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DA MONTE, Giovanni Battista, dettò Montano

di Maria Muccillo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 32 (1986)
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DA MONTE (De Monte, Dei Monte), Giovanni Battista, dettò Montano

Maria Muccillo

Nacque nel 1489 a Verona, da nobile famiglia, originaria di Monte San Savino (prov. di Arezzo) donde il cognome, primogenito, dei tre figli di Conte "condottiere di gente d'arme" e nipote di Mariotto, collaterale generale della Repubblica veneta.

Studiò a Padova, allievo di M. Musuro nelle lettere latine e greche e di Pomponazzi in filosofia. In medicina gli fu maestro Niccolò Leoniceno le cui lezioni seguì a Ferrara. A questi anni va forse ricondotta l'unica testimonianza della sua produzione letteraria, la traduzione latina dell'epillio Ero e Leandro di Museo, scritta probabilmente per la morte del Musuro nel 1517. Conseguita la laurea in medicina, esercitò la professione a Brescia per qualche anno, quindi viaggiò in varie città d'Italia, Palermo, Napoli (dove entrò in contatto con l'ambiente del Sannazzaro), Roma. Qui era certamente nel 1533, come risulta dall'inventario della Bibl. Vaticana (cfr. G. Mercati), attendendo, su commissione del cardinale Ippolito de' Medici, alla traduzione latina dell'opera medica di Aezio.

L'impresa, cui partecipò traducendo dieci dei sedici libri (i primi sette e i tre ultimi; dei sei intermedi si chiese la traduzione a Giano Cornaro), fu compiuta "octimestri spatio" e piuttosto in fretta "non tantum medendi studio, et negociis faniffiaribus, sed curis quoque forensibus et litigiis propulsandis". L'opera uscì l'anno seguente a Venezia in una elegante edizione con dedica al committente, nella quale il D. sottolinea, accanto alle difficoltá dovute alla corruzione dei codici e alla mancanza di una terminologia scientifica latina, l'importanza e l'utilità dell'impresa, mai prima affrontata, e stabili sce la patria di Aezio, confrontando vari godici, in Amida, città della Mesopotamia.

Ignoto è l'anno del suo ritorno a Verona, mentre certa è la sua presenza a Padova nel 1539. Qui, con incarichi triennali, fu chiamato dapprima alla cattedra di medicina pratica ordinaria, con uno stipendio di 500 florini; quindi, nel 1543, su, sua richiesta, a quella di medicina teorica, sostituito nella precedente da Panfilio Monti, con uno stipendio di 700 fiorini; in essa fu riconfermato, con ulteriore aumento di stipendio, nel 1546. Da una testimonianza del discepolo Vincenzo Casali da Brescia (Explicatio eorum quae pertinent tum ad qualitatem simplicium medicamentorum tum ad eorum compositionem... Excerpta ex decretis Montani, Parisiis 1554) risulta che il D. teneva lezioni anche al letto dei malati nell'ospedale di S. Francesco, esercitando la clinica medica, di cui è quindi considerato l'istitutore. In questo stesso periodo sostenne con F. Bonafede l'istituzione in Padova di un "horto medicinale", firmando una lettera ai Riformatori dello Studio trasmessaci da M. Guazzo.

