PRECOLOMBIANE, CULTURE
Subcontinente settentrionale: nuove evidenze osteologiche. Mesoamerica: tecnologie avanzate per l’archeologia. America Meridionale: un’archeologia per lo sviluppo. Bibliografia
Consolidati i quadri cronologici definiti nelle fasi finali del Novecento, l’archeologia americanista del primo decennio del 21° sec. è stata profondamente impegnata in un ampliamento dei suoi paradigmi conoscitivi, che si sono giovati dell’apporto delle scienze naturali e delle tecnologie informatiche per ricostruire modelli più articolati dei processi di sviluppo verificatisi nel continente. Mentre sono proseguiti i rinvenimenti di contesti di eccezione e le ricerche hanno contribuito a chiarire l’evoluzione di aree e siti specifici, nuovi approcci metodologici hanno stimolato forme evolute di gestione dei beni archeologici in vista della crescita delle comunità locali, per creare un ineludibile legame tra gruppi estinti e popolazione locale. La radicata vocazione sociale dell’archeologia americanista ha prodotto modi nuovi di intendere la ricerca che si sottraggono ai processi di reificazione di siti e reperti, suggerendo attribuzioni di senso che passano attraverso una revisione critica dei processi di appropriazione e fruizione del passato archeologico.
Subcontinente settentrionale: nuove evidenze osteologiche. – Destinata per collocazione geografica a essere luogo privilegiato delle indagini sul popolamento, l’America Settentrionale ha restituito importanti evidenze nel sito paleoindiano di Upward Sun River (Alaska centrale), dove, tra il 2009 e il 2014, Ben A. Potter e Joshua D. Reuther hanno identificato, all’interno di un accampamento frequentato in forma relativamente stabile da bande dedite alla pesca che contiene anche i resti delle più antiche strutture residenziali dell’Alaska, la cremazione di un bambino di tre anni e le più tarde sepolture di un neonato e di un feto a termine, de-posti 11.500 anni fa con un corredo di utensili sotto il focolare di un’abitazione: la possibilità di analizzare il DNA dei resti umani – tra i più antichi del continente e tra i più complessi tra quelli sottoposti a riti funerari a oggi documentati per il Paleoindiano – potrà consentire di disporre di nuovi dati genetici sui primi gruppi giunti nel continente. Ancora riguardo al Paleoindiano, grazie alle metodologie radiometriche di datazione, nuove ricerche condotte a Winnemucca (Nevada) hanno consentito di sospingere indietro la collocazione cronologica dei petroglifi presenti nell’area, fissata dagli studi condotti nel 2013 da Larry Benson tra 15.000 e 10.500 anni fa: si tratterebbe delle incisioni rupestri più antiche del Nordamerica, consistenti in solchi e motivi puntiformi tracciati nella roccia calcarea a comporre figure complesse di ardua decifrazione.
Mesoamerica: tecnologie avanzate per l’archeologia. – Area tradizionalmente generosa nel restituire vestigia delle alte culture (basti citare la frequente identificazione di nuovi siti maya, quali quelli di Chactún e Lagunita, scoperti nel2013 e nel 2014 da Ivan Šprajc nello Yucatán), l’archeologia mesoamericana ha registrato importanti avanzamenti attraverso l’adozione di sistemi di informazione geografica progettati per acquisire e analizzare geodati che consentano di contestualizzare spazialmente i reperti, e la creazione di basi dati di immagini 3D di manufatti (pionieristico il lavoro svolto da Diego Jiménez Badillo su collezioni conservate nel Museo del Templo mayor). L’ausilio della robotica ha inoltre permesso di effettuare eccezionali ricerche, come nel Tempio di Quetzalcóatl, di Teotihuacán, dove nel 2013 il robot Tláloc II-TC ha individuato, nel quadro di una missione diretta da Sergio Gómez Chávez, tre camere sotterranee, forse parte di un contesto funerario di élite, permettendo la pianificazione di nuovi interventi per indagare i livelli più antichi e meno raggiungibili della struttura. Risultati di rilievo sono stati ottenuti anche dall’incremento delle ricerche di archeologia subacquea, che nel 2011 hanno consentito di recuperare all’interno di una grotta inondata nel sito di Hoyo Negro (Quintana Roo) uno scheletro femminile risalente a circa 13.000 anni fa – datazione tra le più antiche ottenute in quest’area –, e forse di effettuare la controversa identificazione dei resti di una delle caravelle di Colombo, la Santa María, che Barry Clifford avrebbe individuato nel 2014 sul fondo del mare a nord delle coste di Haiti.
America Meridionale: un’archeologia per lo sviluppo. – Sono proseguite nel subcontinente meridionale le ricerche nei siti nodali per la formazione di società complesse, quali quello di Caral (costa centrale del Perù), in cui i lavori di Ruth Shady hanno indagato un complesso di insediamenti connessi con lo sviluppo del centro urbano – ad es., quello di Vichama, dove nel 2009 è stato individuato uno dei più antichi fregi architettonici conosciuti nelle Americhe, raffigurante una mano umana e la cui antichità rimonterebbe al 3000 a.C. – e quello di Cahuachi (Nasca), dove la Missione archeologica italiana Proyecto Nasca, diretta dal 1982 da Giuseppe Orefici, ha consentito la valorizzazione del centro cerimoniale, al fine di realizzare un progetto di macro-scavo archeologico e la sua parallela apertura a fini turistici. Provengono proprio dal settore del turismo archeologico, e dagli stimoli teorici della Public archaeology statunitense che hanno trovato vasta accoglienza nel subcontinente meridionale, i più vistosi impulsi verso un’integrazione sistemica tra patrimonio culturale, gestione dei siti e musealizzazione dei reperti che, insieme ai fruitori esterni, coinvolga il territorio e le comunità insediatevi, al fine di pianificare strumenti in grado di promuovere la presa di coscienza e lo sviluppo dei gruppi locali, assegnando alla pratica archeologica, in quanto sfera di interazione in cui sono coinvolti distinti attori sociali e diverse forme di comunicazione e costruzione identitaria, una dimensione fortemente etica.
Bibliografia: R. Shady, C. Kehenge, Caral. La primera civilización de América, Lima 2008; K. DuVal, Pre-contact America, Oxford 2010; Archaeology in the digital era, ed. G. Earl, T. Sly, A. Chrysanthi et al., Southampton 2012; Archaeology of communities. A new world perspective, ed. M.A. Canuto, J. Yaeger, London 2012; V. Salerno, Arqueología pública: reflexiones sobre la construcción de un objeto de estudio, «Revista chilena de antropología», 2013, 27, 1, pp. 7-37; B.A. Potter, J.D. Irish, J.D. Reuther et al., New insights into Eastern Beringian mortuary behavior, «Proceedings of the National academy of sciences of United States of America», 2014, 111, 48, pp. 17060-65; The Maya and their central american neighbors, ed. G.E. Braswell, London-New York 2014.