DAL POZZO, Carlo Antonio
Nacque a Torino il 28 nov. 1606 da Antonio e da Bianca Maria Cacherano.
Fratello minore di Cassiano iunior, passò la sua infanzia tra il Piemonte, dove risiedevano la madre e la sorella Virginia, e Firenze. Come il fratello Cassiano (iunior), pupillo dello zio arcivescovo di Pisa suo omonimo, anche il D. godette della posizione privilegiata della sua famiglia alla corte di Toscana dovuta, al tempo della sua giovinezza, non più solo alla protezione del potente prelato (morto nel 1607), ma alla carica di uditore delle Bande ancora ricoperta dal padre dopo la morte del granduca Ferdinando I. Al contrario del fratello Cassiano - dalla cui fortuna dipesero molte vicende della vita del D. - addottoratosi a Pisa in utroque iure l'11 apr. 1603, non è nota la frequentazione da parte del D. dello Studio pisano né di altre università.
Nel 1620, a quindici anni, il D. giungeva a Roma chiamato dal fratello Cassiano, con il quale trasferì la residenza dei Dal Pozzo romani (fino alla loro estinzione) nel palazzo di via dei Chiavari affittato dai padri teatini di S. Andrea della Valle (1621), per il quale nel 1661 il D. pagava annualmente 500 scudi. Dapprima segretario e collaboratore, poi continuatore, ma soprattutto conservatore delle famose raccolte grafiche e numismatiche, della collezione pittorica e del famoso "Museo" di reperti naturalistici e scientifici, riuniti durante tutta la sua vita dal più famoso fratello, il D. è spesso ricordato con grande stima e partecipazione da numerosi corrispondenti del cavalier Cassiano. Una importante menzione del D. si trova nella lettera scritta da Parigi il 12 luglio 1625 da Palamede de Vallavez, fratello del noto corrispondente di Cassiano, Nicolas Fabre de Peiresc, con la quale il francese interessava i collezionisti italiani ad una edizione di antichità romane incisa dal Rubens.
Nel 1625 il D. partecipò con Cassiano, coppiere del cardinal Francesco Barberini, al viaggio della legazione pontificia in Francia: nel "Ruolo de' Gentilhuomini e famiglia condotta dal Legato", scritto in appendice al diario del viaggio dallo stesso Cassiano, il D. appare infatti associato ad altri giovani gentiluomini e cavallerizzi particolarmente legati all'ambiente dei Barberini. Durante il soggiorno della legazione a Fontainebleau, il D. annotò osservazioni naturalistiche di carattere ornitologico sugli uccelli indigeni e sui molti esemplari esotici appartenenti alla collezione del giovane Luigi XIII. Le osservazioni del D., rimaste ancora manoscritte, furono citate da J. Faber nella Adnotationes ad Recchum, e sono da ritenersi parallele e dipendenti dalle succinte descrizioni di uccelli approntate da Cassiano nel diario legazionale.
Nascono dal diffuso interesse parascientifico per l'ornitologia sviluppatosi verso la fine del primo decennio del Seicento nell'ambito dell'Accademia dei Lincei, della quale Cassiano entrò a far parte nel 1622, proprio con la partecipazione ad una delle prime opere di catalogazione ornitologica illustrata: L'Uccelliera del padre gesuita G.P. Olina.
Il D. non partecipò alla successiva legazione del cardinal Barberini in Spagna (1626); verosimilmente rimase a Roma per curare gli interessi della casa e del fratello. Risale a questo periodo una lettera scritta da Nicolas Fabre de Peiresc (da Aix-en-Provence, il 20 apr. 1626) indirizzata a Cassiano alla corte di Madrid, nella quale il collezionista-scienziato francese pregava il cavaliere di ringraziare il D. che da Roma gli aveva inviato tramite l'illustre umanista Girolamo Aleandro, in partenza per la Francia, il disegno di un celebre vaso di alabastro antico del defunto cardinal Dei Monte. Come già rilevava il Lumbroso, del carteggio personale del D., a cui si fa più volte riferimento in quello copiosissimo di Cassiano, non si hanno ancora oggi tracce; la persobalità del D. rimane quindi ancora più dipendente e subordinata a quella del fratello e, dal punto di vista dell'attività collezionistico-mecenatesca, la sua importanza è oggi legata alla storia delle famose raccolte e alle vicende del ramo romanizzato della famiglia di cui egli fu il capostipite.
Nel 1627 sposava Teresa Costa di Garlenda, della ricca famiglia dei conti piemontesi già più volte imparentata con i Dal Pozzo. In tale occasione, Cassiano gli faceva dono di alcune sue rendite; dopo il matrimonio, il D. e la famiglia continuarono ad abitare il palazzo ai Chiavari, che fu anche residenza del cavalier Cassiano fino alla sua morte. Tra il 1630 e il 1645, nacquero dalla coppia due eredi maschi (Ferdinando, tenuto a battesimo dall'ambasciatore di Toscana a nome del granduca; Gabriele, morto nel 1695, padre di Cosimo Antonio) e sei femmine, tutte sposate a illustri esponenti dell'aristocrazia romana (Laura a M. Carpegna; Dorotea a G. B. Sampieri; Apollonia a G. Patriarca; Biancamaria a N. Rondanini; Maria Dianora a G. Ferretti; Maria Caterina a M. A. Olgiati).
