D'ANGELO
Famiglia il cui nome deriva da un Angelo di Giovanni, attivo a Murano come vetraio e noto fin dal 1371, Vetrai furono pure i nipoti Marco, Iacopino e Stefano, figli del figlio Giovanni ed attivi tra la fine del XIV secolo ed i primi decenni del XV. Dei primi due sappiamo che nel 1398 ottennero dal podestà di Murano il permesso di recarsi temporaneamente in Lombardia ad esercitare l'arte vetraria, mentre da Stefano discesero i D. connessi ad importanti capitoli della storia vetraria.
Stefano ebbe quattro figli: Bartolomeo, detto Bono (1410?-1486?), Iacopo (1416?-1485?) e Francesco (1425?-1498?) si associarono nella conduzione di una fornace, adottando l'insegna del "Gallo". Giovanni (morto nel 1495) prese la via del sacerdozio ed è ritratto in atteggiamento di supplice in una lunetta con la Vergine in trono, dipinta da Lazzaro Bastiani nel 1484 e conservata presso la chiesa dei SS. Maria e Donato a Murano.
Nel 1450 c. il muranese Angelo Barovier, forte della sua esperienza di vetraio e delle cognizioni tecnico-scientifiche acquisite con la frequentazione delle lezioni del "filosofo" Paolo da Pergola, aveva inventato un vetro incolore e terso, denominato cristallo, ottenendo dalla Signoria veneziana il permesso di lavorarlo anche nel periodo di obbligatoria chiusura delle fornaci. Come di consueto a Murano, il segreto della fabbricazione del cristallo si diffuse presto in altre vetrerie così che anche il vetraio Nicolò Mozetto ottenne la stessa concessione.
Non è rimasto alcun documento relativo ai due privilegi, ma ad essi fa riferimento una analoga concessione fatta a Iacopo ed ai suoi fratelli per una deliberazione presa nel Consiglio dei quaranta e nel Maggior Consiglio e comunicata con lettera ducale del 21 febbr. 1457 al podestà di Murano per trascrizione nei libri podestarili (Zecchin, 1967, p. 23; 1976, p. 116). Il privilegio non fa riferimento soltanto alla produzione di vetro cristallino, ma anche a quella di "vetro porcellano", un lattimo imitante la porcellana cinese ed adatto alla soffiatura.
Nel 1468 Bono era tra i firmatari di una rinuncia ai privilegi ottenuti, assieme ad altri vetrai, al fine di restaurare la disciplina dell'arte. Bono, Iacopo e Francesco si separarono, fondando fornaci distinte. Stefano, figlio di Bono, ed Alvise, figlio di Iacopo, furono senza discendenza e non lasciarono di sé notizie di rilievo.
Andrea (1460?-1545) e Domenico (1465?-1550?), figli di Francesco, gastaldo dell'arte nel 1492, chiesero, firmandosi "Andrea et Domenego d'Anzolo dal gallo", il privilegio di poter tenere in attività la fornace, anche nel periodo di vacanza annua obbligatoria, e l'esclusiva della produzione di specchi di vetro cristallino, secondo un procedimento segreto applicato soltanto in Germania e in Fiandra. Erano chiaramente specchi, la cui lastra di cristallo era stata ricavata aprendo un cilindro vitreo soffiato e ricoperta con un amalgama di stagno, con una tecnica già nota a Venezia e da loro perfezionata. Andrea e Domenico ottennero un privilegio ventennale con decreto del 19 maggio 1507 (Zecchin, 1968, p. 24). Mentre la discendenza di Domenico è ignota, sappiamo che Andrea, gastaldo dell'arte nel 1502 e nel 1503, ebbe quattro figli, uno dei quali, Vincenzo, fu decoratore di vetri.
Vincenzo (n. 1505) presentò nel 1549 una petizione al doge per ottenere un privilegio decennale per la incisione a punta di diamante su soffiati, da lui inventata, e, in base alla testimonianza del podestà di Murano, che affermò aver Vincenzo iniziato quattordici o quindici anni prima tale genere di incisioni su specchi, venne soddisfatto. In seguito al parere favorevole espresso dai provveditori di Comune, il Senato della Repubblica decretò il 3 ag. 1549 il privilegio decennale che riservava a Vincenzo il graffito a punta di diamante per dieci anni (tutti i docc. in Zecchin, 1979, p. 109).
Egli condusse vetreria propria almeno dal 1554 ed ebbe due figli, Andrea e Francesco. Dopo i figli, non si conoscono suoi discendenti.
