crudeltà (crudelità; crudelitate; crudeltate)
Manca nella prosa (oltre che in Fiore e Detto), ed è perciò inteso da D. quale termine strettamente lirico, nelle sue normali varianti:
Riferito per lo più a " durezza amorosa ", secondo un semantema ormai tradizionale nelle lingue sorelle: Rime CII 6 d'ogni crudelità si fece donna, cioè " signora ", " modello "; CII 38 di tutta crudeltate il freddo / le corre al core. Altrove si procede già verso la prosopopea della c. come forza immanente nell'animo femminile: intorno a' suoi [occhi] sempre si gira / d'ogni crudelitate una pintura (LXXX 8). A parte, Vn XXXIII 7 19 la donna mia / fu giunta da la sua [della Morte] crudelitate. Quasi personificato anche nella canzone spuria (di Iacopo Cecchi, ma inclusa nel canone Fraticelli-Moore) Morte, poi ch'io non truovo a' cui mi doglia 69 " Fàtti, novella mia, dinanzi a Morte, / sì che a crudelità rompa le porte, / e giunghi alla mercé del frutto buono ".
Nell'accezione di " durezza politica ", " implacabile odio di parte ", a indicare l'avversione dei Fiorentini per D. stesso, in Rime CXVI 83 una catena il serra / tal, che se piega vostra crudeltate, / non ha di ritornar qui libertate. A riscontro, l'unico esempio della Commedia nell'esordio di Pd XXV 4, che sembra far eco all'amarezza della ‛ montanina ' in un più magnanimo tono, la crudeltà che fuor mi serra / del bello ovile: dove c. vuoi significare, in senso attivo, l'odio ostinato dei concittadini e, in senso passivo, la feroce persecuzione di cui egli è vittima, come fatto in sé.