CUOIO
Strato della pelle di alcuni animali, opportunamente trattato e sottoposto al procedimento chimico della conciatura, che lo rende inalterabile. Sebbene qualsiasi tipo di pelle possa essere sottoposto a questo trattamento, tuttavia il c. più diffuso è quello ricavato dagli animali domestici. Il c. si differenzia per il tipo di pelle usata (di bue, di maiale, di vitello, di capra, di pecora, di rettile) e a seconda dell'elemento conciante (conciatura vegetale o al tannino, scamosciatura o concia all'olio, concia affumicata o all'allume).Già in epoca paleolitica si conciava con l'impiego di grassi e fumo; la conciatura vegetale invece è nota a partire dall'età del Bronzo. A seconda del conciante utilizzato il c. assume una particolare colorazione: marrone chiaro con la concia al tannino, giallo con la scamosciatura e bianco per il c. all'allume. Altre colorazioni si ottengono con coloranti naturali attraverso un procedimento simile a quello applicato ai tessuti, per es. il giallo con lo zafferano, con le bacche di Avignone e il legno giallo, il verde con il verderame, il blu con l'indaco, il rosso con il carminio.Le pelli si differenziano, oltre che per grandezza, spessore e durezza, anche per la grana, caratterizzata dalla densità dei pori della pelle; la grana non trattata può presentare anche guasti provocati da cicatrici, punture d'insetti o malattie, ma fin dal Tardo Medioevo si conoscevano procedimenti per modificare o eliminare tali imperfezioni. Per attenuare e rendere uniforme lo spessore della pelle si procedeva con la politura. La pelle poteva essere anche divisa in strati: quello superiore era impiegato per realizzare manufatti artistici, mentre quello a contatto della carne, detto c. spaccato, si utilizzava a tale scopo solo in misura limitata a causa della sua scarsa compattezza.L'elasticità e la plasmabilità del c. quando è umido, nonché l'indeformabilità assunta quando è asciutto, ne permisero nel Medioevo la lavorazione oltre che per scarpe e particolari indumenti, per altri oggetti d'uso e contenitori diversi: in ambito profano cassoni e cofanetti, scrigni nuziali, per conservare gioielli, doni, per la Morgengabe, custodie e astucci per documenti, libri e posate, nonché legature di volumi e arredi; in ambito liturgico foderi, reliquiari, custodie per ostensori e paramenti sacerdotali. Le tappezzerie in c., i cui primi esempi furono spagnoli in particolare di Córdova, da cui il nome 'c. di Córdova' o peaux d'Espagne, dal sec. 16° si diffusero anche in Olanda, Francia e Italia.Le tecniche di decorazione si svilupparono essenzialmente in Oriente per poi estendersi anche in Occidente, dove non si può ipotizzare un diretto legame con la produzione dell'età greco-romana. I reperti copti rimandano invece - specie per i lavori di intaglio, spellatura e intreccio - a una tradizione di lavorazione del c. di alta qualità. Si conoscono solo rari esempi di manufatti risalenti a un'epoca anteriore al sec. 13°; la loro decorazione era ottenuta con la stampigliatura di motivi ornamentali a nastro e a foglie. I rilievi in c. realizzati pressando la parte posteriore della pelle venivano riempiti con un composto simile al mastice per renderli più solidi, specie negli scudi.La prima importante tecnica di ornamentazione sviluppatasi in Occidente e ampiamente diffusasi intorno all'inizio del Trecento fu la stampigliatura a secco, detta anche stampigliatura a freddo o décor à froid: pannelli o stampi di bosso - che potevano essere sostituiti, già prima del Trecento, da stampi di metallo arroventato - venivano impressi sul c. bagnato ottenendo, dopo l'essiccazione, un motivo a rilievo. In tal modo era possibile ricoprire grandi superfici con piccoli motivi che creavano una decorazione uniforme spesso con andamento diagonale. Con stampi di maggiori dimensioni, simili ai conî per le monete, si imprimevano sul c. motivi con soggetti cristiani e araldici; linee tracciate a secco creavano inoltre una divisione dei campi. Questa tecnica ornamentale non offriva tuttavia nessuna libertà espressiva, i motivi potevano essere infatti ordinati in successione solo lungo linee precise.I tentativi di ottenere rilievi non schematici portarono nel sec. 14° all'intaglio del c., realizzato con la tecnica della modellazione: seguendo la traccia del disegno preliminare si incidevano con una lama a sezione triangolare linee profonde (mm. 0,5-0,7) che venivano ripercorse con un ferro rovente per impedirne l'eventuale chiusura, in seguito a un ispessimento dei margini. Con un lavoro a punzone e a sbalzo si potevano inoltre mettere in evidenza le forme e conferire al rilievo un risalto plastico, nonché sottolineare singole parti dipingendole con colori a olio.Sulla base degli oggetti conservati si possono individuare importanti botteghe regionali: dopo il 1350 in Boemia e nella Renania superiore, in Francia settentrionale e nelle Fiandre furono realizzati raffinati scrigni per doni d'amore, mentre intorno al 1400 le officine dei monasteri austriaci crearono pregevoli manufatti in c. intagliato.La scelta dei motivi e dei temi ornamentali per le raffigurazioni sugli oggetti in c. risentì dei più generali mutamenti stilistici in ambito artistico. Nell'Alto Medioevo, specie in opere copte, si trovano in prevalenza motivi con rosette, tralci e archetti, in particolare su borse e coperte di libri. Nelle rare legature occidentali con stampigliature a secco anteriori al Mille dominano semplici motivi a tralcio di influsso insulare, presenti anche nelle miniature, e goffe figure di animali.L'iconografia delle raffigurazioni sui cofanetti è legata alla destinazione d'uso degli oggetti. Le cassette per documenti e le custodie per le insegne regie recano motivi araldici, propri anche delle monete, come l'aquila, il leone e i cavalieri. In ambito liturgico si trovano scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, in particolare apostoli e santi. Sugli scrigni per doni d'amore, sulle cassette, sulle custodie per una committenza aristocratica dominano scene di caccia, coppie di amanti e scene di vita di corte o figure fantastiche. Per la commistione di motivi cristiani e profani non sempre è possibile individuare la funzione dell'oggetto in base all'iconografia; tuttavia le raffigurazioni con S. Giorgio e il drago rientrano soprattutto in contesti decorativi di carattere cortese.
Bibl.: H. Pralle, Der Lederschnitt als Kunsthandwerk und häusliche Kunst, Halle a.d.S. 1903; H. Bartenstein, Das Ledergewerbe im Mittelalter in Köln, Lübeck und Frankfurt, Berlin 1920; G.A. Bravo, Storia del cuoio e dell'arte conciaria, Torino 1964; G. Gall, Leder im europäischen Kunsthandwerk. Ein Handbuch für Sammler und Liebhaber (Bibliothek für Kunst- und Antiquitätenfreunde, 44), Braunschweig 1965; G.A. Bravo, J. Trupke, 100.000 Jahre Leder. Eine Monographie, Basel-Stuttgart 1970; F.A. Schmidt-Künsemüller, Corpus der gotischen Lederschnitteinbände aus dem deutschen Sprachgebiet (Denkmäler der Buchkunst, 4), Stuttgart 1980.R. Nenno