Di difficile collocazione nell'albero genealogico della famiglia è Vettore, citato nella Mariegola dei vetrai muranesi come "Vettor dal Gallo" ed in una lettera del 1512 del mercante veneziano Martino Merlini al fratello Giambattista, recatosi in Oriente, come "Vetor de Anzolli" (Dalla Santa, 1916-17; Zecchin, 1968).
Il Merlini prospetta al fratello la possibilità di smerciare i cristalli smaltati di Vettore, che definisce "el primo homo che lavora sti lavori in questa tera". Se dobbiamo, pur con qualche cautela, prestar fede a questa affermazione, questo membro della famiglia D. era tra i migliori produttori di cristalli decorati a smalto a Murano.
L'ultima notizia della famiglia è relativa a Giovanni e Lorenzo di Adriano, figlio di un fratello di Vincenzo, presentatisi in podesteria il 19 apr. 1603 per registrarsi quali cittadini muranesi. Essi risiedevano a Venezia e si registrarono come Giovanni e Lorenzo dal Gallo, avendo abbandonato il vecchio nome di famiglia per adottarne uno nuovo derivato dall'insegna della loro vetreria, caso non infrequente a Murano.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Podestà di Murano, busta 7 (29 sett. 1371: presenza di un "Angelus fiolarius", capostipite della famiglia, a Murano); Podestà di Murano, busta 9 (12 ag. 1398: concessione di temporaneo espatrio a Marco e Iacopino in Lombardia); Venezia, Bibl. d. Civ. Museo Correr, ms. IV, 26: Mariegola dei vetrai muranesi, 1441 (agosto 1468: rinuncia dei privilegi, firmata da Bono, tra altri padroni di vetrerie muranesi); Arch. di Stato di Venezia, Lettere commerciali, Miscellanea Gregolin, filza 12 a (2 luglio 1512: lettera di Martino Merlini con passo relativo a Vettore); Podestà di Murano, busta 201: Libro delle parti ovvero delle annotazioni di quelli, che si a dato in nota nella Comunità di Muran per essere admessi per cittadini l'Anno 1602, 20Agosto, C. 20r (19 apr. 1603: Giovanni dal Gallo notifica sé e Lorenzo, suo fratello, come cittadini muranesi); V. Zanetti, La basilica dei SS. Maria e Donato di Murano, Venezia 1873, pp. 193 ss.; B. Cecchetti-V. Zanetti-E. Sanfermo, Monografia della vetraria venez. e muranese, Venezia 1874, pp. 26, 265; G. Dalla Santa, Commerci... dei giorni della lega di Cambrai…, in Atti del R. Ist. ven. di scienze, lettere ed arti, LXXVI (1916-17), p. 1566; R. Gallo, Contributi alla storia dell'arte del vetro di Murano, in Giornale economico, XXXVIII (1953), 12, pp. 754 s.; A. Gasparetto, Il vetro di Murano, Vicenza 1958, pp. 69, 96, 162 s.; G. Mariacher, Vetri ital. del Rinascimento, Milano 1963, p. 27; L. Zecchin, Nascita del cristallo venez., in Vetro e silicati, XI (1967), 66, p. 23; Id., I primi cristalli muranesi giunti in Oriente, ibid., XII (1968), 71, p. 20; Id., Specchi di vetro cristallino, ibid., 72, p. 24; A. Polak, Glass: its makers and its public, London 1975, p. 54; L. Zecchin, Lattimo nelle scritture muranesi del XV e del XVI sec., in Riv. d. Stazione sperim. del vetro, VI (1976), 3, p. 116; Id., Angelo Barovier, 1405-1460, ibid.,5, p. 211; Id., Decoratori di vetri a Murano fra il 1470 ed il 1520, ibid., IX (1979), 2, pp. 67; Id., I D., vetrai a Murano fra il XIV e il XVII sec., ibid., 3, pp. 105-10; R. Barovier Mentasti, in Vetri Murano oggi, Milano 1981, p. 13; F. A. Dreier, in 3000 Jahre Glasskunst von der Antike bis Jugendstil (catal.), Luzern 1981, pp. 145, 148, 150; R. Barovier Mentasti, Il vetro venez., Milano 1982, pp. 15, 39, 43, 47 s., 56, 68, 96, 102; A. Gasparetto, in Mille anni di arte del vetro a Venezia, Venezia 1982, p. 26; L. Zecchin, Insegne vetrarie muranesi del Quattrocento, in Riv. d. Stazione sperimentale del vetro, XIII (1983), 4, p. 175.