La fama del D. è legata soprattutto al suo insegnamento e alla sua produzione scientifica, perché della sua attività letteraria - pure, apprezzata dai contemporanei - non restano che titoli. Delle opere scientifiche non esiste esatto catalogo. Tutte furono pubblicate postume, e spesso in modo scorretto, dai discepoli Lublino, Cratone, Weindrich, Donzellini, ad eccezione della Metaphrasis summariaeorum quae ad medicamentorum doctrinam attinent, che apparve a Padova nel 1550. Nelle lezioni padovane (In tertium primi Epidemiorum Hippocratis sectionem Explanationes, Venetiis 1554; In nonum librum Rhasis ad Monsorem Regem Arabum... expositio, Venetiis 1554; Expectatissimae in Aphorismos Hippocratis lectiones, Venetiis 1555; In primam, In quartam, In secundam Fen libri primi Canonis Avicennae, pubblicate rispettivamente Venetiis 1554, 1555, 1556) il commento dei testi antichi è svolto con grande chiarezza e libertà, con ampiezza di cognizioni filosofiche, spesso con prese di posizione polemiche che fruttarono al D. i rimbrotti dei colleghi Capodivacca e Zacchia e l'apprezzamento dei Patrizi. Nonostante qualche accenno polemico, la prospettiva del D. rimane saldamente ancorata alla filosofia aristotelica, da cui trae il.concetto della scienza come conoscere "per causas", come individuazione di principi ed assiómi generali da applicare ai casi particolari. Tuttavia, questa organizzazione "logica" della materia medica che egli presenta nelle opere di carattere metodologico (Methodus therapeutica; Idea Hippocratica de generatione pituitae; Methodus de humore melancholico...., Basileae 1555; Methodus universalis in artem parvam Galeni ad Glauconem, Lugduni 1556), dove, per così dire tutta la medicina è "dedotta", dovette essere avvertita dai contemporanei come una "novità" di rilievo o comunque come una caratteristica positiva dell'insegnamento del D., se i discepoli gli attribuiscono il meritò di aver mostrato. "quae sit ratio docendi, discendi exercendi methodice artem medicam". Negli Opuscula e nelle Consultationes medicinales è dato trovare qualche effettivo contributo alla medicina. Nella prima, pubblicata a Venezia nel 1554, sono raccolti scritti di argomento particolare che il Portal giudicava ancora utili per certi dettagli anatomici. Fra questi notevoli sono il De alimentis e il De aquis distillatis per la descrizione delle virtù terapeutiche di molte acque minerali prescritte per la cura di numerose malattie croniche, e per le cognizioni chimiche e botaniche. Le Consultationes medicinales pubblicate dal Cratone in numero di quattrocentotrentaquattro nel 1583 dopo varie edizioni parziali, furono, come è chiarito nella dedica del curatore, in parte "data", in parte, "dicta in Consultationibus" e in parte formulate al letto dei malato. La distribuzione di Cratone - che segue le parti del corpo, dalla, testa ai piedi - ne sottolinea il carattere di silloge del sapere medico per la descrizione e la dotta discussione di quasi tutte le malattie. Qui il D., nonostante le sue posizioni teoriche, si avvale ampiamente dei dati empiriti nella meticolosa descrizione dei sintomi. Nei consulti dedicati al morbo gallico, egli ne abbozza la storia, individua i tramiti del contagio, consiglia l'uso di piante come la radice di china, il guaiaco, l'olio di vetriolo, e sconsiglia il mercurio perché nocivo. Un certo interesse presentano anche descrizioni anatomiche di organi che solo in seguito furono descritti, come è il caso del consulto De cataracta.

È del 1549 un suo viaggio da Padova a Urbino per curare il duca e sua moglie. In quell'occasione il Senato veneto decretò che venisse egualmente retribuito purché recuperasse le lezioni perdute. Ma il D. non tornò a Padova perché, caduto malato, si ritirò a Terrazzo, vicino Verona, dove morì il 6 maggio 1551. Ebbe due figli, Marc'Antonio e Teodoro. Una lapide sepolcrale lo ricorda nella chiesa di S. Maria della Scala a Verona e numerosi furono gli elogi e gli epitaffi in suo onore.

Opere: Delle opere del D. non possediamo un esatto catalogo. Esse sono assai numerose ed ebbero grandissima fortuna come manuale di consultazione per varie generazioni di medici e come testo di lezioni nelle università di tutta Europa. Ne fanno fede gli elogi di personaggi illustri come Vesalio, Fracastoro, Falloppio, per citare solo i più celebri. Numerosissime si susseguirono le edizioni fra il 1550 e il 1587, anno in cui l'opera del D. uscì raccolta in tre tomi a cura del suo discepolo M. Weindrich (cfr. Medicina universa ex lectionibus eius caeterisque opusculis... collecta opera Martini Weindrichii, Francofurti 1587). Ci limitiamo qui a ricordare: Metaphrasis summaria eorum quae ad medicamentorum doctrinam attinent, Patavii 1550; De differentiis medicamentorum et causis diversarum virium... tractatus, Wittembergae 1551; Consultationum medicinalium centuria prima, Venetiis 1554 (altra edizione, con la raccolta completa dei consulti, a cura di Giovanni Cratone di Kraftheim, s. l. 1583); In tertium primi Epidemiorum Hippocratis sectionem Explanationes a Valentino Lublino Polono collectae, Venetiis 1554; In nonum librum Rhasis ad Monsorem Regem Arabum expositio a Valentino Lublino Polono, Medicis posteritatique eorum fideliter communicata, Venetiis 1554; Opuscula..., Venetiis 1554; In primam Fen libri primi Cartottis Avicennae lectiones, Venetiis 1554; Methodus therapeutica; Idea Hippocratica de generatione pituitae; Methodus de humore melancholico..., Basileae 1555; Expectatissimae in aphorismos Hippocratis Lectiones, Venetiis 1555; Methodus universalis in artem parvam Galeni ad Glaucortem, Lugduni 1556; In quartam Fen Primi Canonis Avicennae Lectiones a Valentino Lublino Polono collectae, Venetiis 1556; In secundam Fen libri primi Canonis Avicenitae... lectiones, Venetiis 1557; Periochae Ióhannis Montani in librum Galeni de elementis..., in Crato von Kraftheim, Isagoge ad artem medicam, Venetiis 1560.

