curia (dal lat. co-viria, «insieme di uomini»)
(dal lat. co-viria, «insieme di uomini») La più antica ripartizione politica e religiosa del popolo romano, attribuita a Romolo, il quale avrebbe diviso i cittadini in 30 c., 10 per ognuna delle tre tribù dei tizi, ramni e luceri. Di esse conosciamo alcuni nomi, di origine forse gentilizia (per es., Titia) o locale (per es., Foriensis): secondo gli antichi deriverebbero da quelli delle donne sabine rapite dai romani. Le c. nacquero, a somiglianza delle fratrie greche, come associazioni di famiglie e divennero quindi organo dello Stato; le loro assemblee erano i comizi curiati. Le singole c. avevano culti propri e culti comuni, le Fornacalia e le Fordicidia. Sembra certo che delle c. facessero parte anche i plebei. Con la creazione dell’ordinamento centuriato, persero ogni importanza politica. La divisione del popolo in c. esisteva anche nei municipi e nelle colonie. Quale organo di amministrazione locale, la c. scomparve con la caduta dell’impero romano d’Occidente. Il termine sopravvisse nel Medioevo, da un lato indicando il pubblico giudizio e il luogo in cui si svolgeva e dall’altro conservando l’accezione di adunanza e di assemblea (c. vennero dette le diete di ecclesiastici e laici nell’impero carolingio e curiamagna l’assemblea in Sardegna di nobili, clero e liberi). Nelle c. feudali, giurisdizioni speciali nel Medioevo, il signore giudicava i vassalli trattando cause penali e civili sulla libertà delle persone e sulla proprietà delle terre. Nel campo dell’economia agraria, c. fu anche sinonimo di curtis a rappresentare l’unità economica costituita dal fondo dominante e da quelli connessi. C. si disse, infine, l’abitazione del princeps, in cui s’incentrava l’amministrazione finanziaria ed economica. In senso traslato, il termine rappresentò il seguito del principe, del papa o del signore. Negli ultimi secoli dell’impero furono detti curiali (➔ ) i decurioni, cioè i membri dei consigli municipali. A Napoli, tra 9° e 14° sec., il nome era attribuito ai rogatari di atti privati e pubblici organizzati gerarchicamente.
Il complesso di tutti i dicasteri di cui il pontefice si vale in via ordinaria per trattare gli affari che riguardano la Chiesa cattolica. Si creò nel corso del 16° sec., cominciando da Paolo III (1542) e Pio IV (1564), fino a Sisto V (1588). Ebbe struttura moderna con la costituzione Sapienti Consilio (1908) di Pio X ed è stato poi riformata da Paolo VI con la costituzione Regimini Ecclesiae Universae (1967) e da Giovanni Paolo II con la costituzione Pastor Bonus (1988).