CUAUHTEMOC (in nahuatl "l'aquila cadente")
Detto dagli Spagnoli Guatimozin. Ultimo re degli Aztechi, nato il 1502, figlio del re Ahuitzotl.
Egli fu il principale difensore dell'indipendenza del suo paese contro gli Spagnoli e alla morte del valoroso Cuitláhuac, succeduto all'imbelle Motecuhzoma II (v. montezuma), fu nominato re non ancora ventenne. La capitale era assediata per terra e per acqua da Cortés alla testa di un migliaio di Spagnoli con artiglieria e cavalleria e alcuni brigantini e di più decine di migliaia d'indigeni alleati contro il Messico. C. si difese strenuamente per tre mesi ma infine, dopo la morte di 150.000 dei suoi e dopo che la città era quasi totalmente distrutta e occupata dal nemico, mentre s'allontanava per andare a riaccendere la lotta altrove, fu fatto prigioniero e condotto a Cortés. Sottoposto al supplizio del fuoco, perché confessasse ove erano stati nascosti i tesori, resistette eroicamente all'atroce tortura e nulla palesò. Battezzato e tenuto in penosa cattività quale ostaggio da Cortés, accompagnò costui nel 1524 nella funesta spedizione all'Honduras. Ma durante il soggiorno a Izancanác (Tabasco) nell'ottobre 1524, egli fu accusato - non si sa se a ragione o a torto - di congiurare contro gli oppressori e di voler assassinare Cortés. Questi credette all'accusa e fece giustiziare l'infelice monarca prigioniero con il suo compagno, il principe di Tlacopan (Tacuba), nel febbraio 1525. Gli storici del tempo - e primo Bernal Diaz del Castillo - condannano nel modo più assoluto tale atto e lo qualificano come un vero delitto.
I Messicani hanno eretto nella capitale al loro sfortunato eroe oltre che una statua al Museo d'Artiglieria, un monumnto al Paseo della Reforma, opera degli artisti messicani Miguel Noreña e Francisco Jiménez.
Bibl.: L. Gonzales Obregón, Cuahtemoc, Messico 1922; G. V. Callegari, Cuahtemoc, in Vie d'Italia e dell'America Latina, II (1925).