CZARTORYSKI, Adam Jerzy (Adamo Giorgio), principe di
Nato a Varsavia nel 1770 da Casimiro Adamo e Isabella Fleming, fu educato nella prima gioventù alla francese. Anzi, e anche qui egli e la sua famiglia piegavano a una moda oramai radicata, espatriò all'età di 16 anni; e incominciò una serie di viaggi nell'Europa centrale e in Francia, con lo scopo di completare la sua educazione di uomo di mondo. Durante questi viaggi egli venne a contatto con gli uomini più in vista nel campo politico, o in quello dell'arte e delle lettere: famoso il suo incontro con Goethe. Nel 1789 fu in Inghilterra, dove poi tornò nel 1793; e approfittò di questi soggiorni per conoscere l'alta aristocrazia inglese, verso la quale egli nutrì sempre simpatia anche politica, e per studiare gli ordinamenti costituzionali dell'Inghilterra. La Polonia era divenuta allora nuovamente l'oggetto dell'ingordigia delle tre potenze vicine (Prussia, Russia, Austria) che già l'avevano mutilata in una prima spartizione. Ammiratore dell'eroe nazionale Taddeo Kościuszko (alla cui educazione avevano contribuito gli stessi Czartoryski), il giovane Cz. avrebbe voluto partecipare attivamente alla campagna contro la Russia, ma dovette rinunciarvi perché, mentre ritornava in patria, fu arrestato a Bruxelles dal governo austriaco. Avvenuta nel 1795 la terza e ultima spartizione della Polonia, il governo russo confiscò gran parte dei beni dei Czartoryski: anzi costrinse Adamo e suo fratello Costantino a stabilirsi a Pietroburgo e ad assumere tutti e due servizio in due dei reggimenti più brillanti della capitale.
Comincia da questo punto una speciale direttiva nell'azione e nelle concezioni politiche del principe, per le quali egli divenne ben presto una figura eminente non solo nell'ambiente russo, nel quale visse per molti anni, ma nella stessa politica internazionale. Divisi i Polacchi, dopo la soppressione del loro regno, in varie tendenze, che su per giù rispondono alle divisioni territoriali compiute dalle tre potenze delle spartizioni, il Cz. fu di quella non piccola schiera che sperò da una intesa con la Russia il miglioramento delle condizioni della propria patria. Va rilevato che a questa tendenza dava un certo affidamento l'atteggiamento piuttosto benevolo e liberale tenuto in quegli anni dal governo russo verso i nuovi soggetti. Il Cz. non solo seppe acquistarsi la benevolenza della vecchia zarina Caterina, che, preso in simpatia il giovane e vivace principe, lo reintegrò in parte dei beni che erano stati confiscati a suo padre, e lo fece suo gentiluomo; ma presto divenne amico del granduca Alessandro. Questo legame di gioventù è storicamente importantissimo, perché per lunghi anni il Cz. fu uno dei consiglieri più ascoltati dello zar e per un certo tempo anche il ministro più influente.
Nel 1799, sotto il regno del disgraziato Paolo, fu fatto ambasciatore presso il re di Sardegna; missione che veramente non poté essere compiuta, perché, giunto in Italia, egli non trovò più un regno di Sardegna, o almeno, lo stato continentale; onde si consolò viaggiando nella penisola e leggendo le opere dei principali scrittori italiani, Dante soprattutto. Nel 1801 egli era ancora fuori di Russia, quando, dopo l'assassinio di Paolo, Alessandro divenne zar; ma, richiamato subito, riprese il suo posto di compagno e di consigliere, che doveva divenire, ora, rapidamente notevolissimo.
Infatti dal 1804 è più visibile l'attività del Cz. A lui si deve la politica nettamente ostile assunta dal governo russo contro Napoleone: della quale gli atti più notevoli, prima della guerra della 4ª coalizione, furono la protesta in merito alla fucilazione del duca d'Enghien, e il ritiro del ministro francese a Pietroburgo, signor d'Hédouville. Pochi mesi dopo, e precisamente l'11 agosto, il principe dettò allo zar una nota per il ministro russo a Londra per la formazione di una lega antifrancese. Una prima convenzione fu condotta in porto il 6 novembre e l'11 aprile del 1805 fu senz'altro firmata dal Czartoryski.
