DALLE MASEGNE, Iacobello e Pier Paolo
Scultori e architetti veneziani. Le loro notizie si restringono tra il 1383 e il 1409; di Iacobello nulla si sa dopo quest'anno; di Pier Paolo conosciamo il testamento del 1403. Erano a Mantova nel 1383; poco dopo eseguivano a Bologna la sepoltura di Giovanni da Legnano (morto nel 1383), e nel 1388 vi tornarono per eseguire la gran pala d'altare nella chiesa di S. Francesco. Nel 1394 Iacobello e Pier Paolo avevano compiuto l'iconostasi della basilica di S. Marco con Cristo in Croce tra la Vergine e S. Giovanni e i dodici Apostoli.
Nel 1394-97 il Gonzaga affidò loro l'esecuzione della cappella da edificarsi nella cattedrale di S. Pietro di Mantova alla cui facciata essi stavano già lavorando. Ma scoppiata la guerra tra il Gonzaga e G.G. Visconti il lavoro rimase sospeso. Nel '99 i due fratelli sono chiamati a collaborare durante tre mesi alla decorazione del duomo di Milano per passare poi, dietro invito del Visconti, a lavorare nel castello di Pavia. Il 19 ottobre '99 Iacobello fu chiamato a far parte d'una commissione d'ingegneri, alla quale si richiese anche il parere sulla costruzione del duomo, mentre Pier Paolo, tornato a Venezia, assunse l'impegno (1400) della sepoltura di Margherita Gonzaga, e di riprendere la direzione dei lavori per la facciata di S. Pietro. Nel 1402 egli ebbe l'incarico di eseguire il finestrone del Palazzo ducale dalla parte della laguna, ma morì prima che il lavoro fosse compiuto.
La tomba Legnani e la pala francescana a Bologna, l'iconostasi di S. Marco a Venezia, la tomba di Margherita Gonzaga (ridotta al sarcofago con la figura giacente) a Mantova, attestano l'abilità dei due scultori, seguaci della scuola pisana non senza qualche accenno a influsso nordico. Meno felice la facciata del S. Pietro di Mantova che conosciamo soltanto da un quadro di Domenico Morone, già nella Galleria Crespi: l'obbligo di coordinare i vecchi elementi coi nuovi la rese inorganica. Iacobello ebbe un figlio, Paolo, pure scultore, che lavorò la tomba di Iacopo Cavalli in S. Giovanni e Paolo di Venezia e quella di Prendiparte Pico in S. Francesco della Mirandola. Sono state attribuite a Iacobello e Pier Paolo D.M. la statuetta d'un doge inginocchiato nel Museo civico di Venezia e la figura d'un santo che faceva parte d'un sarcofago nel Museo sforzesco di Milano.
Bibl.: V. Davia, Memorie storiche intorno ad una tavola figurata nella chiesa di S. Francesco di Jacobello e P. Paolo Veneziani, Bologna 1843; id., Cenni intorno alla recente erezione dell'antica ancona di marmo figurato nel tempio di S. Francesco di Bologna, Bologna 1845; P. Torelli, Jacobello e Pietro Paolo dalle Masegne a Mantova, in Rass. d'Arte, XIII (1913), pp. 67-71; J.B. Supino, La Pala d'altare di J. e P.P. d.M., nella chiesa di S. Francesco di Bologna, in Atti e mem. dell'Acc. delle scienze dell'istit. di Bologna, 1915; L. Planiscig, Die venez. Plastik d. 14. Jahr., in Jahrb. d. kunsth. Samml. d. allerh. Kaiserh., XXXIII (1916), p. 61 segg.; id., in Thieme-Becker, Künstler-Lex., XXIV, Lipsia 1930 (con bibl.); P.L. Rambaldi, Nuovi appunti sui maestri J. e P.P. da Venezia, in Venezia, I (1920), pp. 63-88; R. Krautheimer, Zur venez. Trecentoplastik, in Marb. Jahrb. f. Kusntw., V (1929), pp. 193-212.