CTESIA (Κτησίας, Ctesĭas) di Cnido
Medico alla corte persiana tra il 415 e il 399 circa a. C., ebbe parte imprecisa, e quasi soltanto nota per informazioni autobiografiche, nelle relazioni tra la Grecia e la Persia all'inizio del sec. IV. Cooperò per far assumere Conone (v.) al comando della flotta persiana e fu inviato ambasciatore del Gran Re a Sparta appunto nel momento in cui si era deciso alla corte il mutamento di politica, che avvicinava la Persia ad Atene. L'ambasceria doveva mantenere nelle illusioni gli Spartani, i quali però compresero il doppio giuoco e arrestarono anche, a quanto pare, C., che riuscì a scolparsi. Poi non sappiamo più nulla di lui; è improbabile che sia tornato in Persia. Il suo nome è principalmente affidato alle opere storiche in tutto o in parte composte dopo il suo ritorno in patria, valendosi della propria esperienza in cose orientali.
Descrizione della terra in tre libri (variamente citata come Περίοδος, Περιήγησις, Περίπλους): Sull'India in un libro ('Ινδικά); Sui tributi dell'Asia pagati al Gran Re (Περὶ τῶν κατὰ τὴν 'Ασίαν ϕόρων); Sulla Persia in 23 libri (Περσικά), dei quali i primi sei trattavano propriamente di cose assire ('Ασσυριακά). Tutte queste opere sono perdute, ma dei libri VII-XXIII Sulla Persia ci resta il riassunto nella Bibliotheca di Fozio. Oltre alle citazioni dirette servono a parzialmente ricostituire i libri perduti quegli scrittori che si sono valsi di C. come fonte, in particolar modo Diodoro, Nicola Damasceno e, per la cronologia, Castore: servono anche i frammenti dei suoi rifacitori e continuatori Eraclide di Cuma e Dinone.
C., che pure accusava Erodoto di essere menzognero e gli si contrapponeva, aveva fra gli antichi, nonostante la sua popolarità, fama di poco veritiero: nel che, salvo rare eccezioni, si accordano i moderni, solo discutendo se C. inventò di regola le sue notizie o le accolse da tradizioni indegne di fede. In realtà, per capire C., è necessario ricordare che, per quanto egli segua cronologicamente Erodoto, non conosce ancora una storia organizzata intorno a un centro ideale, come la lotta dei Greci per la libertà; egli è logografo, cioè raccoglitore di tradizioni. Ma la logografia ha perduto in lui ogni interesse profondo e ogni criterio preciso di distinzione fra il vero e il falso. Venendo meno il presupposto antireligioso che animava Ecateo, viene meno anche il criterio della verosimiglianza instaurato da Ecateo stesso che in questo presupposto trovava la pietra di paragone, e perciò C. non può dare alla sua storia che uno scopo estrinseco, quale la raccolta di curiosità e di versioni insolite di fatti noti, come si constata specialmente in tutta la narrazione delle guerre persiane, dove giunge a posporre la battaglia di Salamina a quella di Platea.
Bibl.: I frammenti raccolti dal Müller in appendice all'edizione di Erodoto del Dübner, Parigi 1844. I frammenti Sulla Persia anche in Gilmore, The fragments of the Persica of Ctesia, Londra 1888. Complessivi: F. Jacoby, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 2032 segg.; A. Momigliano, Tradizione e invenzione in Ctesia, in Atene e Roma, n.s., XII (1931). Tra le ricerche particolari: S. Marquart, Die Assyriaka des Ktesias, in Philologus, VI suppl. (1891-93), p. 501 segg.; Krumbholz, Zu den Assyriaka des Ktesias, in Rheinisches Museum, L (1895), p. 205 segg.; C. Jacoby, Ktesias und Diodor, ibid., XLI (1886), p. 321 segg.; W. Robertson Smith, Ctesias and the Semiramis legend, in English historical Review, II (1894), p. 303 segg.; C. F. Lehmann-Haupt, in Roscher, Lexicon der griech. und röm. Myth., IV, col. 678 segg.; A. Bauer, Kyrossage, in Berichte Wiener Akademie, C (1882), p. 495 segg.; G. Cammelli, Studio sui Περσικά di Ctesia, in Rivista Indo-Greco-Italica, VI (1922), p. 113 segg.; G. Lanzani, I Persica di Ctesia, in Rivista di storia antica, V (1900), p. 215 segg.; U. Mago, Osservazioni sul riassunto dato da Fozio dei Περσικά di Ctesia, in Atti Accademia Scienze Torino, XL (1904-05), p. 327 segg.