CROTTI DI COSTIGLIOLE, Edoardo Giovanni
Nacque il 21 ott. 1799 a Saluzzo (Cuneo), di famiglia tra le più antiche della città, secondogenito del conte Alessandro intendente generale di Nizza (dal 1819) e di Marianna de La Chavanne, savoiarda.
Dagli anni giovanili il C. informò la sua condotta ai principi del cattolicesimo con assidua ed ininterrotta pratica religiosa. Avviato alla carriera militare ed entrato assai giovane nel Liceo imperiale di Genova, ne uscì sottotenente, effettivo dal 21 giugno 1815 nel reggimento di Cuneo. Di stanza in questa città, si fece apprezzare durante la grave epidemia, assistendo i colerosi della guarnigione ed organizzando soccorsi ai civili. Durante i moti del 1821sfuggì in marzo ai soldati ribelli, domò una sedizione militare in aprile, combatté i rivoluzionari nelle pianure di Novara: fu insignito il 3 dic. 1821 della croce di cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro "per l'illimitato fedele attaccamento al real servizio" dimostrato "in ogni occasione e specialmente nel trambusto dei passati avvenimenti". Luogotenente dal 1819, capitano dal 1825, direttore dei cadetti all'Accademia militare di Torino, abbandonerà la carriera militare nel 1839 con il grado di maggiore. Per due anni in Sardegna fu aiutante di campo del viceré conte Galeani d'Agliano: la stima del superiore gli valse l'apprezzamento di personaggi distinti, tra i quali il conte A. Brignole Sale, plenipotenziario sardo a Parigi, che lo richiese come consigliere d'ambasciata in questa sede.
In diplomazia dal 29 marzo 1836, egli giudicò l'irrequieta politica della monarchia di luglio e il movimento costituzionalista degli anni '30 con una visuale caratteristica del governo sabaudo, diretto in questi anni dal conte C. Solaro della Margarita, ministro di Carlo Alberto, con una concezione mistico-legittimistica della sovranità restaurata: assoluto è il rifiuto del costituzionalismo e delle sue "velenose" libertà, delle "associations infernales" (i partiti sorti dalla rivoluzione) di cui la Parigi di Luigi Filippo e di Thiers era rifugio e centro d'irraggiamento in Europa.
Una memoria intitolata Les Règicides de 1793, richiesta al C. da Carlo Alberto e datata 26 dic. 1837 è, assieme alla corrispondenza diplomatica, documento significativo della sua adesione alle teoriche della Provvidenza del periodo: seguendo le Considérations sur la France ... di J. de Maistre, si propone di documentare che le colpe per il regicidio del "virtuoso" ma troppo liberale Luigi XVI e per l'eversione della monarchia francese, mentre erano state espiate dalla nazione nel corso della rivoluzione, erano ricadute anche singolarmente sugli individui che se ne erano resi più direttamente responsabili. Il fatto che la Convenzione regicida fosse un'assemblea induceva il C. a concludere con una requisitoria contro i regimi rappresentativi, esaltando il legislatore unico e quel governo che ha per costume il "moralizer" ed il "christianizer", nel quale solo si realizzano "tranquillité, harmonie et bonheur". La memoria veniva utilizzata da Carlo Alberto che nella compilazione delle sue Refléxions historiques... (Torino 1838) ne assumeva testualmente i giudizi su d'Alembert, Bayle, Helvétius. Altro documento redatto nello stesso 1837 dagli addetti dell'ambasciata piemontese di Parigi, tra i quali presumibilmente lo stesso C.: Ilnuovo governo francese e la religione, era inteso non solo a valutare la forza del clero cattolico, e la possibilità di servirsene, ma anche in supporto del provvidenzialismo cattolico del sovrano piemontese, secondo cui moti e torbidi in Europa erano conseguenza necessaria dell'abbandono dei principi cattolici da parte dei governanti.
Impratichitosi rapidamente della condotta degli affari sardi a Parigi e guadagnata la completa fiducia del Brignole Sale malaticcio e spesso assente, ne era incaricato del disbrigo degli affari ordinari e di buona parte della corrispohdenza ufficiale.
