davero
vero Avverbio assertivo, attestato soltanto in Cv II XIV 17 E da vero non sarebbe qua giù generazione né vita d'animale o di piante: notte non sarebbe né die... ma tutto l'universo sarebbe disordinato. La funzione espressiva di d. si distingue più da quella di ‛ veramente ' (sovente con valore restrittivo, come in Cv I I 2, Pd I 10) che da quella di per vero (If XII 111): come con questa locuzione D. afferma " proprio vera " la notizia, non tanto poco credibile quanto repugnante al senso comune, che Opizzo da Esti... / fu spento dal figliastro sù nel mondo, così con d. - e con ‛ daddovero ', v. - dà risalto all'assurdità di un'ipotesi: è illogico pensare che possibile fosse questo nono cielo non muovere (Cv II XIV 16) perché ne deriverebbe rovina per l'universo, e non altrimenti - poiché questo cielo ha a la Morale Filosofia comparazione - cessando la Morale Filosofia... non sarebbe generazione né vita di felicitade (§ 18).
David. - Secondo re d'Israele, vissuto intorno al 1042-971 a.C., il primo dopo Mosè che seppe riunire tutte le tribù e così realizzare in qualche modo una promessa divina, che presagiva i tempi messianici.
Per Israele rappresenta il re ideale che le profezie messianiche, più tardi, idealizzarono ancora. Di lui il libro di Samuele traccia un vivido ritratto: David, pastorello a Betlemme, viene unto re da Samuele dopo il rifiuto di Saul (I Reg. 16, 12). In una guerra dei Filistei contro Israele David seppe vincere il gigante Golia e conquistarsi così la simpatia del popolo. Il re Saul nutrì invidia per lui e lo perseguitò. Dopo la morte di Saul, in un'altra guerra contro i Filistei (cfr. Pg XII 40-42), David divenne re dapprima della Giudea e poi di tutto Israele. Conquistò la cittadella di Gerusalemme, Sion, e fece della città la nuova capitale del regno, trasportandovi l'arca dell'alleanza e organizzandovi il culto. Seppe vincere i nemici del popolo e procurare così la pace a Israele. Verso la fine del suo regno commise un grave peccato, ma il suo pentimento leale gli ottenne il perdono. Tuttavia la sua eccessiva bontà verso i figli fu causa di gravi disordini allorché questi ultimi iniziarono la lotta per la successione. Assalonne si rivoltò contro il padre David (cfr. If XXVIII 138), che dovette fuggire ma seppe poi riconquistare il potere. David compose dei salmi per il culto ed è chiamato il ‛ salmista ' per eccellenza sebbene la maggior parte dei salmi contenuti nella Bibbia datino posteriormente. Come salmista, e grazie a tutta la sua vita, David è un profeta dei tempi messianici e una figurazione del Messia.
D. chiama David (Cv IV V 6) virga de la radice di Iesse ... e Iesse fu padre del sopra detto David. E tutto questo fu in uno temporale, che David nacque e nacque Roma (a Ruth, bisava di David, allude Pd XXXII 11-12), citando Is. 11, 1, per alludere alla sua nascita che egli ritiene avvenuta nello stesso tempo in cui nacque Roma, cioè che Enea venne di Troia in Italia (Cv IV V 6; cfr. anche Ep VII 29). La gloria di David consiste in primissimo luogo nel fatto che Maria e il Cristo dovevano nascere dalla sua razza: David, del qual nasce[tt]e la baldezza e l'onore de l'umana generazione, cioè Maria (Cv IV V 5). La lotta contro Golia è citata due volte, in Mn II IX 11 ed Ep VII 29, ambedue per esortare al coraggio, in quanto la debolezza umana è sostenuta da Dio. Il trasferimento dell'arca dell'alleanza di città in città (Pd XX 37-39), con canti composti da David, con l'esempio dell'umiltà di lui che danzava davanti all'arca (Pg X 65-72), fino a Gerusalemme, fecero di questa città la praelecta civitas David (Ep XI 1). Spesso D. menziona David con il nome di ‛ Salmista ' (Cv II III 11, V 12, IV XIX 7, XXIII 8, Mn I XV 3, III XIV 6, Quaestio 77). David è il salmista della speranza (Pd XXV 71-72) e quello della penitenza, di cui diede un mirabile esempio (Pd XXXII 11-12, Mn I XIII 5), o la ‛ tuba ' dello Spirito Santo (Mn I XVI 5). Talvolta D. chiama David ‛ profeta ' (Mn III III 12, IV 11): tale è soprattutto quando canta la gloria di Salomone che fu, anch'egli, una figurazione del Messia (Mn I XIII 7). Alle sue parole si richiama D. contro il timore della ‛ mala auditio ' (Mn III I 4). D. parla ancora delle parole di David contro la ricchezza, in Cv IV XII 8. Nel Limbo David dovette attendere la glorificazione fino alla discesa di Cristo all'Inferno (If IV 58). Per illustrare le sue parole D. ha saputo trarre profitto da quanto sapeva della storia sacra e dei salmi che conosceva bene. David è il personaggio del Vecchio Testamento più citato da Dante.