Completa questa serie di atti e dà luce sulle finalità e le direttive di questa politica un famoso memoriale dello stesso Cz. composto nell'anno medesimo, per una futura sistemazione dell'Europa. In esso predomina il concetto, così caro ad Alessandro, di formare cioè della Russia il centro politico più importante d'Europa, o addirittura lo stato direttivo e moderatore: concetto che anche nel corso degli anni seguenti lo zar spesso ha tentato di attuare, almeno in parte. È logico pensare che il memoriale sia il frutto delle lunghe conversazioni tenute fra l'imperatore e il suo ministro e che esso sia quindi il prodotto di un'intima collaborazione. Ciò che è contenuto nel memoriale non si è avverato, almeno durante il regno di Alessandro e la vita del Cz.: qualche cosa, peraltro, in tempi più vicini a noi, ricorda avvenimenti che si sono compiuti a immagine di quanto, in alcune parti, dice quel memoriale. Altre cose infine rappresentano aspirazioni tradizionali che esistono ancora oggi, per quanto non appagate e difficili forse a essere mai realizzate. Secondo il Cz., dunque, la Germania doveva essere divisa tra le influenze della Prussia e dell'Austria (e se questo non è stato del tutto, non si può negare che questi due stati non lo abbiano ripetutamente tentato); la Russia avrebbe dovuto estendersi ai Dardanelli (occupando quindi Bosforo e Mar di Marmara, oltre a, Costantinopoli) affacciandosi così definitivamente al Mediterraneo (contro la qual cosa sta per tutto il secolo l'ostile politica delle potenze occidentali prima, e poi anche delle centrali); l'Austria avrebbe dovuto occupare la Bosnia ed estendersi al mare con Ragusa (si ricordi l'assegnazione della Bosnia all'Austria nel 1878); il Montenegro ingrandito doveva esser fatto indipendente (e non si può negare che questo scopo sia stato lungamente perseguito e sostenuto): infine Inghilterra e Russia dovevano costituire e garantire la "balance" d'Europa. A parte il fatto che per riuscire bisognava fare i conti col resto d'Europa e prima di tutto con Napoleone, il memoriale è prezioso per le tendenze che rappresenta. Come polacco, poi, il Cz. proponeva che in compenso di tutte le acquisizioni la Russia erigese la Polonia in uno stato autonomo da Danzica alle sorgenti della Vistola. Fatta la debita parte al patriottismo del principe, è certo che la politica tenuta da Alessandro verso la Polonia, specialmente dal 1815 al 1820, sino cioè al mutamento reazionario subentrato allora, risente dei principî esposti dal Cz.
Essendo peraltro fallite le guerre dal 1805 in poi, ed essendo avvenuto il temporaneo avvicinamento di Alessandro e di Napoleone, e anche per il prevalere di altri elementi alla corte russa, il Cz. fu dal 1807 esonerato dalla sua carica, e poi negli anni seguenti quasi sconfessato. Nel 1810, anzi, lo zar non esitò ad ammettere che la politica tenuta negli anni precedenti, cioè quella del Cz., aveva fatto fallimento. Rattristato, il principe si allontanò dalla Russia e si limitò a seguire da lontano gli avvenimenti: tuttavia non perse del tutto il favore dell'imperatore e spesso anzi lo soccorse di consigli, ché le relazioni personali e private tornarono eccellenti. Anzi durante il tempestoso periodo che dal disastro napoleonico si estende al congresso di Vienna egli fu anche di persona ai fianchi dello zar, allora fuori di Russia, sui campi di battaglia, o ai congressi per le paci. Molti vedono nel trattamento fatto alla Polonia, al congresso di Vienna, trattamento relativamente alla situazione derivante dalle guerre europee, abbastanza soddisfacente, un'influenza del Cz.: anzi parecchi lo preconizzarono quale governatore del nuovo regno, il che peraltro non fu. Accanto all'opera politica va rilevata l'attività culturale del Cz. che dal 1803 sino al 1824 fu "curatore" del distretto scolastico di Wilno e diede un forte impulso alla cultura polacca di quella regione. Al suo influsso infatti deve in primo luogo l'università di Wilno il suo sviluppo rapido e la grande importanza che essa ebbe in quel periodo. Dal 1817 il Cz. si ritirò a vita privata (in quell'anno si sposò con Anna Sapieha) e dal 1823, morto il padre, visse nei vecchi possessi di Puławy.