Al centro dell'attenzione piemontese rimaneva fino al 1839 la vicenda della successione spagnola, in cui Torino dava pieno appoggio anche materiale alla causa carlista, identificando in essa le ragioni della religione e del principio monarchico e ponendosi in ciò ostinatamente in contrasto con la politica franco-inglese a costo della rovina del commercio sardo con la Spagna. Chiusasi con la catastrofe la candidatura spagnola di don Carlos nel settembre dei '39, si apriva nel '40 una nuova fase della questione d'Oriente a seguito della pretesa di Mobammed Ali, appoggiata dalla Francia ed avversata dall'Inghilterra, al possesso ereditario di Siria ed Egitto nei confronti della Sublime Porta. L'esclusione della Francia dalle intese allora intercorse tra le Potenze e la Turchia provocarono il risentimento di Thiers che nell'agosto sembrava determinato ad invadere attraverso il Piemonte i possedimenti austriaci in Italia per staccare l'Austria dall'alleanza, ed intendeva coinvolgere il Piemonte in violazione all'impegno di neutralità, offrendogli di "mangiare un'altra foglia di carciofo" in Lombardia. Ministro ad interim, il C. rappresentò con fermezza la determinazione di Solaro a tener fede agli impegni con l'Austria, rafforzando la frontiera con la Francia. All'inizio di ottobre la crisi interna francese e le contrarie disposizioni di Luigi Filippo stornavano la crisi.
Alla fine dell'anno il C., che il 26 luglio 1838 aveva sposato Pauline, figlia del conte di Mercy d'Argenteau, principe di Monglion, era destinato in Belgio. Il 28 luglio 1838 Carlo Alberto gli aveva conferito motu proprio il titolo di conte, trasmissibile ai discendenti maschi.
Incaricato d'affari a Bruxelles dall'aprile 1841, egli sperimentò in Belgio un regime costituzionale in cui l'attività dei partiti era intensa.
Il C. cercò di appoggiare il partito cattolico anticostituzionale e si pose in cordiali rapporti con mons. R. Fornari, rappresentante della S. Sede, che lo delegò a reggere la nunziatura durante una sua vacanza. Qui, come in Francia, la sua corrispondenza col ministero registra costante attenzione all'attività dei fuoriusciti piemontesi e degli altri Stati italiani, del Gioberti in specie: comunica confidenzialmente al Solaro che quello starebbe rientrando "dans la voie du vrai" professandosi antirepubblicano, spregiatore dei governi rappresentativi ed ammiratore di due soli re assoluti, Carlo Alberto e il duca di Modena. È merito del C. l'aver contribuito a facilitare un primo riavvicinamento di Gioberti a Carlo Alberto. In seguito il C., parteggiando per i gesuiti, si mostrerà a lui poco favorevole.La missione in Belgio terminò nel novembre 1842. Nominato grand'ufficiale dell'Ordine di S. Leopoldo (19 nov. 1842), fu destinato a Pietroburgo, sede disagevole e finanziariamente rovinosa; ma ottenne poi fu trasferimento in Svizzera, ove nel novembre successe a De Blonay come inviato straordinario e ministro plenipotenziario presso la Confederazione.
Egli giunse in un momento di crisi dell'assetto confederativo (guerra del Sonderbund): la monarchia sabauda tentava di inserirsi sostenendo la causa dei cattolici con ambizioni territoriali sul Vallese. Il C. nulla tralasciò per rendere possibile tale acquisto, qualora se ne fosse presentata occasione propizia, ma il progetto sabaudo dovette essere abbandonato.
Nel marzo 1848 la promulgazione dello statuto albertino cadeva nell'imminenza di un suo trasferimento a Madrid: ritenendo un governo rappresentativo inconciliabile con i suoi principi, il C. si dimise dalla carriera. Acquistò dal cognato conte d'Entrèves una tenuta sul promontorio di Beauregard presso Aosta, stabilendovisi nel 1850: vi esplicherà notevoli opere caritative e s'impegnerà nella locale amministrazione rendendosi portavoce di un ambiente fortemente tradizionalista e clericale.
In Aosta fondò una Societé de bon sécours per abolire la mendicità ed il vagabondaggio: annessa alla collegiata della città, l'opera cadrà in seguito alla soppressione di quella per le leggi ecclesiastiche piemontesi del 1854. Nominato direttore dell'Ospizio di carità, vi fondò un'Oeuvre des petits crétins (Piccolo ospizio Vittorio Emanuele) per ospitare dodici fanciulli affetti da cretinismo nel presupposto che un adeguato sistema di rieducazione potesse renderli alla normalità, e ne ottenne il patrocinio di Vittorio Emanuele che nel 1857 lo insignì di medaglia d'oro ("Al conte Edoardo Crotti di Costigliole, saggio e zelante amministratore d'Istituti di beneficenza"); fallito l'intento, ottenne che la dotazione fosse devoluta all'Ospedale mauriziano d'Aosta per curarvi dodici fanciulli malati. Affiancava il vescovo A. Jourdain nell'istituzione dell'asilo Principe Amedeo. Pubblicò Insigne Collègiale d'Aoste (Chambéry 1856).
