cupidigia
Manca del tutto nelle opere minori, in Fiore e Detto; ed è esclusivo della Commedia, per cinque passi tutti incentrati intorno al grande tema della " brama corrotta degli uomini ", dell' ‛ avarizia ' come " avidità di beni terreni ", " smania di possesso ", " desiderio degli averi altrui ": ove c. si lega in prevalenza a un aggettivo caratterizzante. S'avverta anche che il termine risulta specialmente colorito per un certo distacco paradisiaco, nel giudizio sereno proclamato dall'alto dei cieli: non a caso sono ben tre le occorrenze dell'ultima cantica, e proiettano sulle altre due un eccezionale riverbero morale, a dispetto dell'esiguità numerica, attingendo i fastigi di una parola-chiave dell'ideologia polemica dantesca.
Tipico il nesso che s'istituisce col motivo della ‛ cecità ' umana, in If XII 49 Oh cieca cupidigia e ira folle, / che sì ci sproni ne la vita corta: qui le due passioni vengono prospettate come " disposizioni dell'anima che portano a commettere ingiuria contro il prossimo: la cupidigia, nelle cose, e l'ira, nelle persone " (Sapegno), cioè riferite al primo girone del cerchio della violenza. Osservava opportunamente il Barbi (Nuova filologia, p. 29) che " nel concupiscibile e nell'irascibile comprendevano gli Scolastici tutte le passioni dell'anima (cfr. Tomm. Summ. theol. I II 23 4 c) "; ma a spiegare la particolare animosità di D., il rilievo va integrato con le acutissime intuizioni dello Huizinga (L'autunno del Medioevo, trad. ital. Firenze 1953, 31-32), che ne mettono a nudo le motivazioni storiche: " Di nessun peccato si fu più coscienti a quei tempi quanto dell' ‛ avarizia ' o cupidigia. Orgoglio e avarizia si possono contrapporre come il peccato del tempo antico e quello del tempo nuovo. L'orgoglio è il peccato dell'epoca feudale e gerarchica, in cui i possessi e le ricchezze sono poco mobili. Allora il potere non è ancora essenzialmente collegato colla ricchezza; è più personale... Sembra che, soprattutto dal secolo XIII in poi, la convinzione che fosse la sfrenata avarizia a corrompere il mondo, abbia scacciato la superbia dal suo posto di primo e più fatale dei peccati nella valutazione della gente ". E dopo un'esplicita allusione a D.: " All'avarizia manca il carattere simbolico e teologico della superbia; essa è il peccato naturale e materiale, un istinto puramente terrestre. È il peccato di un' epoca in cui la circolazione del denaro ha trasformato e sconvolto le condizioni del potere. La valutazione della dignità umana diventa un calcolo aritmetico " (cfr. anche Tomm. Summ. theol. I II 84 1c " secundum quosdam cupiditas tripliciter dicitur. Uno modo, prout est appetitus inordinatus divitiarum, et sic est speciale peccatum. Alio modo, secundum quod significat inordinatum appetitum cuiuscumque boni temporalis, et sic est genus omnis peccati; nam in omni peccato est inordinata conversio ad commutabile bonum, ut dictum est. Tertio modo sumitur, prout significat quandam inclinationem naturae corruptae ad bona corruptibilia inordinate appetenda, et sic dicunt cupiditatem esse radicem omnium peccatorum ad similitudinem radicis arboris, quae ex terra trahit alimentum; sic enim ex amore rerum temporalium omne peccatum procedit ").
Si dispone in parallelo Pd XXX 139 La cieca cupidigia che v'ammalia, per cui è d'obbligo il rinvio a Ep VI 12 e 22 O mira cupidine obcaecati!... Nec advertitis dominantem cupidinem, quia caeci estis. Altrettanto esemplare il legame che si può stabilire col tema della ‛ malvagità ' degli uomini, in Pd V 79 Se mala cupidigia altro vi grida, / uomini siate, e non pecore matte: dove alla radice dei voti frettolosi, non che un tremulo sentimento di compunzione, D. avverte invece una folle e corrotta passione, volta alla soddisfazione di desideri frivoli o riprovevoli. Gli fa eco Benvenuto, esemplificando (" sicut cupiditas vindictae compulit Agamemnonem et cupiditas victoriae Jephte ad tam caeca vota; et ita cupiditas lucri compellit avarum "), mentre l'Ottimo riconduce il problema alla sua minuta fenomenologia comunale: " hacci uomini, che per loro capre e loro asini e per loro buoi e per loro mercatanza, fanno voti, e male li osservano ". Sembra da escludere invece l'interpretazione di chi, sulla scia di Pietro, si richiama alle speculazioni del clero corrotto, che esortava i fedeli ai voti per ricavare agevole guadagno dalle offerte o da eventuali dispense e commutazioni.
Analogo rapporto sussiste in Pd XXVII 121 Oh cupidigia, che i mortali affonde / sì sotto te, in un trapasso splendidamente illuminato da Benvenuto: " Sumpta occasione ex praedictis, exclamat contra cupiditatem, generale malum, quae mergit mentes mortalium ita in affectione terrenorum, quod non possunt erigere oculos ad istam mirabilem regionem coeli dispositissime ordinatam ".
Il termine si connette invece e si circoscrive a interessi politici nell'unico luogo del Purgatorio (VI 104), ove si condanna la miopia nei confronti delle cose italiane degl'imperatori Alberto e Rodolfo d'Asburgo, " trattenuti dalla bramosia di estendere il loro potere in Germania ": Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto, / per cupidigia di costà distretti, / che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto. V. anche CUPIDITA.