RIPOLI, Cultura di (v. vol. VI, p. 694, s.v. Ripoli, civiltà di)
VI, p. 694, Facies culturale del Neolitico dell'Italia centro-meridionale interna o adriatica (Abruzzo e Marche). Prende nome dal villaggio in contrada R., nella valle della Vibrata (fiume dell'Abruzzo settentrionale che sbocca nell'Adriatico, c.a 10 km a S del Tronto), in provincia di Teramo. Scoperto da Concezio Rosa nel 1865, resta ancora oggi il sito più importante e meglio conosciuto. Gli altri principali complessi attribuibili alla facies di R. sono i villaggi di Offida (Ascoli Piceno), S. Biagio di Fano (Pesaro), S. Maria in Selva (Macerata), Pianaccio (Teramo), Fossacesia (Teramo) e Paterno (L'Aquila), le grotte Maritza e La Punta nel Fucino, Cola di Petrella (L'Aquila) e la Grotta dei Piccioni presso Bolognano (Pescara).
In termini di cronologia assoluta (date al C14 non calibrate), la facies di R. si sviluppa fra la prima metà del IV millennio a.C. (5630/80 per il gruppo di capanne più antiche del villaggio di R.) e gli inizî del III (2810 a.C. per il livello della Grotta dei Piccioni di Bolognano con associazione di materiali tipo R., Diana e Lagozza). Per quanto riguarda la cronologia relativa, i complessi tipo R. appartengono nel loro insieme a un momento del Neolitico dell'area centrale adriatica successivo a quello rappresentato dal villaggio di Catignano (Pescara) e dalla facies culturale che prende nome da esso (4200-3700/600 a.C.). Le fasi avanzate e finali della facies di R. sono documentate dai complessi di Fossacesia e Paterno.
Il villaggio di R. è stato oggetto di una serie di campagne di scavo, a partire da quelle condotte dallo scopritore fra il 1865 e il 1873. Gli scavi vennero ripresi da A. Mosso, negli anni intorno al 1910, e da S. Messina (1913- 1915); infine, fra il 1960 e il 1964, una serie di cinque campagne sistematiche venne condotta da A. Radmilli e G. Cremonesi. In totale, si conoscono del villaggio, in modo più o meno completo secondo il grado di sistematicità dei varí scavi e di completezza delle relative pubblicazioni, alcune decine di capanne e di strutture accessorie; con gli scavi Radmilli-Cremonesi è stata completamente esplorata la parte dall'abitato ed è stato rimesso in luce e in parte esplorato il fossato che lo circondava.
Le capanne sono di forme e dimensioni molto varie; si tratta di strutture a uno o più ambienti, scavate nel terreno. Le più semplici hanno forma circolare, ovale o a rene; le maggiori e più complesse sono ellissoidali, a forma di otto, doppie e multiple. Lo scavo non ha ancora permesso una ricostruzione dell'estensione complessiva e dell'organizzazione interna dell'abitato. I materiali soprattutto ceramici trovati associati con le capanne indicano da un lato la loro successione nel tempo, dall'altro l'esistenza di differenze di funzione fra strutture sia contemporanee sia appartenenti a momenti distinti nello sviluppo dell'abitato. Il fossato che circondava l'abitato presenta due fasi costruttive; misura in superficie 7,50 m di larghezza e ha una profondità di m 4,50-4,80.
Nello scavo del 1913 vennero anche rimesse in luce alcune sepolture: si tratta di fosse comuni scavate nella ghiaia, contenenti da due a quattordici inumati in posizione generalmente rannicchiata, probabilmente privi di corredo; in un caso, lo scheletro di una donna era accompagnato da quello di un cane. Esiste la possibilità che l'area destinata alle tombe non fosse distinta da quella dell'abitato (fatto non raro nei complessi italiani neolitici ed eneolitici) perché, almeno in un caso, la fossa utilizzata per il seppellimento era quella di una capanna preesistente.