Nel territorio della Savoia, dov'erano situati il castello di La Bauche e le proprietà di famiglia, il C. procedette a bonifiche e dissodamenti di territori paludosi, promosse la costruzione della strada grande nella vallata tra Les Echelles, Novalaise e Yenne; con grande impegno anche economico avviò lo sfruttamento industriale di una eccellente sorgente di acqua minerale ferruginosa. Nel 1869 promosse la ricostruzione dalle fondamenta della chiesa parrocchiale di La Bauche.
Membro a più riprese del Consiglio comunale e principale d'Aosta, e divisionale d'Ivrea, si prodigò negli ultimi giorni del dicembre 1853 perfrenare l'insurrezione delle popolazioni valdostane contro nuove imposte in periodo di estrema scarsità di raccolti, fornendo la sua mediazione per impedire lo scontro armato alle porte di Aosta su cui gl'insorti convergevano da ogni parte della vallata; quindi, perorando presso il governo il rispetto delle condizioni che avevano permesso il disarmo degli insorti; infine, ottenendo la mitigazione delle pene contro i responsabili ed il completo proscioglimento degli elementi del clero accusati di aver fomentato la rivolta.
In una Notice historique sur les causes du mouvement insurrectionel de la vallée d'Aoste dans les journées de 26, 27et 28décembre 1853 ... (Aoste 1854) il C. denunciò che gl'impegni assunti dall'intendente per ottenere il disarmo degli insorti erano stati disattesi con la loro incarcerazione; attribuì a strumentalizzazione politica del partito anticlericale la pretesa responsabilità e guida della rivolta da parte di quattro parroci del locale clero; segnalò infine al governo le difficili condizioni di sopravvivenza di quelle popolazioni. Nella prima metà del 1855 si recò a Torino per assistere gli ecclesiastici durante il processo, e dopo il loro proscioglimento pubblicò una raccolta di atti ufficiali, L'insurrection de la vallée d'Aoste ... jugée par la Cour d'Appel de Turin dam les mois de janvier, févrièr et mars 1855; et le clergé en présence de ses détracteurs justifié par le débat. Souvenir des actes les plus rdmarquables de ce procés célebre et des plaidoyers favorables à la cause du clergé (Torino 1855), per dimostrare che le risulta e processuali, smentendo la pretesa cospirazione clericale contro il governo, mostravano invece esservi stata una cospirazione contro il clero.
Eletto nel 1857 deputato di Quart (Aosta) al Parlamento subalpino, si collocò all'opposizione del governo cavouriano tra i conservatori. In un articolo Sur la libre manifestation des opinions, pubblicato all'inizio di quell'anno sul clericale L'Indèpendant di Aosta, aveva manifestato il suo atteggiamento nei confronti del regime costituzionale.
Pur contestando la reale rappresentatività dei "partiti della rivoluzione" e rivendicando contro di essi le ragioni della "vera opinione pubblica", egli si dichiara contrario alle correnti astensioniste che cominciavano allora a svilupparsi tra i cattolici piemontesi, sostenendo che questi debbano far sentire tutto il loro peso nelle elezioni politiche ed amministrative.
Partendo da una concezione dello Stato fissa sui tradizionali cardini dell'ordine sociale, in cui gl'interessi popolari vengono identificati con la tradizione e l'autorità cattolica, ma servendosi con padronanza del meccanismo parlamentare, il C. rivendica contro il governo liberale il rispetto dei limiti di una costituzione octroyée. Il primo articolo dello statuto, proclamante il cattolicesimo come religione dello Stato, fornisce lo strumento per difendere le libertà della Chiesa e della S. Sede, ma deve anche fornire la remora contro ogni immoralità o arbitrio politico.
