cronografo
cronògrafo [Comp. di crono- e -grafo] [MTR] Strumento per registrare la durata di intervalli di tempo relativi a determinati fenomeni; il termine è usato correntemente, ma impropr., anche per indicare strumenti per misurare intervalli di tempo (propr. cronometri). Nel passato il c. tipico, spec. per gli usi dell'astrometria, era il c. elettromeccanico, costituito da un congegno (a orologeria o azionato da un motore elettrico) che fa scorrere a velocità costante sotto due (o più) pennine scriventi un nastro di carta; le pennine sono collegate ognuna a un'armatura di ferro dolce affacciata al nucleo di un piccolo elettromagnete, per modo che all'eccitazione di questo corrisponde uno scarto laterale della traccia della pennina sulla carta; a uno degli elettromagneti sono applicati impulsi elettrici periodici (per es., quelli ottenuti facendo chiudere un contatto elettrico dal pendolo di un orologio); l'altro elettromagnete viene eccitato mediante un contatto che si chiude, manualmente o automaticamente, all'inizio e alla fine di un dato fenomeno; dall'esame della registrazione fornita dallo strumento l'intervallo di tempo Δt intercorso tra detti istanti può essere valutato con un'accuratezza che, adottando velocità di scorrimento relativ. alte (qualche cm/s), può giungere sino al centesimo di secondo. C. del genere erano, e in qualche caso sono tuttora, usati, per es., negli Osservatori astronomici per registrare gli istanti del passaggio di astri al meridiano; sono presenti tuttora, ancora a titolo di esempio, nei registratori grafici di sismografi meccanici. Si ebbe un perfezionamento notevole con i c. elettromeccanici stampanti, costituiti da un congegno stampante, con cifre in rilievo su dischi mossi da un orologio di precisione, contro il quale un relè, eccitato negli istanti che interessano, preme un nastro dattilografico e un nastro di carta: su quest'ultimo appare allora l'indicazione diretta del-l'ora, dei minuti, dei secondi, decimi e centesimi di secondo. Precisioni più alte poterono essere raggiunte da c. fotografici; in alcuni tipi di questi c. due (o più) oscillatori elettromeccanici, uno dei quali eccitato da una corrente periodica di frequenza nota, inviano, secondo la tecnica della cinematografia sonora, un fascetto di luce su una pellicola scorrente con moto uniforme; in altri tipi viene fotografato, invece, lo schermo di un oscillografo a raggi catodici, al quale è applicato un segnale periodico di frequenza nota sovrapposto agli impulsi di inizio e di fine del fenomeno che interessa; in altri tipi, infine, viene fotografato l'indicatore di un cronometro elettronico (la precisione può arrivare in tal caso a qualche parte per milione). Precisioni di questo ordine di grandezza, e anche migliori, sono peraltro ottenibili attualmente, molto più facilmente, con c. elettronici, costituiti da un cronometro elettronico, provvisto di dispositivo per la registrazione del conteggio del tempo, il cui funzionamento è avviato e fermato da segnali elettrici forniti da appositi trasduttori e corrispondenti all'inizio e alla fine del fenomeno in esame.