DAL POZZO, cavaliere di Castellino e S. Vincenzo, Ferdinando, barone
Patriota e uomo politico, nato a Moncalvo il 25 marzo 1768, morto a Torino il 29 dicembre 1843. Laureatosi in legge a Torino nel 1787, entrò, sotto i Savoia, nella pubblica amministrazione e vi rimase anche durante il governo francese. Fu allora consigliere generale delle Finanze, senatore, sostituto commissario del governo presso il Tribunale d'appello di Torino, deputato nel corpo legislativo francese dal 1803 al 1808, membro della consulta romana nel 1809 e primo presidente della Corte d'appello di Genova dal 1809 al 1814, quando, tornati i Savoia nel Piemonte, fu destituito. Datosi alla libera avvocatura in Torino, fu d'allora sino al 1821 il grande patrocinatore della legislatura nuova, contro l'antica restaurata, nei tribunali e negli anonimi Opuscoli di un avvocato milanese. Per questo suo spirito liberale e perché era stato tutore e difensore del patrimonio famigliare del bambino principe Carlo Alberto di Carignano, questi - nominato reggente dello stato nel 1821 durante l'assenza del re Carlo Felice - lo nominò a reggere il Ministero degl'interni, durante il primo esperimento di governo costituzionale piemontese. In quei 25 giorni di libertà il D.P. spronò il principe sulla via nuova e lo sorresse contro le intemperanze settarie, specialmente dei Carbonari alessandrini. Quando il principe fu forzato dal re a riparare a Novara, il D.P. ebbe da lui preghiera scritta di continuare a reggere il ministero per non abbandonare il paese nell'estrema rovina. In seguito al trionfo del conservatorismo puntellato dall'Austria, egli esulò spontaneamente a Ginevra e, senza mai essere stato sottoposto a un giudizio legale né condannato in nessun modo, non poté più rientrare in patria, anche quando molti anni dopo ne fece richiesta. Nel 1823 passò a Londra, restandovi sino al 1831, quando si trasferì a Parigi, donde nel 1834 poté tornare in Piemonte, dopo avere steso una supplica al Re Carlo Alberto.
Dal 1821 al 1834 aveva continuato la sua critica al governo reazionario nelle Observations sur le régime hypothécaire, nelle Observations sur un nouveau et vaste plan d'impôts communaux, in una lettera aperta a Carlo. Alberto e in due altre al suo ministro Montiglio di Villanova, nei Motifs de la publicité donnée à la lettre à Charles Albert, e nell'Édit de S.M. Charles Albert du 18 août 1831. Mentre, indignato contro Carlo Alberto irretito dai cortigiani, componeva una preziosa e purtroppo irreperibile storia De la révolution du Piémont de 1821, bandì in gloria del capostipite suo un concorso per il migliore Elogio storico del principe Tommaso di Carignano. Così, italiano di sentimenti, contro l'unitarismo mazziniano pubblicava il Della felicità che gli italiani possono e devono dal governo austriaco procacciarsi, che gli attirò addosso il furore dei liberali. Allora pubblicò in propria difesa le Lettere di Ferdinando Dal Pozzo ad un suo amico e l'Insigne mensonge de J. B. Marocchetti. Tornato in patria, partecipò scarsamente alla politica del tempo.
Bibl.: L.C. Bollea, F. Dal Pozzo di Castellino e S. Vincenzo, in varî articoli del Risorgimento italiano, s. 2ª, VIII-XII, Torino 1915-24; F. Guasco, Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine, fasc. 3°, famiglia Dal Pozzo, Casal Monferrato 1926; A. Tallone, Introduzione al Parlamento Sabaudo, parte I: Patria Cismontana, edita dalla R. Accademia dei Lincei, Bologna 1928.