Nella seduta del 25 dic. 1857 intervenne a sostenere la regolarità dell'elezione del marchese Carrega e di altri deputati clericali contro il tentativo d'invalidazione attuato dalla maggioranza liberale; nella seduta dell'8 genn. 1858 difese l'eleggibilità dei canonici, sul fondamento del disposto statutario che voleva rappresentate tutte le classi di cittadini; il 17 febbraio denunciò interferenze e pressioni governative sulle autorità periferiche in occasione delle elezioni; nelle sedute del marzoaprile 1858 intervenne in materia di pubblica istruzione per garantire alla Valle d'Aosta la formazione di maestri in lingua francese ed opponendosi all'abolizione del certificato di buon costume per ammettere gli allievi alle scuole normali. Il 5 maggio sostenne una petizione, intesa ad abbassare il censo elettorale in Val d'Aosta equiparandolo a quello delle altre circoscrizioni piemontesi; nelle sedute del 4 e 5 giugno si batté per impedire l'annullamento dell'elezione del marchese Birago di Vische, direttore dell'Armonia, e rivendicò la legittimità dell'intervento ecclesiastico.
Oppositore della diplomazia cavouriana, già nel 1855 aveva osteggiato la partecipazione piemontese alla spedizione in Crimea. Nella seduta del 9 febbr. 1859 si oppose al prestito di So milioni chiesto da Cavour per spese militari, in segreta preparazione della guerra franco-piemontese in Lombardia: contrario ad una soluzione di forza della "questione italiana", il C. si preoccupava di sottrarne lo strumento alla politica cavouriana e ipotizzava una soluzione per via di negoziati diplomatici. Ma di fronte agli avvenimenti dei mesi successivi ed ai tentativi laici di aizzare diffidenze nei confronti del lealismo delle autorità religiose e dei cattolici. il 18 marzo 1859 il C. manifestò l'atteggiamento dei conservatori in una lettera aperta all'Indépendant, assicurandoche il clero valdostano avrebbe continuato ad ispirare al popolo "les sentiments d'une religeuse résignation dans les épreuves, du respect le plus profond aux principes catholiques, de la fidelité au roi et d'un dévuement sans borne pour la patrie". Nel gennaio 1860, con il conte V. E. di Camburzano deputato valdostano e suo cognato, promosse sull'Indépendant la sottoscrizione d'un indirizzo a Pio IX da parte del clero e del laicato locale, ad esprimere dolore e sdegno per l'invasione delle Romagne pontificie.
Eletto a sua insaputa deputato del collegio di Verrès (Aosta) al Parlamento di Firenze, il 9 marzo 1867 prestava giuramento con riserva "salvis iuribus divinis et ecclesiasticis" secondo la formula prescritta dalla Sacra Penitenzieria in rifiuto delle spoliazioni territoriali alla S. Sede provocando una violenta polemica e la sua espulsione: il collegio lo rieleggeva alla quasi unanimità. In una situazione di sbandamento dei cattolici anche per il prevalere tra questi della linea astensionista, assunse con V. d'Ondes Reggio l'onere di difendere in Parlamento le ragioni del potere temporale da posizioni di isolamento, destando scalpore in tutto il mondo cattolico che lo paragonava all'irlandese O'Connell.
Il 24 nov. 1867 si oppose alla proposta che lo Stato italiano assumesse l'assistenza delle famiglie i G. Monti e G. Tognetti, giustiziati da governo pontificio, ritenendo ciò interferenza nella giustizia criminale di altro Stato. Il 21 dic. 1867 propose che la Camera assumesse un o.d.g. a tenore del quale si rinunciava a Roma capitale e si riconosceva il potere temporale, necessario al governo della Chiesa universale. Nella seduta del 26 apr. 1869 si oppose alla abrogazione della dispensa dal servizio militare per i chierici. S'impegnò a fondo per rappresentare alla Camera la situazione valdostana perorando la costruzione della ferrovia Ivrea-Aosta o, in alternativa, il miglioramento della strada nazionale attraverso la vallata: ne faceva dipendere la rivitalizzazione di quella economia, in specie dell'industria mineraria e dei traffici con Francia e Svizzera: ottenne il voto favorevole della Camera il 30 luglio 1870, al termine di un lungo dibattito e malgrado l'opposizione dei ministri dei Lavori pubblici e delle Finanze.
Tra i primi attivisti dell'associazionismo cattolico, fondata a Bologna nel 1867 la Società della Gioventù cattolica italiana, ne fu nominato presidente; si fece promotore a Firenze della Società cattolica promotrice delle opere buone in Italia (1869), di cui fu eletto presidente. Con C. Cantù fece parte della delegazione italiana per il 50° anniversario sacerdotale di Pio IX (1869).
Nelle prospettiva di una spedizione su Roma, il 21 ag. 1870 egli si oppose in Parlamento allo stanziamento di 40 milioni, che era stato chiesto dal governo per avere un corpo di truppe "pronto ad ogni evenienza".
