CRONACA (dal gr. χρονικά [βιβλία] "annali" da χρόνος, "tempo")
È la forma tipica della storiografia medievale, il tipo più caratteristico di quelle che i metodologisti chiamano fonti narrative. Prima che l'Umanesimo ravvivasse il pensiero storico e la storia fosse concepita come interpretazione logica dei fatti, prevalse lo schema annalistico, che, se pur giunse a superare l'aridità degli annali, nel senso proprio della parola - di cui si hanno esempî ai primordî della storiografia romana e nella prima ripresa storiografica del Medioevo - tuttavia non riuscì mai a una distribuzione della materia che prescindesse dalla successione cronologica. Del resto, la tecnica della cronaca si sviluppa direttamente dagli annali e grande fortuna ebbero nel Medioevo quei compendî di storia dei papi e degl'imperatori - uno degli autori più noti è il monaco Martin Polono - che fornivano un testo schematico alle interpolazioni delle notizie municipali. Appunto con l'origine dei eomuni e col ravvivarsi delle tradizioni cittadine si solleva il tono della cronaca, alla quale per l'innanzi si erano applicati quasi esclusivamente gli ecclesiastici: i cenobî di Montecassino di Farfa, della Novalesa vantano tutta una fioritura di cronache, a cui si accompagnano il Liber pontificalis di varî autori con le vite dei papi e il Liber pontificalis di Agnello con i fasti della chiesa di Ravenna. Per questo la storiografia medievale si mantenne ligia al latino anche quando scesero nell'arringo gli autori laici a fermare le ricordanze delle prime lotte per l'autonomia cittadina. Sennonché un calore di vita si trasfonde nel rozzo dettato di quelle cronache quando toccano degli avvenimenti contemporanei. Perché la prima affermazione dei nuovi ceti è nell'Italia settentrionale qui s'incontrano i primi cronisti laici, mentre in tutto il resto d'Europa la storiografia è ancora nelle mani degli ecclesiastici: così i genovesi Caffaro e Oberto, i lodigiani Ottone e Acerbo Morena, il cronista milanese Paolo Boccardo. Costoro scrivono per la gloria della loro patria e per l'edificazione dei loro concittadini; ma ancora non compongono cronache universali e non seguono tendenze moralistiche; descrivono quello che han veduto o che han conosciuto per mezzo di testimoni oculari: in questa limitazione sta il loro valore, perché in codeste narrazioni, che ancora non possiamo riconoscere come storia, è tuttavia implicito il valore di testimonianza storica. Un nuovo elemento di freschezza penetra così nella storiografia dei comuni, con una valutazione dell'individuo ignota alla rigida tradizione letteraria del Medioevo. A questa tonalità delle prime cronache comunali corrisponde un soffio di vita nuova in quelle meridionali, del regno normanno-svevo (Malaterra, Falcando, Malaspina). Più tardi sorge la storiografia fiorentina, timidamente esordiente sugli schemi di Martin Polono, ma culminante in un monumento del volgare, che fissa il tipo della cronaca all'ultima fase del suo sviluppo: la Cronica di G. Villani.
È la cronaca del comune maturo, con una tecnica più complicata, in quanto, cresciute le ambizioni municipali, la storia locale si fonde con quella universale e la prima, a sua volta, si distingue in due nuclei, di diverso valore storiografico, rispetto ai tempi contemporanei o remoti per l'autore. Soltanto alla narrazione contemporanea rimane il pregio riscontrato nell'incipiente produzione cronistica dell'età comunale; al contrario, per l'età anteriore l'autore accetta le tradizioni leggendarie e accoglie senza discernimento critico le fonti preesistenti. Se tutto ciò separa ancora la cronaca dalla storia e se, a confermare il tipo cronistico, si aggiunge il criterio cronologico in difetto di un collegamento più organico della materia, questa è tale e tanta da collocare il Villani al primo posto fra i cronisti italiani. La sua cronica, in quanto abbraccia gli avvenimenti di tutti i paesi che ebbero rapporti con Firenze, riuscendo a un ampio disegno dell'espansione fiorentina nel mondo, segna le estreme possibilità di quel tipo storiografico che prese forma compiuta come storia municipale.
Bibl.: U. Balzani, Le cronache italiane del Medioevo, Milano 1884; G. Lisio, La storiografia, Milano 1905; B. Croce, Teoria e storia della storiografia, Bari 1917.