cybercultura
cybercultùra s. f. – Neologismo affermatosi a partire dagli anni Novanta del secolo scorso nell’ambito del dibattito sulle implicazioni sociali e culturali dello sviluppo delle tecnologie digitali dell’informazione e della comunicazione. Si riferisce genericamente alla cultura dell’era informatica e telematica e all’insieme delle tecniche, delle pratiche, dei valori, delle forme di pensiero e di sapere che si sviluppano con l’estendersi del cyberspazio (VEDI). Pierre Lévy, uno dei pionieri e tra i principali teorici della c. (Cyberculture. Rapport au Conseil d’Europe, 1997; trad. it. 1999), sostiene che essa esprima, rispetto alle precedenti forme culturali e comunicative, l’emergere di un universale non totalizzante, non fondato cioè sulla stabilità di senso delle informazioni, ma sull’interconnessione e sull’interattività globale delle informazioni recepite e veicolate da comunità virtuali che vi attribuiscono significati molteplici e in continuo divenire. Gli studi sulla c., oltre ad analizzare le nuove modalità di produzione e ricezione del sapere e la nuova pragmatica della comunicazione, indagano i riflessi del virtuale sugli usi sociali e le sue implicazioni economiche, politiche e territoriali. La disciplina geografica, al riguardo, si interroga proprio sulle dinamiche legate alla virtualità dello spazio, non più entità fisica ma concettuale, e delle relazioni che in esso prendono forma, in termini di a-spazialità dell’ubicazione di soggetti, eventi, e luoghi nel contesto territoriale reale.