CUNAMA
. Popolo abitante nelle regioni SO. dell'Eritrea, solcate dal Gash e dal Setit. È il più primitivo dei popoli eritrei. Religiosamente, è rimasto pagano: crede in un Dio supremo, Anna, creatore del cielo e della terra, il quale, compiuta l'opera sua, si riposa, senza più nulla fare a pro dell'uomo, a meno che alti clamori non lo scuotano, e salvo talune ricorrenze, in cui, a intervalli d'anni, scende a indagare i bisogni degli uomini; ogni evento sfavorevole è provocato da uno spirito, onde è necessario cercare di placarlo; intervengono specialmente gli spiriti dei morti, e questi sono tenuti in conto speciale, quasi facendoli partecipare ancora alla vita famigliare. Non vi sono sacerdoti, sicché il più vecchio della famiglia è custode delle tradizioni e dei riti; talune funzioni si accolgono però in determinate persone, spesso per trasmissione ereditaria, quali lo aulà mannà, che deve provvedere a far piovere tempestivamente, lo ulà mannà, che deve tener lontane dai campi le cavallette, ecc. Socialmente, i Cunama sono ancora in una fase di matriarcato. Politicamente, hanno una costituzione profondamente democratica, che soltanto per effetto dell'influsso della dominazione italiana, si va alterando; mancano veri capi di villaggio; tutti hanno uguali diritti e doveri, unico titolo di distinzione e di precedenza essendo l'anzianità; la somma delle cose per ciascuna collettività risiede nelle assemblee del villaggio; chi non vuole sottostare ai deliberati di questa non ha che da migrare in altra collettività Cunama. Economicamente, i Cunama sono agricoltori, con proprietà individuali, ma con reciproco obbligo di assistenza nei lavori agricoli; non attendere ai lavori del campo è vergogna: ma anche l'allevamento del bestiame è in onore, e appunto il capo di bestiame bovino serve come tradizionale misura di valore.
I Cunama parlano una lingua d'indubbio carattere nilotico, sebbene notevolmente evoluta per influssi cuscitici, tanto da essere pervenuta a una vera flessione del verbo (ottenuta però con elementi nilotici).
La pertinenza della lingua cunama al gruppo delle lingue nilotiche dà maggior risalto alle più recenti conclusioni delle indagini antropologiche (Aldobr. Mochi): anziché far parte del ceppo negro, i Cunama, pur differenziandosi nell'aspetto generale dagli Abissini, apparterrebbero alla stessa varietà umana che costituisce il fondo di molte popolazioni dell'Abissinia del nord e dell'Eritrea cioè alla varietà settentrionale del tipo etiopico, con rappresentanti anche della varietà meridionale: tuttavia trasparisce il residuo d'un fondo più antico e più rozzo dell'etiopico attuale, ricordante addirittura gradini assai bassi dell'intera scala gerarchica della morfologia umana, senza però avere nulla di negroide. I Cunama sembrano essere menzionati col nome di Mennùt, fra le conquiste dei Faraoni. Più tardi furono compresi nel regno di Aksum. Nel Medioevo, sembrano aver fatto parte del regno cristiano di ‛Alwah (nel territorio dell'attuale el-Kharṭūm), del quale avrebbero conservato elementi cristiani, come la leggenda di Adamo e d'Eva, in nome della quale si fanno tuttora giuramemi. Declinando il regno di ‛Alwah, divennero campo di razzia e di stragi per opera dei popoli contermini, specialmente degli Abissini, che, per il loro bassissimo stato di civiltà e per il loro paganesimo, li consideravano più bestie da macello o da lavoro che uomini. Ciò portò a una quasi totale distruzione del popolo, che occupava un tempo sedi assai più vaste: la stessa organizzazione politica, sociale e religiosa di oggi pare più l'ultima conseguenza d'un lungo processo di disgregazione e di decadimento che non la conservazione genuina d'uno stato arcaico. Il passaggio alla dominazione italiana salvò dalla definitiva scomparsa le ultime popolazioni.
Bibl.: A. Pollera, I Baria e i Cunama, Roma 1913; W. Munzinger, Studî sull'Africa Orientale, Roma 1890; L. Reinisch, Die Kunama-Sprache, in Sitzungsber. Akad. Wien, XCVIII, CXIX, CXXII, CXXIII; id., Das persönl. Fürwort und die Verbalflexion in den chamits-sem. Sprachen, Vienna 1909; C. Conti-Rossini, Per la conoscenza di lingua cunama, in Giorn. Soc. As. It., 1930; id., I C., in La Terra e la Vita, 1923; id., Lingue nilotiche, in Riv. stud. orient., 1926; C. Calciati e L. Bracciani, Nel paese dei C., Milano 1927.