Un altro tipo di complesso importante per la comprensione della facies culturale di R. è il giacimento in grotta, esemplificato in particolare dalla Grotta dei Piccioni di Bolognano. Si tratta di un complesso probabilmente utilizzato per attività di culto, caratterizzato dalla presenza di circoli di pietre (undici dei quali conservati) contenenti resti di offerte e di sacrifici (oggetti di uso comune, ossa di animali, uno scheletro di neonato in uno dei circoli; due crani di bambini di otto-dieci anni, accompagnati da alcuni vasi, una conchiglia di tritone e una scheggia di selce, erano invece all'esterno dei circoli, presso la parete della grotta). L'economia dei complessi tipo R. è basata sull'agricoltura (presenza di macine e elementi di falcetto), sull'allevamento (percentuali simili di bovini, suini e ovicaprini) e sulla caccia. Alcune variazioni nelle percentuali delle diverse specie indicano la minore incidenza dei suini nel momento più antico dell'abitato di R., e l'aumento delle specie selvatiche (cioè della caccia) nelle fasi più recenti.
La ceramica dei complessi tipo R. comprende le classi dell'argilla depurata dipinta, dell'impasto fine e dell'impasto grossolano.
La ceramica di argilla figulina giallastra o rosso-chiara dipinta comprende boccali carenati (con confronti nella facies del Sasso di Furbara), vasi a fiasco, olle e ollette con collo cilindrico e labbro svasato, tazze emisferiche, vasi emisferici e «a tulipano»; le anse, generalmente a nastro ad anello, possono essere sormontate da appendici di vario tipo, anche antropomorfe. I motivi decorativi dipinti, in rosso e nero o bruno, sono riquadri marginati da bande rosse con file di punti e triangoli tratteggiati; file di punti e rettangoli tratteggiati; file di punti e fasci di linee oblique; losanghe vuote o riempite a tratteggio; nastri riempiti da fasci di linee oblique; reticoli, scacchiere, ecc.
La ceramica d'impasto fine nerastro o grigio, con superficie lisciata e lucidata a stecca comprende ciotole, scodelle troncoconiche, tazze, vasi carenati, globulari, ovoidali; le anse sono a nastro verticale, tubolari, o sostituite da presine forate. Le decorazioni comprendono una grande varietà di motivi incisi e impressi, cordoni plastici e file di dischetti applicati in rilievo.
La ceramica d'impasto grossolano, a granuli bianchi e carbonato di calcio, presenta vasi di grandi dimensioni, troncoconici e ovoidali, ciotole, scodelle, tazze, vasi a tulipano; le anse sono a maniglia semicircolare e a nastro verticale ad anello, e sono anche frequenti bugne e prese. Fra le decorazioni, è frequente una fila di impressioni orizzontali al di sotto dell'orlo del vaso.
Le percentuali relative delle tre classi ceramiche variano con il tempo; in particolare, la ceramica di argilla figulina dipinta, prevalente nelle fasi iniziali della facies di R., diminuisce progressivamente, fino a scendere al di sotto del 10%, nei giacimenti più recenti.
L'industria litica su selce comprende nuclei, lame e lamette ritoccate, schegge ritoccate, strumenti a becchi e puntine, troncature, geometrici, grattatoi, punte, punteruoli, punte di freccia, elementi di falcetto; sono anche presenti strumenti in selce di tipo campignano, strumenti in ossidiana, accettine, anelloni, teste di mazza sferiche e dischi forati in pietra levigata.
Abbondante l'industria su osso (punte, punteruoli, spatole, una base di falcetto ottenuta da una mandibola di bovino) e su corno di cervo (manici di zappette, accette). Gli ornamenti personali sono ricavati da zanne di cinghiale, osso, conchiglie.
Nel giacimento di S. Maria in Selva, che appartiene al momento finale della facies di R., è documentata la presenza di rame.
Bibl.: V. Cianfarani, G. Cremonesi, A. M. Radmilli, Trecentomila anni di vita in Abruzzo, Chieti 1962; G. Cremonesi, Il villaggio di Ripoli alla luce dei recenti scavi, in RivScPr, XX, 1965, pp. 85-155; G. Cremonesi, Osservazioni sulla cultura di Ripoli, in Annali dell'Università di Lecce, VI, 1971-73, pp. 81- 103; G. Cremonesi, La grotta dei Piccioni di Bolognano nel quadro delle culture dal neolitico all'età del bronzo in Abruzzo, Pisa 1976; G. Cremonesi, C. Tozzi, Il neolitico dell'Abruzzo, in Atti XXVI Riunione Scientifica Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 1985, Firenze 1987, pp. 239-249.