critica
Il termine critica, corrente in epoca illuministica, impiegato da Kant nella Critica della ragion pura (1781) per indicare l’esame nel corso del quale distinguere tra pretese legittime e illegittime della ragione, relativamente ai suoi possibili usi in ambito sia teoretico sia pratico. L’esame viene condotto a priori dalla ragione stessa, e ha perciò il carattere di un esercizio di riflessione della ragione sopra le fonti, la struttura, l’estensione, i limiti e la validità del suo stesso uso. In sede teoretica, la c. si rende necessaria allo scopo di fondare la metafisica, che a differenza della matematica e della fisica non può poggiare su un’intuizione, e deve quindi giustificare altrimenti la sua pretesa di validità. Mancando la metafisica di tale giustificazione, la c. ha un senso prevalentemente negativo, volto cioè più a prevenire un indebito uso speculativo della ragione, al di là dell’esperienza, che a stabilire la verità. Kant distingue poi la c. trascendentale della ragione dalla semplice censura scettica di Hume, perché essa non si limita a tracciare in via di fatto i confini della conoscenza, ma si estende a delimitare le sue possibilità di principio, che pretende di accertare a priori. In sede pratica, il compito critico consiste nel provare che è possibile un uso puro della ragione, e che quindi la volontà può essere determinata dalla ragione indipendentemente da ogni condizionamento empirico. Kant ha poi esteso i compiti della c. filosofica anche ad altri domini, riconoscendo nella c., cioè nell’esame libero e pubblico della ragione, il tratto decisivo del suo tempo: «La nostra epoca è la vera e propria epoca della c., cui tutto deve sottomettersi. La religione mediante la sua santità, e la legislazione mediante la sua maestà vogliono di solito sottrarsi alla critica. Ma in tal caso esse suscitano contro di sé un giusto sospetto». Dopo Kant, il termine è stato utilizzato per intendere in generale ogni sorta di esercizio preliminare della ragione. L’esempio più significativo, nel corso del Novecento, è forse la Critica della ragione dialettica di Sartre.