cure materne, effetti dell’ambiente sulle
Le esperienze acquisite precocemente dalla nascita allo svezzamento sono essenziali per la regolazione dello sviluppo neurale del neonato in molte specie di mammiferi. In questo periodo critico di alta plasticità neurale, le cure materne costituiscono una delle principali sorgenti di stimoli ambientali per il soggetto in sviluppo, con un ruolo diretto nella regolazione della crescita corporea e nella maturazione delle strutture cerebrali.
Gli effetti delle cure materne sono stati intensamente studiati nei roditori da laboratorio, che presentano moduli comportamentali materni altamente stereotipati e facilmente investigabili in condizioni sperimentali controllate (➔ cure parentali). Uno degli effetti più caratterizzati dell’influenza materna sul cervello è lo sviluppo della risposta allo stress esibita dalla prole in età adulta. Le risposte endocrine e comportamentali allo stress dipendono dalla produzione di fattori ormonali da parte di popolazioni neuronali localizzate nel nucleo paraventricolare dell’ipotalamo e nel nucleo centrale dell’amigdala. Gli ormoni qui rilasciati agiscono a livello delle ghiandole surrenali, inducendole alla liberazione nel circolo sanguigno degli ormoni glicocorticoidi (principalmente cortisolo nell’uomo e corticosterone nel ratto) che mediano la riposta dell’organismo allo stress. Nel ratto e nel topo, un breve (3÷15 min) periodo giornaliero di separazione dalla madre (procedura chiamata handling) durante le prime due settimane di vita, attenua le risposte allo stress nell’età adulta, potenzia il sistema immunitario e stimola la plasticità sinaptica nell’ippocampo. Gli effetti benefici dell’handling sono dovuti al fatto che le madri curano più intensamente i piccoli che sono stati allontanati per brevi periodi di tempo. Invece, periodi più lunghi di separazione giornaliera dalla madre (3÷6 ore, procedura chiamata maternal separation) inducono effetti opposti, esacerbando le risposte agli stimoli stressogeni, aumentando la suscettibilità alla comparsa di malattie e facilitando lo sviluppo di deficit cognitivi. Questa prolungata separazione dalla madreha anche un effetto immediato di rallentamento della crescita, a causa della soppressione delle risposte cellulari all’ormone della crescita, alla prolattina e all’insulina, fattori trofici essenziali per lo sviluppo dell’organismo. Nelle scimmie, gli esperimenti classici di Harry Harlow hanno per la prima volta dimostrato che l’assenza di cure materne in piccoli cresciuti in isolamento causa una grave sindrome comportamentale nel soggetto adulto, caratterizzata da apatia, presenza di comportamenti ripetitivi e auto diretti, aggressività e comportamenti sociali anomali. Nell’uomo, gli effetti deleteri dell’assenza o della inadeguatezza di cure materne sono tristemente documentati dagli studi su bambini che, essendo cresciuti in orfanotrofi, non riescono a instaurare un legame diretto con una figura di riferimento stabile. I bambini cresciuti in simili condizioni presentano marcati deficit di sviluppo sensoriali, motori e cognitivi (sindrome da ospedalizzazione).
Gli stimoli ambientali hanno un’azione marcata sulle cure materne. Da un lato, l’ambiente a cui il piccolo è esposto ha una grande influenza sul comportamento materno che lo stesso individuo esibirà una volta diventato adulto. Nei roditori e nei primati, infatti, lo stile materno si trasmette di generazione in generazione su base epigenetica. Ciò è dovuto al fatto che la stimolazione ricevuta dall’individuo tramite le cure materne non solo agisce sui centri coinvolti nella regolazione della risposta allo stress e nelle funzioni cognitive, ma anche sui centri responsabili della modulazione e della produzione dello stesso comportamento materno (come l’area preottica mediale dell’ipotalamo). Individui molto curati, pertanto, mostreranno a loro volta uno stile orientato verso alti livelli di cure. In questo caso, il ruolo dei geni materni è minoritario rispetto all’ambiente, come dimostrato da esperimenti di scambio di nidiate in cui il fenotipo dell’individuo in crescita (per es., alti livelli di cure) dipende dai livelli di cure ricevuti dalla madre adottiva e non dallo stile materno della madre naturale. Inoltre, l’ambiente in cui il piccolo vive agisce da regolatore dell’intensità con cui gli effetti di alterazioni nei livelli di cure materne si ripercuotono sull’individuo. Un’accresciuta stimolazione sensoriale e motoria ottenuta con l’allevamento in condizioni di arricchimento ambientale (➔ ambiente e cervello) induce un completo recupero delle disfunzioni indotte dalla procedura di maternal separation. Anche i deficit di sviluppo dei bambini cresciuti negli orfanotrofi possono essere recuperati nel caso di adozione e di inserimento in un ambiente familiare idoneo, con effetti tanto più veloci e marcati quanto più l’adozione è stata precoce. L’arricchimento ambientale agisce anche da regolatore diretto dei livelli di cure materne. Piccoli di topo allevati fin dalla nascita in un ambiente arricchito ricevono livelli superiori di cure materne rispetto a piccoli mantenuti in ambienti poveri di stimoli. Ciò è in parte dovuto al fatto che, in condizioni di arricchimento ambientale, più femmine adulte sono contemporaneamente presenti e concorrono avvicendandosi alla cura dei piccoli. Comunque, anche in assenza di tali cure condivise, le madri allevate in un ambiente arricchito mostrano aumentati livelli di cure verso la prole. L’accresciuta stimolazione tattile che i piccoli mantenuti in arricchimento ambientale ricevono mediante le cure materne ne accelera marcatamente lo sviluppo cerebrale.