CURES SABINI
Antico centro, il cui nome deriva dal vocabolo sabino curis (= asta) e da Quirinus, attraverso la forma Quirites; l'etnico Sabini ne testimonia l'importanza. Secondo Catone e Varrone (Dion. Hal., II, 48 e 49, 3) i Sabini, partiti da Testruna, presso Amiterno, sarebbero penetrati nella conca reatina e di lì avrebbero inviato dei coloni a fondare varie città, tra cui C.; Strabone (V, 3, 1) e altri autori mettono in relazione C. con il complesso delle leggende sulle origini e sulle fasi più antiche della storia di Roma; qui infatti si svolge l'episodio del ratto delle Sabine e ben due dei re, Tito Tazio e Numa Pompilio, risultano essere originari di Cures. La città sarebbe stata conquistata da Manio Curio Dentato, nel 290 a.C., ottenendo lo stesso anno la civitas sine suffragio. Le iscrizioni del periodo imperiale hanno permesso di acquisire dati sull'ordinamento municipale, i sacerdozi e le attività pubbliche. Nella seconda metà del IV sec. d.C. si formò una diocesi che, attraverso alterne vicende, ebbe vita fino agli ultimi decenni del VI sec., quando in seguito al progressivo spopolamento di C., venne unita a quella di Nomentum.
La localizzazione di C. fu oggetto di numerose discussioni finché nel 1769 l'abate Capmartin De Chaupy la identificò correttamente nelle alture poste attorno alla località di S. Maria degli Arci, presso il torrente Córese. Fin dal XVIII sec. furono eseguiti scavi per recuperare materiale prezioso; quelli effettuati sotto i TorIonia tra il 1874 e il 1877 furono diretti da Gagliardi, Gasperini e Fortunati. Agli inizi di questo secolo risalgono le prime ricerche topografiche ma solo nel 1980 viene pubblicato il primo importante lavoro di sintesi su C. e il suo territorio (M. P. Muzzioli). Gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio fin dal 1979 hanno permesso di definire le vicende del centro sabino fino al III sec. a.C. e in età romana.
Il primo nucleo abitato, alla confluenza tra il Corese e il fosso degli Arci, risale alla fine del IX sec. a.C., anche se esistono alcuni indizi di una frequentazione sporadica già nell'Età del Bronzo Recente. Gli scavi hanno riportato alla luce capanne, magazzini e resti di impianti artigianali della prima Età del Ferro: i materiali ceramici databili al VII sec. a.C. ritrovati sulle due alture di S. Maria degli Arci e del Casino d'Arci testimoniano che fin da quest'epoca la città doveva aver raggiunto la sua massima espansione. Al VI sec. sono databili alcuni edifici i cui materiali s'inquadrano nella facies documentata dai rinvenimenti di Poggio Sommavilla e di Colle del Forno. In accordo con quanto conosciamo dalle fonti, non si sono rinvenute opere murarie di fortificazione, bensì due fossati che isolano l'altura occidentale e almeno altri tre, di grandi dimensioni, posti a sbarramento della piana a SO del Casino di Arci.
Alcune sepolture di età mediorepubblicana e l'esame delle coeve presenze nel territorio circostante dimostrano come, in un primo tempo, la conquista romana avesse rispettato l'assetto originario del centro; la seconda metà del II sec. a.C. costituisce una vera e propria cesura, con la fondazione di un gran numero di ville rustiche e la contemporanea riduzione della città, ora posta nella valle tra le due alture, con l'acropoli sulla collina di S. Maria degli Arci e un piccolo nucleo corrispondente all'area del Casino di Arci. Del foro con area pavimentata di età imperiale, del podio di tempio, databile tra il II e gli inizi del I sec. a.C., e delle tabernae viste dagli scavatori del secolo scorso non si sono ancora trovate le tracce, mentre è stato possibile individuare un impianto termale con due fasi (di età augustea e di età adrianea) e parte di un teatro, monumenti già segnalati in vecchi studi. Sono state identificate due aree sepolcrali di tombe a cappuccina di età imperiale, una delle quali posta sul colle occupato dal nucleo abitato di età protostorica; al periodo tardoantico, infine, risalgono alcune costruzioni in tecnica molto rozza, di ciottoli fluviali, poste vicino alle terme.
Bibl.: M. P. Muzzioli, Cures Sabini (Forma Italiae, Regio IV, 2), Firenze 1980.
Relazioni di scavo: A. M. Reggiani, A. Guidi, Cures, in Archeologia Laziale /K (QuadAEI, 5), Roma 1981, p. 75 ss.; F. Coarelli, Lazio (Guide Archeologiche Laterza, 5), Roma-Bari 1982, p. 33; AA.VV., Cures Sabini, in Archeologia Laziale F/7 (QuadAEI, 11), Roma 1985, pp. 77-92; A. M. Reggiani, Cures Sabini. Riconsiderazioni dopo lo scavo delle Terme, in DArch, s. III, II, 1985, p. 87 ss.; AA.VV., Cures Sabini: risultati della quinta campagna di scavo, in Archeologia Laziale VIII (QuadAEI, 14), Roma 1987, pp. 321-332; AA.VV., Cures Sabini: risultati della sesta campagna di scavo, in Archeologia Laziale IX (QuadAEI, 16), Roma 1988, pp. 319-333; AA.VV., Cures Sabini: risultati della settima campagna di scavo, in. Archeologia Laziale X (QuadAEI, 19), Roma 1990, pp. 293-301.
Preistoria: A. Guidi, Strategie insediamentali lungo le valli del Tevere e dell'Amene dall'eneolitico alla prima età del ferro, in II Tevere e le altre vie d'acqua del Lazio antico (QuadAEI, 12), Roma 1986, p. 77 ss.
Età arcaica: AA.VV., Civiltà arcaica dei Sabini nella valle del Tevere, II, Roma 1974, passim-, A. Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, Firenze 1985, pp. 147 ss., 247 ss.; A. Morandi, Iscrizione sabina arcaica nel territorio di Cures, in StEtr, LI, 1985, p. 595 ss.; id., Cippo con iscrizione sabina arcaica del territorio di Cures, in DArch, s. III, V, 1987, p. 7 ss.
Età romana: M. Torelli, Trebula Mutuesca. Iscrizioni corrette e inedite, in RendLinc, s. VIII, XVIII, 1963, p. 237 ss.; M. P. Muzzioli, Note sull'ager quaestorius nel territorio di Cures Sabini, ibid., s. VII, XXX, 1975, p. 323 s.; Z. Mari, Materiali epigrafici della valle dell'Amene e della Sabina meridionale, in AttiSocTiburtina, LVI, 1983, p. 28 s., n. 29; M. P. Muzzioli, Cures Sabini, in AA.VV., Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano (cat.), Roma 1985, p. 48 ss.; A. M. Reggiani, La villa rustica nell'agro sabino, ibid., p. 61 ss.; ead., Il portus curensis e gli scali della sponda sinistra nella Sabina tiberina, in AA.VV., Tevere. Un'antica via per il Mediterraneo (cat.), Roma 1986, p. 210 ss.; M. R. Torelli, La conquista romana della Sabina, in DArch, s. III, V, 1987, p. 43 ss.
Diocesi di C.: P. Di Manzano, T. Leggio, La diocesi di Cures Sabini, Fara Sabina 1980.
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