Fonti e Bibl.: Acta graduum academicorum ab anno 1538 ad annum 1550, Padova 1971, n. 3363, p. 287; A. Hirsch, Biographisches Lexikon..., IV, pp. 248 s.; A. Vasalii De humani corporis fabrica libri septem, Basileae 1543, II, p. 309; M. Guazzo, Historia di tutti i fatti degni di memoria nel mondo successi nell'a. 1524 fino a questo presente. Vinegia 1546, p. 371; H. Fracastorii De contagionis et de contagiosis morbis..., II, c. III in Opera omnia, Venetiis 1555, p. 116; L. Bonarnico, Carminum liber, Venetiis 1572, p. 47; F. Curioni, Albore della nobilissima famiglia de i Monti di Verona, con un breve compendio di quelli che hanno servito la Sereniss. Signoria di Venezia, Verona 1587, ff. 5 ss.; A. Riccoboni Commentarium de Gymnasio Patavino libri sex, Patavii 1598, I, p. 21; G. Falloppi, De ulceribus, c. XXIII e De morbo gallico, c. XXXVI, in Operum genuinorum tomus II, Venetiis 1616, pp. 72, 123 ss., 144; A. Chiocco, De collegii Veronensis illustr. medicis et philosophis, Veronae 1623. pp. 42 ss.; G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati, Venetia 1647, II, pp. 140 s.; O. Panvinii Antiauitatum Veronensium libri VIII, Patavii 1648, VI, p. 158; I. Ph. Tornasini Gymnasium Patavinum, Utini 1654, III, C. X, p. 297; L. Moscardo, Historia di Verona, Verona 1668, XI, p. 415; L. Moreri, Le Grand Dictionn. hist. …, Amsterdarn-La Haye 1702, III, p. 551; J. A. De Thou, Les eloges des hommes savans, a cura di A. Teissier, Leyde 1715, I, pp. 92-95; N. C. Papadopoli, Historia Gynmasii Patavini, Venetiis 1726, I, p. 306, n. 52; S. Maffei, Verona illustrata, Parte seconda, Contiene l'Istoria letter. o sia la notizia de' scrittori veronesi, Verona 1731, pp. 174 s.; N.-F.-J. Eloy, Dictionn. histor. de la médecine.... Liège - Francfort 1755, pp. 195 ss.; I. Facciolati, Fasti Gynmasii Patavini, Patavii 1757, III, pp. 331, 386; M. Portal, Histoire de l'anatomie et de la chirurgie, Paris 1770, I, Siècle XVI 1558, pp. 538 s.; A. von Haller, Bibliotheca chirurgica, Basileae 1774, I, p. 212; G. A. Brambilla, Storia delle scoperte fisico medico anatomico-chirurg. fatte dagli uomini illustri italiani, Milano 1782, II, 1, pp. 156-59; G. Montesanto, Dell'origine della clinica medica in Padova, Padova 1827, pp. 2328; S. F. G. Hoffmann, Lex. bibliographicum, Lipsiae 1832, I, p. 91; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., Milano 1833, III, pp. 561 s.; G. Cervetto, Di G. D. e della medicina italiana nel sec. XVI, Verona 1839. pp. 7 ss.; K. P. J. Sprengel, Storia prammatica della medicina, Firenze 1841, III, p. 401; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, Napoli 1845, III, p. 700; Nouvelle Biographie Générale, Paris 1861, t. 36; G. Mercati, Per la storia del Breviario Quignoniano, in Opere minori, III,Città del Vaticano 1937, pp. 30 s.; L. Thorndike, A History of magic and experim. science, New York 1941, V, pp. 524, 641; VI, pp. 224, 228, 231, 365; P. Genty, Les médecins célèbres, Genève 1947, p. 310; L. Ferrari, Onomasticon, Milano 1947, p. 474; Enciclopedia Italiana, XXIII, p. 728; M. E. Cosenza, Dict. of the Italian Humanists, Boston 1962, III, p. 2344; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 267 s.

Vedi anche
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