, il primo testo stampato in volgare in Italia: una Passione di Cristo (Incunabula short-title Catalogue [=ISTC], ip00147000), versione italiana della Passio Christi o Leiden Christi, testo molto diffuso in area germanica. Sebbene la stampa sia stata assegnata – in forma dubitativa – al M. dall’analisi dei caratteri, confrontati con quelli da lui creati e usati nei corali benedettini di Lodi (Donati), la cronologia proposta (1470 circa) è problematica, poiché la prima datazione certa riguardo all’attività di poligrafo del M. è il Graduale da lui sottoscritto e datato 1477. L’attribuzione al M. è stata recentemente confutata (Scapecchi) insieme con la datazione, che viene anticipata, ipotizzando quindi che questo, oltre che il primo libro stampato in lingua italiana, sia anche il primo libro stampato in Italia.
Il M. morì probabilmente non molto dopo il 6 dic. 1500, data in cui il suo nome appare per l’ultima volta citato in un documento (Scarabelli Zunti, p. 48). Il 22 febbr. 1510 era certamente morto perché uno dei figli testimonia come «Girolamo de Moili f. q. Damiani» (ibid.).
Fonti e Bibl.: A. Pezzana, Storia della città di Parma, III, Parma 1847, App., pp. 37-39, 57 s., 79; E. Scarabelli Zunti, Memorie e documenti di belle arti parmigiane, I, a cura di S. Lottici, Parma 1911, pp. 46-48; L. Testi, I corali miniati della chiesa di S. Giovanni Evangelista in Parma, in La Bibliofilia, XX (1918), pp. 1-30; S. Morison, A newly discovered treatise on classic letter design printed at Parma by Damianus Moyllus circa 1480, Paris 1927; R. Bertieri, Editori e stampatori italiani del Quattrocento, Milano 1929, p. 92; Id., Gli studi italiani sull’alfabeto nel Rinascimento, in Gutenberg Jahrbuch, IV (1929), pp. 269-286; P. Zorzanello, La stampa nelle provincie di Parma e Piacenza, in Tesori delle biblioteche d'Italia: Emilia e Romagna, a cura di D. Fava, Milano 1932, pp. 540 s.; Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, VII, London 1935, pp. XLVIII, 940 s.; D. Fava, Le conquiste tecniche di un grande tipografo del Quattrocento, in Gutenberg Jahrbuch, XV (1940), pp. 147-156; Id., Il corale a stampa del 1477 e i suoi autori, in Archivio storico per la città, i comuni del territorio lodigiano e della diocesi di Lodi, LIX (1940), pp. 54-61; P. D’Ancona - E. Aeschlimann, Dictionnaire des miniaturistes…, Milan 1949, pp. 58 s.; L. Donati, Passio Domini nostri Iesu Christi, in La Bibliofilia, LVI (1954), pp. 181-215; G. Mardersteig, Leon Battista Alberti e la rinascita del carattere lapidario romano nel Quattrocento, in Italia medioevale e umanistica, II (1959), pp. 300, 304 s., 307; E. Casamassima, Trattati di scrittura del Cinquecento italiano, Milano 1966, p. 23; J. Tschichold, Das Alphabet des Damianus Moyllus Parma um 1483, Basel 1971; L.A. Ciapponi, A fragmentary treatise on epigraphic alphabets by Fra Giocondo da Verona, in Renaissance Quarterly, XXXII (1979), 1, pp. 18-40; M.K. Duggan, Italian music incunabula, Berkeley, CA, 1992, pp. 90-99; R. Lasagni, Dizionario biografico dei Parmigiani, Parma 1999, pp. 558 s.; P. Scapecchi, Subiaco 1465 oppure [Bondeno 1463]? Analisi del frammento Parson-Scheide, in La Bibliofilia, CIII (2001), pp. 1-24; U. Thieme - F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, XXV, pp. 205 s.; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, ad ind.; The British Library, ISTC - Incunabula Short-title Catalogue, in www.bl.uk.