MALAPARTE, Curzio
Pseudonimo dello scrittore Curzio Suckert, nato a Prato (Firenze) il 9 giugno 1898. Durante la guerra mondiale fu dapprima volontario nell'Argonne, nel 1914, poi in Italia nel '15. Decorato al valore. Nel 1924 fondò in Roma il quindicinale La conquista dello Stato; dal 1928 al 1933 fu condirettore della Fiera, poi Italia letteraria; dal 1929 al gennaio 1931 direttore della Stampa. Ora dirige la rivista Prospettive e collabora al Corriere della sera, anche con lo pseudonimo di "Candido".
Dilettantismo di sensazioni e piacere dell'intelligenza sono al centro della personalità del M.; e si mescolano in varî modi, da quello ironico, caustico, spregiudicato dei ragionamenti e ritratti politico-letterarî (L'Europa vivente, Firenze 1923; Italia barbara, Torino 1926), dove machiavellismo, volterianesimo e stendhalismo non sono in fondo che pretesti al gusto del facondo paradosso, dell'ornata dialettica, e un raffinato spirito libresco, di ulisside delle moderne letterature, s'accorda, nel mito di "Strapaese", con una certa nostalgia del popolaresco e del barbarico; a quello barocco, simbolista, fumista di taluni racconti e cantari epicopopolareschi (Avventure di un capitano di sventura, Roma 1927; L'Arcitaliano, ivi 1928), dove la trasposizione, sull'esempio del D'Annunzio delle Faville, di motivi autobiografici e di elementi della vita contemporanea in un clima di stilizzata arcaicità si risolve in un pastiche letterario di piglio fra umoresco e manesco, in un plastico gusto di ritrarre folle e di aggruppare parole; a quello fra realistico ed evocativo, fra visivo e magico dei racconti di Sodoma e Gomorra (Milano 1931) e delle memorie, dei viaggi, delle favole e dei miti di Fughe in prigione (Firenze 1936) e di Sangue (ivi 1937), dove l'elegante cinismo cede, a momenti, a una vena patetica, e l'attivismo a una certa tenerezza d'idillio, a una contemplazione o proiezione di sé nel paesaggio, nelle cose. Ed è appunto in quest'ultimo modo che meglio si mostrano le qualità artistiche del M.: dal fondo dannunzieggiante della sua prosa, ricca tuttavia delle esperienze critico-liriche dei frammentisti e rondisti, ivi si libera talora un tono alacre, vibrato, che conferisce a quella mescolanza di sensualismo e intellettualismo una intima unità.
Altri scritti: La rivolta dei santi maledetti (Roma 1921); Le nozze degli eunuchi (ivi 1922); Technique du coup d'état (Parigi 1931).
Bibl.: G. Ravegnani, I contemporanei, Torino 1930; P. Pancrazi, in Corr. d. sera, 6 marzo 1931; A. Bocelli, in L'Italia letteraria, 22 marzo 1931; A. Baldini, Amici allo spiedo, Firenze 1932; A. Gargiulo, in L'Italia letteraria, 28 febbraio 1932; E. Cecchi, in Corriere della sera, 4 dicembre 1936.