– Nome d'arte della cantante e attrice italiana naturalizzata francese Iolanda Cristina Gigliotti (Choubrah, Il Cairo, 1933 - Parigi 1987). Proveniente da una famiglia calabrese emigrata in Egitto, dotata di una bellezza mobile e nervosa e di una sensualità abbagliante, la fascia di Miss Egitto conquistata a 17 anni l’ha avviata a una fortunata carriera cinematografica (tra le numerose interpretazioni si segnalano: Le masque de Toutankhamon, 1954; Sigarah wa kas, 1955; Rapt au deuxième bureau, 1958; L'inconnue de Hong Kong, 1963; Ménage all'italiana, 1965; Io ti amo, 1968; Al-yawm al-Sadis, 1986), sebbene la precoce popolarità raggiunta le sia derivata dal canto già fin dal primo vinile, Madona, registrato nel 1954, confermata da Bambino (1956), che le è valso il primo disco d’oro. Vincitrice di due Oscar mondiali della canzone (1963, 1964) e di un disco di platino (1964), oltre 170 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, grazie a un timbro vocale potente, in grado di evocare emotività e malinconia ma anche di camminare sul filo dell’ironia e della giocosità, dagli anni Sessanta la sua carriera è stata un susseguirsi di trionfali esibizioni sui più prestigiosi palcoscenici mondiali, primo fra tutti l’Olympia, e di successi discografici (basti citare qui La danse de Zorba, 1964, Bang bang, 1967, Gigi l’amoroso, 1974 e Il venait d'avoir 18 ans, 1975), cui ha fatto però da contrappunto una storia personale travagliata e segnata dalla depressione, costellata di amori infelici e di eventi tragici che l’hanno spinta a diversi tentativi di suicidio, il primo nel 1967, a un mese dalla morte di L. Tenco il legame sentimentale con il quale, attribuitole dalla stampa dell’epoca, non è mai stato confermato ufficialmente. Negli anni Ottanta, mentre la sua fama si consolida, alimentata anche dall’aura leggendaria che si è condensata intorno alla sua immagine di donna fascinosa e dolente, D. intraprende un percorso che l’avvicinerà alla spiritualità orientale e all’impegno sociale nella lotta contro l’AIDS e l’emarginazione degli omosessuali, prestando la sua voce alla gauche mitterrandiana nella campagna per l'Eliseo del 1981, ma non riuscendo a sconfiggere quel male di vivere che nel 1987, a vent'anni dal primo tentativo e a dieci dal secondo, la spingerà al suicidio. Sulla sua vita, oltre alla miniserie televisiva Dalida (2006), in cui è impersonata da S. Ferilli, nel 2017 è stato girato il film biografico omonimo, diretto da L. Azuelos e interpretato da S. Alviti e R. Scamarcio.