DACOMARIO
Figlio di Pietro, nacque con ogni probabilità a Benevento da una famiglia senza dubbio influente, intorno alla metà del secolo XI. Il suo nome compare per la prima volta nelle fonti a noi note nel marzo del 1077, quando il principe di Benevento Landolfo VI rilasciò a D., per intercessione dell'arcivescovo Roffredo, un diploma solenne relativo ad un'ampia concessione di privilegi. Grazie alle disposizioni in esso contenute, D., che nel documento viene definito dal principe "fidelis noster", poté costituirsi una solida base economica e di potere nella città. Il principe gli concedeva infatti il diritto di eseguire consistenti lavori sul ponte Leproso, di esigere diritti di passo su questo e di condurre acqua ai mulini di sua proprietà. Nel 1082, come risulta da un documento del 25 agosto di quell'anno relativo ad una concessione da lui fatta al monastero beneventano di S. Sofia, D., era il rettore pontificio della città di Benevento, accanto a quello stesso sculdahis Stefano che, a partire dal 1074, era apparso come consigliere a fianco del principe Landolfo VI. Quando. D. fosse stato innalzato a tale importante carica, non sappiamo: certo dopo la morte del principe, avvenuta nel 1077. Dei due rettori, in un primo momento Stefano sembra essere stato il più influente, come lascia intuire la formula usata nel protocollo del citato documento: "En rector urbis Stephanus prudensque Dacomarius". Tuttavia in un secondo tempo - al più tardi a partire dalla Pentecoste del 1089 (20aprile) -, D. governò da solo Benevento.
Dopo il completamento della torre da lui fatta erigere sul ponte Leproso, D. fece consacrare una chiesetta che vi era incorporata dedicandola a S. Nicola. Nel resoconto della cerimonia, che ci è pervenuto, D. viene qualificato come "homo... providens, prudens, affabilis, spiritualis, actimaratus" (Borgia, Memorie, II, p. 376). Durante la sua amministrazione mantenne buoni rapporti con l'arcivescovo Roffredo: ciò risulta anche da un documento del 1° marzo 1090 relativo alla composizione di una lite per un appezzamento di terreno sul fiume Sabato, sito fuori città. Nella lite erano coinvolti direttamente gli interessi personali di D., dato che le proprietà di quest'ultimo intorno al ponte Leproso si trovavano nelle immediate vicinanze del terreno oggetto della controversia.
La debolezza della sovranità pontificia su Benevento alla fine del sec. XI permise a D. di appropriarsi di un lascito fatto a favore della chiesa beneventana di S. Sofia: di esso l'abate di S. Sofia poté entrare in possesso solo molto più tardi, nel gennaio del 1108 grazie all'intervento del cardinale vescovo Pietro di Porto.
D. morì nel 1097.
Aveva sposato una Alfanana, della cui famiglia nulla sappiamo. Da lei ebbe numerosi figli: Ansone, Dauferio, Atenolfo, Giovanni, Berengario, Pietro, Alfano e Liutprando. Il maggiore, Ansone, raccolse l'eredità politica del padre, proseguendone ed accentuandone gli indirizzi, sino, ad assumere per sé il titolo di principe di Benevento. Fu deposto nel 1102dal papa Pasquale II. La memoria di D. sopravviveva ancora un secolo dopo nella toponomastica beneventana in denominazioni come: "parochia sancti Jolianni Dacomarii" e "parochia sancti Festi cum palatio Dacomarii".
Fonti e Bibl.: Benevento, Bibl. cap., pergamena 416 n. 2 (edita in L. Viscafè, Le carte della Biblioteca capitolare di Benevento, 658-1100, Univers. di Roma, fac. di lettere, istituto di paleogr., tesi di laurea 1948-49, pp. 97-98n. 49); E. Gattola, Historia abbatiae Cassinensis..., I, Venetiis 1733, pp. 409, 411; Falconis Beneventani Chronicon, in G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni e inediti, Napoli 1845, pp. 161 s.; Leonis Marsicani et Petri Diaconi Chronica monasterii Casinensis, a cura di W. Wattenbach, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, VII, Hannoverae 1846, p. 770; O. Bertolini, Gli "Annales Beneventani"..., in Bull. dell'Istituto storico italiano..., XLII (1922), p. 150; Id., I documenti trascritti nel "Liber preceptorum Beneventani Monasterii S. Sophiae", in Misc. in onore di M. Schipa, Napoli 1925, p. 33, W. Holtzmann, Un nuovo documento riguardante il rettore Ansone di Benevento, in Samnium, XXXI (1958), pp. 126, 129; Italia Pontificia, IX, ed. W. Holtzmann, Berolini 1962, p. 85n. 11; A. Zazo, L'obituarium S. Spiritus della Biblioteca capitolare di Benevento(s. XII-XIV), Napoli 1963, pp. 130, 132; D. Girgensohn, Documenti Beneventani inediti del secolo XII, in Samnium, XI, (1967), pp. 267, 283; S. Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento, II, Roma 1764, pp. 65-68, 89-93; III, Roma 1769, p. 36; Id., Breve istoria del Dominio temporale della Sede Apostolica nelle due Sicilie, Roma 1788, pp. 46-48 n. 6; E, Isernia, Istoria della città di Benevento dalla sua origine fino al 1875, II, Benevento 1878, pp. 280, 283; O. Vehse, Benevent als Territorium des Kirchenstaates bis zum Beginn der avignonesischen Epoche, in Quellen und Forsch. aus den ital. Arch. u. Bibl., XXII (1930-31), pp. 109-112; A. Zazo, Le chiese parrocchiali di Benevento del XII-XIV secolo, in Samnium, XXXII (1959), pp. 61 s.; 64.