AURIA, d'
, Famiglia di scultori napoletani del sec. XVI e XVII. Il più noto dei cinque artisti appartenenti ad essa è il maggiore, Gian Domenico d'Auria, che fu scolaro di Giovanni da Nola, sotto il cui influsso eseguì la sua prima opera, cioè la tavola marmorea con la Conversione di S. Paolo, nella chiesa di S. Maria delle Grazie di Napoli. Insieme col maestro, con Annibale Ceccaviello e con Pietro della Piatta, compì nel 1547 la decorazione della cappella Caracciolo, in S. Giovanni a Carbonara; nel 1550-52 scolpì, in collaborazione col fratello Giovan Francesco, sirene, mascheroni e armi sulla Fontana della Sirena del parco di Castelnuovo. Nel 1560-62 lavorava alla Fontana dei Quattro del molo, ora distrutta; e nel 1566, col fratello Gian Tommaso, a quella della Selleria, pure distrutta. In S. Maria della Nuova scolpì, circa il 1560, con largo aiuto di scolari, la decorazione della cappella Turbulo, e il mediocre sepolcro del titolare, Bernardino Turbolo; in S. Domenico Maggiore eseguì nel 1575 la tomba di Bernardino Rota, stanca ripetizione delle tombe medicee di Michelangiolo. L'opera più notevole di G. Domenico è però la Fontana di S. Lucia (di cui una parte spetta a G. da Nola). Il figlio Gerolamo (Geronimo) fu pure scultore famoso presso i suoi contemporanei. Dal 1577 al 1598 fu addetto a varî lavori per la chiesa dell'Annunziata (decorazione della sacrestia, sepolcro del duca di Maddaloni, tabernacolo per le reliquie, su disegno di G. Antonio Dosio, ecc.); nel 1587 iniziò la tomba di G. B. Minutolo nella crociera del Duomo; nel 1620 scolpì le armi e le insegne della città sulla porta di Chisia (distrutta). Le opere più conosciute, il rilievo della Resurrezione di Lazzaro in S. Severino di Napoli, e la statua dell'Astronomia, nel Museo della stessa città, attestano che anch'egli fu educato alla stessa scuola di G. Domenico, e, come lui, fu un mediocre artefice.
Giovan Tommaso, probabilmente fratello di Gian Domenico, fu egli pure scultore. Nel 1566 collaborò col fratello alla Fontana della Selleria; nel 1607 ebbe affidata l'esecuzione d'una statua di marmo per la chiesa dell'Annunziata; nel 1576 fu ad Anversa dove avrebbe dovuto costruire, nella chiesa di S. Paolo, la cappella della famiglia Fulgori, insieme con lo scultore Giuseppe di Lazzaro. Di Giovan Francesco, scultore, si ha notizia solo per la sua collaborazione con G. Domenico ai lavori della Fontana della sirena (1550-1552). Un quinto membro della famiglia, Vincenzo, fu intagliatore in legno; e nel 1509 assumeva l'incarico di scolpire opere d'intaglio per la cappella Ricco in S. Pietro ad aram.
Del tutto secondaria è l'attività che svolsero i d'Auria; abili mestieranti, più che veri artisti, ripeterono convenzionalmente, senza soffio d'ispirazione, le forme, povere e fredde anch'esse, del loro maestro Giovanni Merliano da Nola, rendendosi, al più, superficialmente piacevoli nella variata decorazione delle loro opere. Da questa mediocrità si solleva appena la figura di Gian Domenico, che, almeno nella Fontana di S. Lucia, dà l'esempio di una creazione fresca e spontanea.
Bibl.: B. De Dominici, Vite dei pittori, scultori e architetti napoletani, Napoli 1742-43, II, p. 66 segg.; B. Capasso, La fontana dei Quattro del molo di Napoli, in Arch. stor. per le provincie napoletane, V (1880); id., Appunti per la storia delle arti in Napoli, ibid., VI (1881); S. Filangieri, in Arch. stor. per le prov. nap., XII (1887); id., Indice degli artefici napoletani, I, Napoli 1891; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908, s. v.; G. d'Addosio, Documenti inediti ecc., in Arch. stor. per le prov. nap., XXXVIII (1913), p. 585.