DALLA GOSTENA, Giovanni Battista
Nacque a Genova intorno al 1530. Ben poco si sa della sua vita, sulla quale tacciono quasi completamente i documenti negli archivi genovesi. Di origine schiettamente ligure, come attesta il cognome, prese i voti in giovane età, dedicandosi contemporaneamente allo studio della musica. Come egli stesso afferma nel frontespizio del suo Libro primo di madrigali a quattro voci (1582), fu per qualche tempo allievo e discepolo del compositore fiammingo Filippo de Monte, che ere stato molto probabilmente attivo a Genova intorno al 1550 in qualità di precettore di musica.
Un primo gruppo di sue composizioni (i madrigali "In Dio vedrai", "Cantiamo insieme", "Tra i capei d'or", "Come un'onda è il mio amor", "Rispetto di te", "Fortuna è ciecha", "Gioia, conforto", "Io non nego ma non so") apparve nel 1571 per i tipi dell'editore Bartoli di Genova in una raccolta di opere miscellanee, il Libro de madrigali con le nove musiche da strumenti e da voce de li illustri musici genovesi Pinello, da la Gostena, Dueto, oggi purtroppo andata perduta.
Esattamente dieci anni trascorsero tra la pubblicazione del primo gruppo di opere del D. e la stampa del primo libro di madrigali interamente ed esclusivamente dedicato a composizioni del musicista genovese. Questo volume, intitolato Il libro primo di madrigali a quattro voci di G. B. dalla Gostena genovese, discepolo di Filippo di Monte, fu edito dal Gardano, a Venezia. Esso contiene ventinove madrigali ed è dedicato al nobile genovese Raffaele Raggio; porta la data "Di Genova. 30 III 1582", ed è definito dallo stesso D., nella prefazione, "primo parto del mio debile ingegno".
Il successivo Primo libro de madrigali a cinque voci, stampato anch'esso dal Gardano di Venezia e comprendente ventuno composizioni, risale al novembre del 1584.
Sul frontespizio della raccolta il D. si definisce per la prima volta "Maestro di cappella nel Duomo di Genova", il che fa supporre che in quell'anno egli fosse riuscito ad ottenere l'ambita carica, che nel 1583 era stata appannaggio del musicista piemontese Antonio Dueto.
Il Primo libro de madrigali a cinque voci è dedicato "alla Sacra Cesarea Maestà dell'Imperatore Rodolfo Secondo". Nel testo della dedica il D. ribadisce i suoi buoni rapporti col De Monte, allorché scrive "Havendomi maggiormente questo talento qual si sia in quella Corte acquistato nella servitù della Felice Memoria di Massimiliano Secondo per opra di M. Filippo di Monte".
Al Primo libro de madrigali a cinque voci fecero poi seguito il Primo e il Secondo libro di canzonette a quattro voci, pubblicati, entrambi a Venezia, rispettivamente nel 1586 e nel 1589. Mentre il Primo libro è stampato in partitura, il Secondo libro, con ventuno pezzi, e edito secondo il consueto sistema delle parti staccate. In esso compare anche una Sestina di Simone Molinaro, nipote e allievo del D., che ne prenderà il posto di maestro di cappella nel duomo, e curerà anche la pubblicazione postuma (nel 1599) di venticinque Fantasie per liuto del defunto musicista.
L'ultima raccolta di composizioni di cui il D. vide la pubblicazione è quella del Secondo libro de madrigali a cinque voci, stampato dall'editore Gardano di Venezia nel 1595. Durante la vita del compositore alcune altre opere madrigalesche furono date alle stampe in raccolte miscellanee. Quella di gran lunga più importante è il madrigale "Ohimè lasso", che Filippo De Monte volle inserire nel suo Terzo libro de madrigali a quattro voci del 1585; un'altra è il madrigale "Così bella vittoria", facente parte della Vittoria amorosa de diversi authori a cinque voci apparsa a Venezia nel 1596. Altre composizioni vocali furono stampate postume, fino al 1611, in parte ancora per merito del nipote Simone Molinaro. Tra le ultime opere del D. occorre anche ricordare il sonetto su testo del Tasso, "Poiché d'un cor due amiche amanti voglie", scritto per commemorare la morte di Maria di Avalos e Fabrizio Carafa, i due sfortunati amanti uccisi dal compositore Gesualdo da Venosa (marito di Maria d'Avalos) nella notte tra il 26 e il 27 ott. 1591. Di questa composizione non è stata purtroppo conservata la musica.
Degli ultimi anni della vita del D. sappiamo assai poco. È però probabile che il compositore avesse assunto, dopo il 1589, qualche incarico presso la corte del principe di Piombino; nella dedica del Primo libro de madrigali a cinque voci (1599) di Simone Molinaro al principe di Piombino leggiamo infatti le seguenti parole: "È perché so quanto le sono io servitore, altrettanto fu alla Casa Sua vivendo Gio. Battista dalla Gostena mio Zio". È però ignota la natura del rapporto tra il D. e il signore toscano; è tuttavia lecito supporre che tale rapporto si sia limitato al semplice invio di composizioni, e non abbia comportato l'abbandono del più prestigioso incarico di maestro di cappella nella cattedrale genovese.
Il D. morì a Genova nel dicembre del 1598, come apprendiamo da un documento in cui si accenna esplicitamente ad una "Messa dei morti" fatta intonare in suo onore nella chiesa di S. Ambrogio.
