crollare
Il verbo è sentito da D. come termine prettamente poetico; manca del tutto in prosa.
Transitivo, in senso proprio, vale " scrollare ", " scuotere ", " muovere ", " agitare ", " vibrare ", come quando Cagnazzo, all'ipocrita proposta di Ciampolo, levò 'l muso, / crollando 'l capo (If XXII 107), con atto misto di fiuto istintivo e di melensa furberia, tra l'animalesco e l'umano; vi si rileva peraltro un valore più particolare (di locuzione che diverrà fissa), cioè " scuotere leggermente la testa in segno di sospetto o di disapprovazione ". Il Serravalle, laconicamente: " Crullando faciem, idest movendo "; meglio il Landino: " è atto di chi si accorge della malizia d'altri, e vuol dimostrare che non rimane ingannato... È proprio del cane abbaiando scoprire chi si nasconde ".
Riferito invece a un atteggiamento teneramente umano in Virgilio, prima turbato per la resistenza di D. di fronte al muro di fiamma e poi commosso per quel suo cedere impetuoso al solo nome di Beatrice: Ond'ei crollò la fronte e disse: " Come! / volenci star di qua ? "; indi sorrise / come al fanciul si fa ch'è vinto al pome (Pg XXVII 43). Centratissima la chiosa del Landino: " Modestamente ride il savio quando vede avere commosso l'uomo non prudente "; del tutto fuori strada il Lombardi: " crollò la fronte, in atto, io intendo, di beffare, e quasi dicesse: ‛ ah, ah, ho pur trovata l'esca per tirarti... ! ' ".
In connessione con cosa inanimata, ma resa viva dal paragone con l'animo dell'uomo superiore, capace di restare assorto alla sua meta, nel solenne ammonimento di Virgilio, in parte topico e forse sproporzionato alla situazione che lo determina: sta come torre ferma, che non crolla / già mai la cima per soffiar di venti (Pg V 14).
Come intransitivo senza particella pronominale, ma esente da ‛ variatio ' semantica: Pg XXXII 27 'l grifon mosse il benedetto carco / sì, che però nulla penna crollonne, cioè " in modo che non per ciò alcuna sua penna si mosse " (Porena) o " senza che perciò si scuotesse, si agitasse, alcuna delle sue penne; senza muovere le ali " (Sapegno); non pare accettabile la possibilità d'intendere crollonne transitivo con soggetto grifon e oggetto nulla penna (e, magari, ‛ ne ' pleonastico), quantunque l'esegesi antica mostri di propendere per una soluzione del genere. D'altra parte, se letteralmente si vuole alludere al fatto che le ali del grifone restano in questo suo spostamento immobili, è altrettanto indubbio che il passo richiama il parallelo XXIX 109-111, con ogni possibile implicazione allegorica. Si ricordino almeno l'Ottimo: " voltò il carro sì soavemente, che in sé o nel carro non parve fare alcuno movimento: quasi dica che il moto della umana generazione dallo stato della legge allo stato della grazia fu sì soave, che considerato il Vecchio Testamento figurativo del Nuovo... nulla mutazione quasi sentì "; Benvenuto: " nulla penna, alarum suarum; quia nichil de divinitate mutatum est, quamvis mutaretur forma Ecclesiae "; il Buti: " nulla penna crollonne, cioè niuna penna de le sue ale, che significano la iustizia e misericordia di Dio, le quali sono invariabili e immutabili ".
Intransitivo pronominale, in senso proprio, all'esordio dell'episodio di Ulisse, col valore consueto di " scuotersi ", " muoversi ", " agitarsi ", " dimenarsi ": Lo maggior corno de la fiamma antica / cominciò a crollarsi mormorando, / pur come quella cui vento affatica (If XXVI 86).