CYRANO DE BERGERAC, Hector-Savinien de
Scrittore francese, nate a Parigi il 6 marzo del 1619, e morto a Sannois il 28 luglio 1655. Dopo cinque anni di studio presso un curato a Mauvières fu messo a Parigi nel collegio di Presles-Beauvais, ma non vi imparò nulla; lesse invece con rapimento Luciano, che rimarrà il suo più costante modello. Uscitone a 18 anni poiché la paterna terra di Mauvières aveva anche il nome di Bergerac, da una famiglia di guasconi che l'aveva posseduta nei secoli XV-XVI, si fa chiamare Cyrano de Bergerac e si stabilisce a Parigi: legge molto il Cortegiano del Castiglione, La Città del Sole del Campanella, Luciano, e impara la danza e la scherma. A 20 anni ha il primo sospirato duello e, soppressagli la pensione paterna, entra come cadetto nella Compagnia delle guardie e va di guarnigione a Mouzon (1639). Nel 1640 partecipa all'assedio di Arras: si batte con tutti, gioca, beve, fa versi, finché, durante un furioso attacco nemico, non riceve un gran colpo di spada alla gola e un altro alla guancia, che gli produce una profonda ferita parallela all'immenso naso sventolante. La cicatrice lo rende irritabile; e dopo alcuni nuovi duelli dà le dimissioni dalla Compagnia per entrare ripetitore al collegio di Lisieux. Intanto però vive nei circoli mondani vicino alla marchesa di Rambouillet e frequenta, col diciannovenne Molière, la scuola dell'epicureo Gassendi. D'un tratto la fama d'una sua avventura riempie tutta Parigi: quando, solo col cavaliere di Lignières, affronta nella notte tutta una masnada numerosa del conte di Guiche e la costringe a sgombrare il terreno lasciandovi due morti e sette feriti. Ma a soli 26 anni, un attacco di mal francese gli spezza le forze. Disperato, C. ritorna agli studî: rilegge Luciano, Moro, Campanella, i sognatori di un mondo diverso dal nostro, e, dopo aver composto in poche settimane il Pédant joué, ispirato da Lope de Vega, trae, dalle letture del Gassendi, di Copernico, di Galilei, i suoi caotici ma geniali États et Empires de la Lune (1649). Si butta a corpo perduto nelle lotte della Fronda; attaccando dapprima il celebre cardinale, con alcuni pamphlets, fra cui, celebri, Le ministre d'état flambé, in 56 strofe di settenarî, Le Gazetier désintéressé, La Sybille moderne, Remonstrances des trois états à la Reine Régente; poi, lo difende, in linguaggio violentissimo, contro i frondisti, particolarmente contro lo Scarron. E continua a comporre, senza tregua: Les Ètats et Empires du Soleil, superiori a quelli della Luna; la tragedia La mort d'Agrippine; versi d'ogni genere. A 33 anni, malato, solo, povero, si pone sotto la protezione del duca di Arpajon. Una sera, una trave staccatasi dal soffitto lo colpisce gravemente al capo. Appena alquanto rimesso, C. lascia il duca ed è accolto in casa di un amico, donde, per sfuggire alle esortazioni della sorella piissima e della cugina, si fa segretamente trasportare a Sannois, presso Argenteuil, in casa di un cugino, nella quale si spegne.
Bibl.: Le opere furono ristampate da P. L. Jacob nel 1858; e studî sul C. pubblicarono P. Brun, S. de C. B., sa vie et ses œuvres, Parigi 1893; J. Roman, C. de B., et sa famille, in Revue d'hist. littéraire de la France, 1894; P. Frédy de Coubertin, La famille de C. de B., Parigi 1898. Ma soprattutto dopo il successo del dramma di Rostand, gli studî si moltiplicarono: v. P. Brun, C. de B., l'histoire et la légende, Parigi 1908; P. Toldo, Les voyages merveilleux de C. de B. et leur rapports avec Rabelais, in Revue Rabelaisienne, 1906 e 1907; H. Platow, Die Personen von Rostand's Cyrano in der Geschichte und in der Dichtung, Erlangen 1902; H. Dübi, C. de B., sein Leben und seine Werke, Berna 1906; F. Lachèvre pubblicò una nuova ediz. delle Œuvres libertines, voll. 2, Parigi 1921; e una monografia, C. de B., Parigi 1920. Cfr. Lefèvre, La vie de C.d.B., Parigi 1927.