Di fronte alla crescente agitazione per Roma promossa dal partito repubblicano, il C. riteneva che solo un atteggiamento assai fermo del governo potesse scongiurare al tempo stesso la caduta della monarchia e la disintegrazione dell'unità italiana: "... Per essersi allontanata da Dio e dalla morale" - scriveva a d'Ondes il 6 agosto - l'Italia avrebbe diviso "la sorte degli Stati dell'America del sud", frammentandosi in repubblichette dispotiche e turbolente. In una lettera al presidente Lanza del 4 sett. 1870 minacciava, qualora il ministero avesse consentito al "piccolo ma prepotente partito anticattolico di agitare il popolo per spodestare il S. Pontefice", di mettersi a sua volta alla testa di un movimento di protesta della nazione cattolica, anche per farne conoscere all'Europa l'indignazio.ne. La notizia dell'invasione dei territori romani lo raggiunse in Savoia il iS settembre; da Torino pubblicò il giorno dopo una violenta protesta ed invitò "tutti i cittadini che avessero un cuore cattolico a fare lo stesso e meglio", in un chiaro tentativo di mobilitare la grande opinione. La morte gl'impedì di manifestare la sua protesta alla Camera.
Morì ad Aosta il 25 sett. 1870.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Lettere Ministri Francia, 1836-41; Lettere Ministri Belgio, 1841-42; Lettere Ministri Svizzera, 1842-48 e relativi copialettere del Ministero Aff. Esteri; M. le Comte Edouard Crotti de Costigliole, ancien Ambassadeur de S. M. le Roi de Sardaigne, député au Parlement national Italien. Souvenirs recueillis par Edouard Bérard, chanoine Théologal de la Cathédrale d'Aoste, Aosta 1870 (raccoglie necrol. e biografie dei C., lettere e documenti, la prima ediz. a stampa della memoria Les régicides de 1793. Mémoire adressée a S. M. le Roi Charles Albert, suoi interventi alla Camera ed articoli di giornale, la polemica col Crétineau Joly, uno stato di servizio militare, ed altro); C. Solaro della Margarita, Memorandum storico politico ..., Torino 1852, passim; P. di Campello, Ricordi di 50 anni dal 1840 al 1890, Spoleto 1910, p. 94; V. Gioberti, Epistolario (ed. naz.), Firenze 1927-1937, II, IV. ad Indics; L. Bufferetti, Lettere di G. B. Passerini a V. Gioberti, in Atti della R. Accad. delle scienze di Torino, LXX (1934-35). pp. 10, 11, 32, 33 dell'estratto; C. De Vecchi di Val Cismon, Le carte di G. Lanza, IV, Torino 1938, pp. 55 s.; N. Bianchi, Storia documentata della diplom. europea in Italia dall'anno 1814all'anno 1861, IV, Torino 1872, p. 151 ss.; A. Henry, Histoire de la Vallée d'Aoste, Aosta 1929, pp. 331 ss.; A. Colombo, Leopoldo I dei Belgio attraverso alcuni confidenziali colloqui con diplomatici piemontesi, in Belgio e Piemonte nel Risorgimento ital., Torino 1930, pp. 47-58, 117-120; V. Cian, V. Gioberti e il Belgio (1834-1845), ibid., pp. 183 ss.; C. Lovera di Castiglione-I. Rinieri, C. Solaro della Margarita, Torino 1931, III, pp. 159, 404-408; L. Bulferetti, E. C. di C. diplomatico piemontese, in Atti della R. Accad. delle scienze di Torino, LXXII (1936-37), 2, pp. 427-60; S. Jacini, La crisi religiosa del Risorgimento. La politica eccles. ital. da Villafranca a Porta Pia, Bari 1938, ad Indicem; L. Bulferetti, Carlo Alberto e il Vallese (1831-1847), in Atti del XXIV Congr. di storia del Risorg. italiano, Roma 1941, pp. 147 ss., 162-167; G. Candeloro, Il movimento cattol. in Italia, Roma 1953, ad Indicem; G. Spadolini, L'opposiz. cattol. da Porta Pia al '98, Firenze 1954, pp. 65 s., 150; N. Rosselli, Italia e Regno di Sardegna dal 1815al 1847, Torino 1954, ad Indicem; G. De Rosa, Storia dei movim. cattol. in Italia, I, Bari 1966, ad Indicem.