DALMATICA
. Veste, originaria dalla Dalmazia, come dice il suo nome stesso, ma dal sec. II d. C. entrata nell'uso dei Romani d' ogni parte dell'Impero, soprattutto nell'Oriente e nell'Africa. La sua forma era quella d'una tunica, lunga fin sotto i ginocchi, con maniche larghe: la presenza delle maniche era ciò che distingueva la dalmatica dal colobio, quantunque invero molte volte i testi sembrino far confusione fra le due vesti. Ambedue erano portate sopra la tunica vera e propria aderente al corpo; tuttavia ancora sopra di esse era talvolta gettato il mantello.
La dalmatica era in generale bianca, ma ornata lungo gli orli da fasce (clavi) e da dischi (segmenta) riportati, in rosso e spesso anche ricamati. Fu dapprima considerata come veste di lusso; in seguito l'uso ne divenne più comune, ma rimase tuttavia un segno di distinzione, soprattutto di coloro che erano rivestiti di qualche ufficio, e con tale significato passò al cristianesimo (vedi appresso). L'editto dei prezzi di Diocleziano menziona varî generi di dalmatiche: per uomini e per donne, di lana, lino, seta, con ornamenti o senza. Frequente ne è la rappresentazione nei dittici consolari, nelle pitture delle catacombe, specie nella raffigurazione dell'orante, nelle pitture e nei musaici dell'Africa; resti di dalmatiche furono rinvenuti in tombe egizie dei secoli IV e V d. C.
Liturgia. - La dalmatica è un indumento liturgico variamente ornato che scende sino ai ginocchi, largo e aperto ai lati, con maniche ampie e corte, scollato; è indossato dal diacono, nel servizio dell'altare (messa, benedizioni), e dai vescovi nella messa solenne. Quella del diacono è piuttosto pesante e carica di ornamenti; quella del vescovo è molto più sottile, semplice e in forma di sottoveste: la indossa, infatti, sotto la pianeta.
Deriva dal costume civile adottato in Roma (v. sopra) e che decadde dall'uso nei secoli V-VI, quando appunto, da Roma, cominciava a diffondersi come veste liturgica. Nel primo Medioevo era una tunica bianca, clavata, caratteristica per le ampie maniche; fra il sec. VII e il X ebbe clavi e balza nelle maniche e lungo il bordo inferiore. Dopo il sec. XII seguì il canone dei colori delle pianete; ma in Italia si preferì ancora portarne di bianche con ampie applicazioni a ricamo nel collare e nelle maniche. Oltralpe, nella seconda metà del Duecento, vi fu un progressivo raccorciamento sia delle maniche sia del parato, e un aprirsi in sparato lungo i fianchi; nel Trecento lo sparato si svilupperà fin nelle maniche, ridotte a scapolari. In Italia le maniche vennero ridotte, mai abolite. Si conserva qualche dalmatica dei secoli XII e XIII in Italia, una di Bonifacio VIII ad Anagni, ma rimaneggiata, e la dalmatica detta di Carlomagno, squisito lavoro bizantino del sec. XIV. Dopo il Trecento, dalmatica e tonacella tendono a prendere la stessa forma e dimensione, fino a esserne dubbia la distinzione che ora si conserva solo nei nomi. Dal Cinquecento ai nostri giorni non ha subito altre variazioni, se non nell'ornamentazione.
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