croce
Vale propriamente la c. sulla quale morì Cristo, in Pg XXXIII 6, Pd VII 40, XI 72, XXV 114; anche Caifas (If XXIII 125) è disteso in croce; ma egli propriamente giace per terra, senza legno, confitto con tre pali. In Pg II 49 il segno... di santa croce, indica il comune segno rituale. Nel paesaggio del Paradiso grande risalto ha la c. luminosa del cielo di Marte: Pd XIV 104 e 122, XV 20, XVIII 34, 37 e 48.
Complessa la spiegazione del riferimento astronomico alle tre croci di Pd I 39, che sono il risultato dell'incontro tra quattro cerchi in un punto: se nei quattro cerchi, secondo l'interpretazione corrente, sono stati riconosciuti l'equatore, l'eclittica, il coluro equinoziale e l'orizzonte, non altrettanto facile è identificare le tre croci, formate dai primi tre cerchi che intersecano il quarto. La difficoltà di distinguere le tre c. nell'intersecazione di quattro circoli in uno stesso punto diede luogo ad alcune interpretazioni che tendevano a considerare le c. come generate in tre distinti punti d'intersezione ad angolo retto. Tra queste ricorderemo quella del Rizzacasa, che proponeva il tropico del Cancro, l'orizzonte e il tropico del Capricorno intersecati dal coluro equinoziale; del Lo Casto che proponeva i due cerchi limitanti lo zodiaco e il circolo immaginario che li traversa, intersecati dall'equatore (per tali interpretazioni sono da vedere le considerazioni dell'Angelitti nel " Bullettino ") e, ultimamente, del Pézard, che considera l'orizzonte di levante, il coluro e il meridiano del luogo d'osservazione, intersecati dall'equatore, di contro al Cuscani Politi che, riprendendo la più comune interpretazione, specificava: " la prima croce è formata dall'orizzonte con l'equatore, la seconda dall'orizzonte stesso con l'eclittica e la terza dall'orizzonte ancora con il coluro. Si tratta quindi di tre croci immaginarie aventi la linea-orizzonte in comune ".
Secondo gli antichi commentatori i quattro cerchi e le tre croci sono simboli delle virtù cardinali e teologali, tra loro strettamente congiunte.
Per tutta la questione, cfr. G. Della Valle, Il senso geografico-astronomico dei luoghi della D.C., Faenza 1869, 101-108; ID., Supplemento a Il senso geografico..., ibid. 1870; G. Antonelli, Di alcuni studi speciali risguardanti... la D.C., Firenze 1871; G. Della Valle, Nuove illustrazioni sulla D.C., Faenza 1877, 93-97; G.G. Vaccheri-C. Bertacchi, Cosmografia della D.C., Torino 1881, 203 ss.; id.-id., D. geometra, ibid. 1887; F. Angelitti, Sulla data del viaggio dantesco..., Napoli 1897, 39-40 (" Atti della Accademia pontaniana " XXVII [1897]: cfr. " Bull. " V [1897-1898] 81-96 e VII [1899-1900] 133-134); E. Moore, Gli accenni al tempo nella D.C., trad. ital., Firenze 1900 (cfr. " Bull. " VIII [1900-1901] 209-225); G. Rizzacasa d'Orsogna, " La foce che quattro cerchi giugne con tre croci " nel I del Paradiso, Sciacca 1901; cfr. F. Angelitti, in " Bull. " IX (1901-1902) 126-128; id., Polemiche dantesche, ibid. 1902 (cfr. F. Angelitti, in " Bull. " X [1902-1903] 231-236 e 424-425; M. Porena, Commento grafico alla D.C., Palermo 1902; G. Boffito, D. e Bartolomeo da Parma, in " Rendic. R. Istituto Lombardo di scienze e lett. ", s. 2, XXXV (1902) 733-742 (cfr. F. Angelitti, in " Bull. " X [1902-1903] 338-340); id., Il punto e il cerchio secondo gli antichi e secondo D., ibid. XXXVI (1903); E. Moore, Studies in D. - Third Series, Oxford 1903; G. Rizzacasa d'Orsogna, Quattro cerchi con tre croci. Nuova soluzione, Cefalù 1904; G.B. Lo Casto, La foce ‛ che quattro cerchi giugne con tre croci ', Catania 1906; G. Rizzacasa d'Orsogna, Quattro nuovi studi d'astronomia dantesca, Palermo 1907 (cfr. F. Angelitti, in " Bull. " XXI [1914] 236-241); P. Cuscani Politi, I quattro cerchi che formano le tre croci, in " Studi d. " XXXII, 1 (1954) 65-70; G. Mazzoni, Il canto 1 del Paradiso, in Lett. dant. 1351-1364; A. Pézard, Appendices, in D.A., Oeuvres complètes, Tours 1965, 1699-1701.
Più chiaro, invece, il riferimento astronomico a una cometa che in figura d'una croce apparve sopra Firenze nel principio de la sua destruzione (Cv II XIII 22), all'epoca, cioè, della discesa di Carlo di Valois, nel 1301.
Il termine ha assunto sin dalle origini del cristianesimo il valore figurato e traslato di " sofferenza ", " pena ", " tormento ", formando alcune locuzioni entrate nell'uso comune: ‛ porre in c. ', nel senso di " mandare al tormento ", " far soffrire ", è in If XXXIII 87 non dovei tu i figliuoi [di Ugolino] porre a tal croce, e XVI 43 io [Iacopo Rusticucci], che posto son con loro in croce; la stessa locuzione, riferita alla Fortuna, vale " bestemmiare ", " insultare ", " maledire ": lf VII 91 Quest'è colei ch'è tanto posta in croce " dalle bestemmie e da' ramarichii " (Boccaccio).
Altra locuzione, molto comune, è ‛ far c. ' con le braccia, che vale " incrociare le braccia ", in Fiore XX 12; ma ha un forte rilievo di gesto di contrizione la c. delle braccia di Bonconte da Montefeltro, in Pg V 126 l'Archian rubesto... / sciolse al mio petto la croce / ch'i' fe' di me quando 'I dolor mi vinse.
La locuzione ‛ prendere la c. ' di Pd XIV 106 ma chi prende sua croce e segue Cristo, che traduce il precetto evangelico (" Si quis vult post me venire, abneget semetipsum, et tollat crucem suam et sequatur me ", Matt. 16, 24), può essere intesa sia nel senso generico, riferibile a tutti i fedeli, di " accettare le sofferenze e i dolori della vita con rassegnazione ", sia anche in riferimento più diretto e concreto ai crociati, ai combattenti della fede (cfr. Casini-Barbi): quest'ultima interpretazione appare più coerentemente legata al contesto in cui la locuzione appare, cioè la descrizione della c. del cielo di Marte.