cui
Forma presente in tutte le opere dantesche (comprese Fiore e Detto), con la variante cu', per lo più, nel D. canonico, nella sequenza cu' io (Vn XIX 16, XL 7; Cv II III 1, VII 5, ecc.; If I 86 e 88, ecc.; Pg XI 47; Pd XVIII 128, ecc.; ma v. peraltro Vn III 14 quelli cui io chiamo); ma talora anche in altri contesti, sempre antevocalici (cu' ivi, If I 129; cu' il Savio, XXVII 52; e cfr. Pd XIII 7): nel Fiore invece si ha gente cu' piacesse (XLVI 10; e v. VI 7, VII 8, ecc.; però anche XCII 1 con cu'i' sto, come IX 2 cu'e' dà). Il suo uso principale non si discosta da quello moderno (cfr. Rohlfs Gramm. §§ 483 e 485), preceduto cioè da preposizione: Vn XIII 5 la donna per cui Amore ti stringe così, XVIII 4 questa donna, forse di cui voi intendete, XXII 17, XXIX 1 in quello anno... in cui, XXXI 17 73 le donne... / a cui le tue sorelle / erano usate di portar letizia; Rime LXVIII 39 per cui; Cv II III 1 poi dirò di loro a cu' io parlo, VII 5, VIII 3, ecc.; lf I 86, 88, 100, 107, ecc.; Pg I11, VI 8, VII 16 e 135, ecc.; Pd V 115, VI 128, ecc.; Fiore VI 7, VII 8, ecc.
Talora (come nell'uso moderno e conformemente all'uso latino) il semplice c. può valere " al quale " ecc.: Rime CIV 11 e 12 come persona discacciata e stanca, / cui tutta gente manca / e cui vertute né beltà non vale; Cv I V 13 Ouella cosa dice l'uomo essere bella cui le parti debitamente si rispondono, III I 6, IV XXIX 6 la buona fama di colui cui è la statua; If XIII 119, XXXI 69; Pg XVII 33, XXIII 99 e 104; Pd n 27, V 67, VI 26, XXVIII 38 quello avea la fiamma più sincera / cui men distava la favilla pura, XXXIII 117; Fiore XLVI 10 (e v. anche Cv II II 1 quella gentile donna, cui feci menzione ne la fine de la Vita Nuova, ma cfr. II III 17 questo di cui è fatta menzione, cioè l'epiciclo, e v. MENZIONE). Altro impiego sintattico che continua ancora oggi è quello in cui il pronome si presenta tra l'articolo determinato (o prep. articolata) e il sostantivo cui si riferisce, valendo in questo caso " del quale " e simili (come complemento di appartenenza): Vn III 10 2 A ciascun'alma presa e gentil core / nel cui cospetto ven lo dir presente, VIII 1, ecc.; Rime Cv 7; Cv I XI 21 ne la bocca meretrice di questi adulteri; a lo cui condutto vanno li ciechi, II I 8, ecc.; If VII 73, XIV 78 e 87, ecc.; Pg I 53, II 2, ecc.; Pd II 113, III 98, ecc.; Fiore XXX 13; l'articolo può anche mancare: Vn III 11 8 Amor... / cui essenza membrar mi dà orrore, e dopo preposizione, XIX 13 63; Cv III V 22; If X 73 quell'altro magnanimo, a cui posta / restato m'era; Fiore XVIII 14.
Diversamente dall'uso moderno, il pronome può svolgere le funzioni di complemento oggetto (sia sing. che pl.): Vn III 14 quelli cui io chiamo primo de li miei amici, XXI 6, ecc.; Cv IV Le dolci rime 121; If I 129, VII 116 color cui vinse l'ira, IX 102, ecc.; Pg VII 102, XVIII 4, XXIV 151, ecc.; Pd II 130, III 36, XX 62, ecc.; Fiore CIX 12.
Infine, altro impiego oggi desueto è quello che vede il pronome inglobare funzionalmente il proprio antecedente nella sovraordinata, in modo da equivalere a " colui il (al) quale " ecc.: in quest'uso c. può anche essere preceduto da preposizione: Vn XXI 2 4 ov'ella passa, ogn' om ver lei si gira, / e cui saluta fa tremar lo core (qui c. vale " a colui che " [ogg.]; ripetuto al § 6), XXXI 4 La prima parte si divide in tre ... ne la seconda dico a cui io voglio dire; ne la terza dico di cui io voglio dire (e v. ancora XII 17, XIX 16 [due volte], XXXI 7, ecc.); Cv IV Le dolci rime 38 vilissimo sembra ... / cui è scorto 'l cammin e poscia l'erra; If V 19 guarda com'entri e di cui tu ti fide; X 63; Pg II 95, VI 8, XI 48, XIII 36 Amate da cui male aveste, ecc.; Pd I 72, III 21, IX 24 la luce... / seguette come a cui di ben far giova, ecc.; Fiore IX 12, ecc.
Come pronome interrogativo (cfr. Rohlfs Gramm. § 488), d'impiego rarissimo, andrà ricordato Vn IV 3 Per cui t'ha così distrutto questo Amore?