curiellino
s. m. e agg. Abito ideato e lanciato dalla casa di moda Curiel e, per estensione, linea di moda femminile; relativo alla casa di moda Curiel.
• Il classico chic dei «curiellini», quei tailleur componibili per i quali le signore della Milano bene vanno pazze, sono contaminati dalle tinte calde dei paesi latini (verdi, rossi, blu, viola, arancio, fucsia, turchese), dalle fantasie dell’arte atzeca, dai graffiti precolombiani. In un mix tra folk e grande tradizione sartoriale davvero inconsueto. Divertente. E anche molto fastoso. (Giovanna Vitale, Repubblica, 31 gennaio 2008, Roma, p. XI) l Una dinastia di sarte. La prozia di Raffaella, Ortensia, aveva un atelier nella Trieste del primo ’900, situato nel centralissimo Palazzo Smolars, che vestiva la migliore società giuliana e centroeuropea dell’epoca. La nipote Gigliola, madre di Raffaella, ne raccolse l’eredità, trasferendosi quindi a Milano: fu la prima stilista italiana a introdurre il prêt-à-porter negli Stati Uniti, dove lanciò con grandissimo successo il famoso Curiellino, l’abito pronto da indossare dalla mattina alla sera. (Messaggero Veneto, 16 giugno 2010, p. 10, Cultura-Spettacolo) l Dopo i tailleur «curiellini» scolpiti, i giacchini avvitati di pelle nera traforata e gli abiti da sera bordati di pelliccia e perle, chiude la sposa, che ha una larga gonna con disegni stampati di animali, dagli unicorni ai pavoni, sotto il busto profilato da pietre rosso rubino birmano. (Anna Maria Greco, Giornale, 12 luglio 2015, p. 16, Attualità).
- Derivato dal nome della casa di moda Curiel con l’aggiunta del suffisso -ino2.
- Già attestato nella Repubblica del 21 luglio 1988, p. 23, Cronaca (Laura Laurenzi).