La produzione del D., quantitativamente piuttosto limitata, appare fortemente influenzata, dapprincipio, dai modelli estetici e formali di Filippo De Monti. Ciò risalta soprattutto dalla disposizione rigorosamente contrappuntistica della maggior parte delle opere del Libro primo di madrigali a quattro voci del 1582, e nella scarsa varietà di movenze ed atteggiamenti melodici di tali composizioni. Il madrigale "Ohimè lasso", inserito dal De Monte nella sua raccolta di Madrigali del 1585, rivela però un andamento musicalmente assai più sciolto ed espressivo, e l'abbandono ad una "immediatezza sentimentale profondamente sentita" (Giazotto, p. 148).
Anche nelle opere del Libro primo di madrigali a quattro voci è tuttavia possibile cogliere occasionali insinuazioni di un cromatismo forse non immemore delle precedenti esperienze di Cipriano de Rore. La tendenza al cromatismo si accentua maggiormente nelle opere vocali della piena maturità artistica del D.; nelle ultime raccolte di composizioni l'influsso del De Monte appare inoltre contemperato da un più vivo interesse per le esperienze creative degli autori meridionali, più ricche di sensualità sonora e di vivacità rappresentativa.
Di notevole interesse sono le composizioni liutistiche, pubblicate postume dal nipote Simone Molinaro nel libro di Intavolatura diliuto del 1599 (l'unica copia completa di quest'opera è oggi conservata alla British Library di Londra; una copia incompleta, mancante del finale della Fantasia n. 11, dell'intera Fantasia n. 12 e dell'inizio della n. 13 si trova alla Biblioteca nazionale di Firenze). Nella prefazione di questa raccolta, Molinaro ha parole di caldo riconoscimento per lo zio e maestro: "Come potrò io, honorare a pieno Dio, prima causa di tutto, se non con gran cuore; e a mio zio, secondario istrumento, come potrò esser grato, se non con grata memoria?". Dell'Intavolatura liutistica del Molinaro fanno parte venticinque Fantasie originali del D., oltre alle trascrizioni di tre canzoni francesi ("Mais que sert la richesse à l'homme" di G. Costelij, "Pis ne me peult venir" di T. Créquillon, "Suzanne un jour" di O. di Lasso), e l'intavolatura della Fantasia di Giulio Severino sopra la stessa "Suzanne un jour" di Lasso.
Le Fantasie sono senza dubbio le composizioni più importanti. In genere elaborate secondo una severa concezione polifonica, lasciano talvolta spazio ad una espressività dolente che si insinua nelle pieghe di un discorso musicale di classica compostezza. Talora affiorano in queste composizioni tratti virtuosistici, in cui generalmente il motivo d'apertura, in lunghe note tenute nei bassi, si contrappone a vivaci passi di scale (Fantasie nn. 7, 8, 9, 15, 19, 22, 23). Altra cornponente del linguaggio liutistico del D. è il ricorso ad una scrittura assai ricca di cromatismi. L'utilizzazione a fini espressivi del cromatismo e particolarmente evidente nella venticinquesima ed ultima Fantasia, uno dei maggiori capolavori strumentali del musicista ligure. Di carattere assai più leggero sono invece le intavolature delle tre canzoni alla francese, in cui più scoperto è il ricorso ad una tecnica liutistica di chiaro stampo virtuosistico. L'intavolatura della celebre canzone "Suzanne un jour" di Orlando di Lasso, in particolare, mette in mostra una smaliziata tecnica di diminuzioni melodiche, tanto più evidente ove si confronti la versione del D. con quella, assai più vicina ai valori musicali originali, del Severino.
Opere: Oltre alle composizioni citate in precedenza, si ricordano tre madrigali ("Tu che del mio", "Lucido animaletto", "Clorimi diede") inseriti nel Primo libro de madrigali a cinque voci di Simone Molinaro (Milano 1599), quattro madrigali riuniti nella raccolta Fronde fiorite dell'arbore musicale del Molinaro (Milano 1600) e ancora un madrigale (Ninfe cantate meco) inserito nelle Fatiche spirituali ... libro secondo. sempre del Molinaro (Venezia 1610). Nell'ambito della musica sacra si ricordano i mottetti "Repleti sunt omnes spiritu" e "Tulerunt Dominum meum", entrambi a cinque voci, pubblicati nel 1611 nella collezione di Schadaeus Promptuarii mvsici sacras harmonias sive Motetas (Strasburgo 1611).
Scarsissime sono le edizioni moderne di opere del D., e limitate alle sole composizioni liutistiche. La Fantasia n. 25 fu pubblicata da Oscar Chilesotti nella raccolta Lautenspieler des 16. Jahrhunderts (Leipzig 1891). L'edizione delle Fantasie curata da Giuseppe Guilino (Firenze 1949), oltre che incompleta perché basata sulla copia lacunosa della Biblioteca nazionale di Firenze, non è condotta secondo attendibili criteri filologici e scientifici.
Fonti e Bibl.: O. Chilesotti, Note circa alcuni liutisti ital. della prima metà del Cinquecento, Torino 1902, pp. 56 s.; R. Giazotto, Poema del Tasso in morte di Maria Gesualda, in Rassegna musicale, XVIII (1948) pp. 15 s.; Id., La musica a Genova, Genova 1951, pp. 134 s.; 138 s.; 142-50, 170-74, 245 s.; 297-304; D. Prat, Diccionario biografico-bibliografico des guitarristas, Buenos Aires 1934, p. 78; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, IV, p. 63; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 649; La Musica. Diz., I, p. 474; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, V, coll. 551 s.; Encicl. d. musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 228; The New Grove Dict. of. Music and Musicians, V, pp. 345 s.