Era oramai sessantenne, quando la rivoluzione del 1830 lo riportn̄ di nuovo nella politica. Presidente del governo provvisorio, dopo la caduta della dittatura di Chłopicki convocn̄ la dieta del 1831 e fu anche eletto presidente del consiglio supremo. Sennonchḫ, partigiano ancora di un'intesa con la Russia (e in questo gli stavano a fianco molti dei grandi proprietarî), resa sempre più impossibile da un partito più radicale che voleva la distruzione degli eserciti russi e la deposizione dello zar, oltre a instaurare anche riforme sociali rivoluzionarie, fu costretto a ritirarsi dal governo. Prese parte, è vero, ad azioni varie: ma in fine, precipitate le fortune e perduti anche in tutta questa tempesta molta parte dei suoi beni, dovette fuggire e ritirarsi prima a Londra e poi a Parigi. Ivi trascorse l'ultimo periodo della sua vita, e divenne anzi presto il capo degli emigrati, di tendenza monarchica e conservatrice. Quasi un re incoronato, egli teneva, nel suo palazzo all'Hôtel Lambert, una piccola corte con proprî emissarî politici e influiva sugli affari politici non soltanto degli emigrati polacchi, ma anche di parlamenti e governi stranieri, ai quali mandava spesso delle note e dei memoriali, cercando di ottenere una soluzione favorevole della questione polacca, sia con mezzi diplomatici, sia con l'aiuto delle armi. Il Cz. morì a Montfermeil a 91 anno, il 15 luglio 1861.
Accanto all'attività politica il Cz. ne svolse anche una letteraria, o meglio pubblicistica. Si devono a lui saggi politici come l'Essai sur la diplomatie (Marsiglia 1830), ma più importanti ancora le raccolte di lettere e memorie diverse, naturalmente attinenti alla sua vita politica. Notevoli i seguenti scritti: Alexandre I et le pr. Czartoryski, correspondance et conversations 1821-1823, Parigi 1865 (che rappresenta il periodo della sua attività in Russia) e i Mémoires du prince A. C. et correspondance avec l'empereur Alexandre I. Préface de Ch. de Mazade, voll. 2, Parigi 1887; Żywot J. U. Niemcewicza (Vita di J. U. N.), Parigi 1860. Va menzionato infine il suo poema giovanile Bard polski (Bardo polacco), scritto immediatamente dopo l'ultima spartizione della Polonia e improntato a un profondo amore patrio.
Bibl.: Biedermann, Cz. u. seine Stellung zur Sache Polens, voll. 2, Lipsia 1848; L. Debicki, Puławy (in pol.), voll. 4, Leopoli 1887-88; L. Gadon, Ks. A. Cz. podczas powstania Listopadowego (Il principe A. Cz., durante l'insurrezione di novembre), 2ª ed., Cracovia 1901-02; Br. Zaleski Żywot Ks. A. Cz. (Vita del principe A. Cz.) Poznań 1887; M. Handelsman, La question d'orient et la politique yougoslave du prince Cz. après 1840, in Séances et travaux de l'Acad. des sciences mor. et pol., XCII, Parigi 1929; M. Dupuis, Les antécedentes de la Société des Nations: le plan d'Ad. Cz. et d'Alexandre, ibid.