Notizie sulla carriera pubblica del D. sono fornite dal Bicci, il quale riportava che il D. "fu riguardato dal Senato del Popolo Romano come persona di valore, e degna di molta stima", e trascriveva la patente in cui è sancita la nomina del D. a capitano del rione di S. Eustachio - insieme con un Alberini e con un Cavalletti - nel quadro del reclutamento dell'esercito romano (1642) per combattere la guerra di Castro contro il duca Odoardo Farnese. Dalla ricognizione dei documenti della famiglia conservati nell'Archivio di Stato di Pisa, il Lumbroso ricavò testimonianze di altre cariche pubbliche ricoperte dal D., il quale, dopo il conflitto di Castro, fu nominato conservatore di Roma e console capitolino (dal 1656 al 1678 e, successivamente, nel 1684).
Il 21 febbr. 1657 il D. fu investito del titolo di cavaliere di S. Stefano; il 22 ottobre dello stesso anno, in seguito alla morte del fratello Cassiano, ereditò i redditi e i privilegi concessi al defunto cavaliere da Urbano VIII e il diritto alla fruizione dei proventi della commenda puteana istituita nell'Ordine di S. Stefano dallo zio arcivescovo.
Una testimonianza particolarmente significativa della successione del D. al cavalierato, ed emblematica della nobile posizione dei Dal Pozzo mecenati romani, è la medaglia (89 mm di diametro) incisa a Roma dopo la morte di Cassiano dal medaglista papale Gasparo Mola (Pollard) riproducente su un lato l'effige a mezzo busto di profilo del D. decorato della croce di S. Stefano, e sull'altro il particolare di un rilievo antico con una allegoria della Pietà e la scritta "Pietas"; la medaglia costituisce l'unico ritratto noto del Dal Pozzo.
Il D. venne chiaramente ricordato da Carlo Dati (1664), già corrispondente del defunto Cassiano; Prospero Mandosio nel 1682 gli dedicava la quarta centuria dei primo volume della Bibliotheca Romana, riconoscimento riservato dall'autore ai personaggi più in vista della Roma del tempo.
Come testimonia il Bellori (1664) e dai numerosi resoconti dei più o meno famosi viaggiatori che visitarono le raccolte, il museo e la cospicua biblioteca di casa Dal Pozzo, dopo la morte di Cassiano, appare chiaro che il D. conservò e, in taluni settori come la numismatica, arricchì le collezioni messe insieme principalmente dal fratello, o sotto la sua guida. Da un esame e un confronto delle legature, e da informazioni estratte dai codici del Carteggio di Cassiano, si può asserire che il D. ne curò, insieme con il suo bibliotecario G. B. Marinella, il ripristino (legature, indici).
Alla sua morte a Roma il 1° ag. 1689, gran parte della collezione pittorica passò al figlio Gabriele, insieme con la biblioteca e con la collezione di disegni, ma importanti dipinti e alcuni manoscritti erano già confluiti nelle case in cui erano sposate le sue sei figlie (Haskell-Rinehart).
Fonti e Bibl.: Sul D. non esistono biografie antiche né studi moderni specifici. Frequenti riferimenti si trovano negli scritti sul fratello Cassiano; documenti inediti sul D., nell'Archivio di Stato di Pisa, furono pubbl. da G. Lumbroso nelle sue indispensabili Notizie sulla vita di Cassiano dal Pozzo, in Miscell. di storia italiana, XV (1874), pp. 145-149. Le due lettere citate di P. de Vallavez e di N. Fabre de Peiresc: a Cassiano, sono contenute nel ms. H 271 (cc. 12rv e 32) della Biblioteca interuniversitaria di Montpellier, e sono state citato nel quadro di un contributo complessivo sul carteggio tra i due personaggi da A. Nicolò-F. Solinas, Sulla schedatura elettronica del, carteggio di Cassiano dal Pozzo, in Boll. d'informazioni d. Centro di elaborazione automatica di dati e documenti storico-artistici della Scuola normale superiore di Pisa, III (1982), 1, pp. 43-95. Le annotazioni ornitologiche originali del D. si trovano nel ms. H 267 (cc. 50 ss.) della Bibl. interuniv. di Montpellier e la citazione delle stesse in J. Fabri Adnotationes ad Recchum, Romae 1651, p. 697. Sulla situazione del "museo" e della biblioteca Dal Pozzo dopo la morte di Cassiano, il resoconto contemporaneo più completo si trova in [G. P. Bellori], Nota delli Musei..., Roma 1664, pp. 49, 59, 63. Per i riferimenti genealogici, per i successivi passaggi ereditari della commenda puteana e per la pubblicazione del documento relativo alla nomina del D. a capitano del rione S. Eustachio, vedi M. U. Bicci, Notizie della famiglia Boccapaduli, Roma 1762, pp. 529-533. Il prestigioso ricordo dei D. tra i principali cittadini romani in P. Mandosio, Bibliotheca Romana, Roma 1682, I, pp. 211 s. Le notizie e uno studio approfondito sulla dispersione delle collezioni Dal Pozzo in F. Haskell-S. Rinehart, The Dal Pozzo Collection. Some new Evidence, in The Burlington Magazine, CII (1960), pp. 318-326. Per l'attribuzione e la pubblicazione di un esemplare della rara medaglia-ritratto dei D. vedi G. Pollard, Some Seventeenth Century Medals, in Studi secenteschi, VII (1967), pp. 97 s.