CROMWELL, Thomas, conte di Essex
Statista inglese, ministro di Enrico VIII, nacque circa il 1489 a Putney presso Londra. Fuggito dalla casa di suo padre, che era fabbro e birraio e conduceva mala vita, venne in Italia, dove si arruolò mercenario e partecipò forse con le truppe francesi alla battaglia del Garigliano (1503). Passò quindi a Firenze e qui, girovago pezzente, venne notato dal banchiere Frescobaldi, che gli divenne protettore e amico. Queste notizie della vita giovanile del C. sono tuttavia assai incerte, fra storia e romanzo: e noi le ricaviamo in gran parte da una novella di Matteo Bandello (II, 34) nella quale appunto si narra che: "Francesco Frescobaldi fa cortesia a uno straniero e vi è ben rimeritato, essendo colui divenuto contestabile d'Inghilterra". Certo è che C. visse e viaggiò a lungo in Italia, imparandone bene la lingua. Nel 1512 prese moglie, nel 1523 entrò nel parlamento e iniziò la sua vita politica. Si mise poi al servizio del cardinale Wolsey, ministro del re, distinguendosi specialmente per la sua abilità in cose di finanza e quale esattore di tasse, e mettendosi anzi egli stesso a far il banchiere. Nel 1524 entrò nella facoltà legale di Gray's Inn e divenne un personaggio sempre più autorevole nel circolo di corte. Morto Wolsey, divenne il consigliere più influente del re, salendo a consigliere privato nel 1531, a cancelliere dello scacchiere nel 1533, a vicario generale nel 1534, a gran ciambellano nel 1539. Finalmente, nel 1540, fu creato conte di Essex. Fra il 1535 e il 1540, il predominio del C. negli affari di stato è assoluto. L'opera di soppressione e confisca dei monasteri è da lui condotta con spietata energia, rimasta famosa: donde il soprannome di malleus monachorum. Ma l'influenza esercitata da lui su Enrico VIII, per spingerlo a proclamare la supremazia regia e l'indipendenza della chiesa anglicana, è stata probabilmente esagerata. Il C. fu soprattutto un campione della politica assolutistica e realistica. Teso nello sforzo di aumentare la potenza del suo re e dello stato, il C. trascurò ogni interesse che non fosse strettamente politico; cosicché la sua azione per la riforma anglicana fu contraddistinta da forte volontà di dominio politico e fiscale, ma insieme da completa indifferenza religiosa.
Si ritiene generalmente, riportando l'opinione del cardinale Pole per il quale íl C. era un "emissario di Satana", che con lui entrassero in Inghilterra i principî del machiavellismo, coi quali l'Italia avrebbe corrotto l'onesta Europa. Sta di fatto che il C., conversando col Pole, nel 1528, di un libro italiano intorno al governo, pare alludesse al Cortegiano, pubblicato proprio in quei giorni, piuttosto che al Principe, che, prima del 1531, circolò solo manoscritto. Basti osservare che il C. fu machiavellico, come lo furono tanti altri uomini di stato di tutti i paesi, anteriori, contemporanei e posteriori al Principe.
Il C. seguì il tragico destino di tutti coloro che servirono Enrico VIII. Nel 1540 persuase il re a sposare, per ragioni di opportunità politica, una rozza e brutta principessa tedesca, Anna di Cleves, che poi subito il re ripudiò. Questo imperdonabile errore psicologico costò probabilmente la testa al disgraziato ministro. Il C. venne imprigionato sotto pretesto di tradimento, di cui lo accusava il suo nemico mortale, il duca di Norfolk. Senza neppure concedergli di difendersi, senza ascoltare la sua invocazione di grazia, il C. fu decapitato il 28 luglio 1540. Morì dichiarando la sua fedeltà alla religione cattolica. Attraverso un suo genero, che assunse il suo nome, Thomas C. è antenato di Oliviero C.
Bibl.: Dictionary of National Biography, V, s. v.; R. B. Merriman, The life and letters of T. C., voll. 2, Oxford 1902.